II

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Finalmente le lezioni erano finite per il primo giorno. Salutasti i tuoi compagni del corso di letteratura americana e guardasti l'ora nell'alto quadrante in vetro e legno che era appeso al centro del lungo corridoio pieno di colonne e navate. Stare in quella scuola ricordava tanto essere in un'altra epoca passata, non ti saresti stupita se avessi visto nei giardini interni delle carrozze e dei cavalli. 

Erano ormai le 3 del pomeriggio, ti ricordasti di dover andare nell'ufficio del professor Hiddleston, il numero era il 325.

Salisti fino al terzo piano e lungo il corridoio trovasti scritte le cifre che cercavi. Sul vetro della porta c'era ancora la scritta del professor Winter, l'avrebbero cambiata nei giorni successivi. Bussasti e una voce familiare ti invitò ad entrare.

Apristi la porta e l'ufficio era come te lo ricordavi, fatta eccezione per l'uomo che sedeva dietro la scrivania. Non appena entrasti, il professor Hiddleston posò la penna stilografica sul bancone in legno e ti guardò abbozzando un sorriso gentile. 

<<Temevo non saresti venuta, t/n.>> disse invitandoti a sedere su una delle due piccole poltrone dall'altra parte della scrivania. <<Mantengo sempre le promesse, professor Hiddleston.>> rispondesti sedendoti velocemente per poi appoggiare la borsa accanto a te.

<<Tom.>> ci tenne a precisare l'insegnate continuando a guardarti con quei due zaffiri preziosi. Annuisti abbassando lo sguardo, non eri abituata a chiamare i tuoi professori per nome, nemmeno il professor Winter ti concesse di chiamarlo John durante quegli anni passati insieme.

<<Ho notato che c'è molto lavoro arretrato, probabilmente ci vorrà un po' di tempo per finire questo ritardo, spero che la cosa non ti occupi troppo tempo personale.>> commentò Tom passandoti dei fascicoli con all'interno dei compiti degli studenti del secondo anno. <<Non ti preoccupare, non ho alcun impegno a casa che mi aspetta.>> rispondesti scrollando le spalle. Tom annuì lentamente, ma non disse nulla e gliene eri grata.

<<Mi sono trasferito qui da Londra, Westminster, ad essere preciso.>> commentò senza staccare gli occhi dai documenti che teneva tra le mani. Cercasti di ascoltare le sue parole rimanendo comunque concentrata sul tuo lavoro, l'ultima cosa che volevi fare era essere congedata.

<<Cambridge è molto più umida di quello che mi aspettassi.>> aggiunse allentando il nodo alla cravatta. <<Anche io ho notato questo aspetto quando mi sono trasferita qua.>> rispondesti sistemando alcuni fogli per impilarli in ordine alfabetico.

Tom si staccò dai documenti per poi arretrare e appoggiare il suo corpo contro lo schienale della sedia in pelle della scrivania. Si fermò guardandoti e passandosi le punte delle lunghe dita sottili sulle labbra rosee. <<Non sei di qui?>> chiese curioso. 

Sicuramente avresti voluto portare a termine il lavoro, ma lui era il professore, non potevi di certo ignorarlo. <<No, mi sono trasferita qualche anno fa per l'università, sono di Bristol.>>  non era il momento per raccontare tutta la tua storia, ma avevi la sensazione che se te l'avesse chiesto, non avresti atteso un minuto prima di raccontargliela. 

Eppure, in quel momento volevi sapere di più su di lui, sembrava un uomo così interessante e gioviale.

Improvvisamente, il telefono dell'ufficio del professor Hiddleston prese a suonare e lui rispose in pochi secondi. Disse qualche parola e poi uscì dall'ufficio, spiegando che lo avevano chiamato alla segreteria del primo piano e di aspettarlo lì.

Decidesti di riprendere il lavoro di prima, ma anche il tuo cellulare prese a squillare quasi in simbiosi, leggesti il nome sullo schermo: James. Alzasti gli occhi al cielo trattenendo il respiro per alcun istanti, dopodiché espirasti lentamente. <<Cosa vuoi?>> domandasti scortesemente. 

Quello non era il tuo solito tono, ma dopo quello che era successo qualche settimana prima, James era l'ultima persona che avresti voluto sentire in quel momento. "Ho lasciato la tua roba fuori dal tuo appartamento, non volevo più vederla qua dentro." rispose il ragazzo dall'altra parte del telefono con aria infastidita.

Deglutisti pesantemente trattenendo le lacrime. <<Bene, così non dovrò rivedere di nuovo la tua faccia da cazzo.>> sbottasti stringendo le dita, riuscivi a percepire le unghie conficcarsi nei palmi delle mani. Il tuo cuore prese a battere velocemente, alimentato dalla rabbia e dalla tristezza che provavi in quel momento.

Sentisti una risata soffocata "Ogni secondo in più che ho a che fare con te mi fa solo domandare il perché io non ti abbia tradita prima." sputò fuori con così tanta rabbia che avresti voluto spaccare il telefono a terra pur di non dover risentire quella maledetta voce. La chiamata si interruppe e tu cercasti in tutti i modi di rimandare indietro le lacrime che minacciavano di cadere dai tuoi occhi.

La maniglia della porta di abbassò e il professor Hiddleston entrò nuovamente scusandosi per l'interruzione. Non appena si sedette di nuovo alla scrivania, la sua espressione pacata cambiò notevolmente corrugando la fronte quando ti guardò di nuovo in viso. <<T/n, stai bene?>> chiese porgendoti il suo fazzoletto azzurro chiaro da taschino. 

Lo rifiutasti annuendo. <<Sì, non preoccuparti per me.>> rispondesti cercando in tutti i modi di non singhiozzare, non potevi dimostrarti così emotiva proprio il primo giorno di università dell'ultimo anno con il nuovo professore, cosa avrebbe pensato di te?

<<T/n, permettimi di aiutarti.>> insistette Tom porgendoti di nuovo il fazzoletto che questa volta accettasti. Ti premetti il tessuto sul viso e una ventata della sua colonia ti inondò le narici. Chiudesti gli occhi per qualche secondo facendoti viaggiare per un posto lontano e indefinito, era davvero buona. 

Non ti chiese che cosa fosse successo, ma volle accertarsi che tu stessi bene e ne eri tremendamente riconoscente, odiavi le persone ficcanaso. Dopo alcuni secondi, ti ricomponesti riprendendo il lavoro di prima.

Diverse ore dopo, eravate ancora nel pieno del lavoro: i documenti sembravano infiniti e i test da valutare erano ancora intatti, senza alcuna correzione. <<Sono già le 6, se andiamo avanti di questo passo si farà notte.>> commentò Tom ridacchiando. Prese poi a stropicciarsi gli occhi con i dorsi delle mani. 

Lo guardasti sorridendo, era un gesto così infantile, ti ricordava un bambino appena svegliato dal riposino. <<Non preoccuparti, posso stare qua fino a domattina.>> rispondesti nonostante la fatica e la fame che ti erano venute, non avevi più mangiato niente da mezzogiorno.

<<Veramente volevo terminare il lavoro a casa, per essere più comodo.>> spiegò Tom guardando di nuovo l'ora dall'orologio sulla scrivania. Alzasti le sopracciglia sorpresa, effettivamente il tuo ragionamento era stato abbastanza egoistico, probabilmente quell'uomo aveva una moglie e dei figli a casa che lo aspettavano e tu lo stavi trattenendo. 

Il fatto che avresti avuto del tempo libero, ti fece tornare alla mente la chiamata avuta nel pomeriggio con James e un velo di tristezza comparve sul tuo viso pallido. Evidentemente Tom notò il tuo dispiacere <<Se vuoi puoi raggiungermi a casa mia e aiutarmi a finire il lavoro là, ti avviso però che la cena non sarà un granché.>> propose cercando di scorgere una tua reazione. 

A quelle parole sorridesti annuendo, tenerti occupata non ti avrebbe fatto pensare ai tuoi sentimenti tristi e malinconici. <<Non c'è problema, mi accontento anche di una tazza di caffè.>> replicasti sistemando i fogli nella borsa e aiutando l'insegnante a fare lo stesso nella sua valigetta nera. 

Prima di uscire dall'ufficio ti diede il suo indirizzo e l'orario, vi sareste visti per le 7:30 di sera a Davy Road, vicino a The Dragon Park. 

Professor Hiddleston [Tom Hiddleston x Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora