Capitolo Tre - Louis

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Louis è appena stato brutalmente rapito.

('Brutalmente' e 'rapito' sono due termini che sta sentendo di usare con molta leggerezza, dato che i suoi due presunti aguzzini non sembrano per niente pericolosi, consapevoli di ciò che sta  davvero succedendo o tantomeno incalliti ricattatori.)

(E poi, è stato Louis ad entrare, anche se non poteva fare molto altro, non essendoci una porta a cui bussare. Per un secondo il pensiero di doversi annunciare alla finestra si fa largo nella sua mente.)

(Se non vi è saltato all'occhio, Louis è molto melodrammatico.)

Mentre muove appena i polsi legati dietro la sua schiena -il nodo che lo trattiene sfiora il ridicolo, tra parentesi- Louis osserva gli occhi di uno dei ragazzi stringersi all'improvviso. Il che non è una cosa che apprezza tanto.

Perché se il ragazzo dai capelli corti (che l'ha atterrato con una... padella?) è sempre rimasto davanti a lui, con uno sguardo serio da mamma chioccia arrabbiata per aver invaso lo spazio suo e del suo cucciolo, l'altro ragazzo si è sempre tenuto un po' defilato, come se avesse paura di lui.

Louis ha colto solo uno sprazzo (che l'ha lasciato vagamente senza parole, ma negherà davanti a terzi) di ricci castani, due occhi chiari e un profilo ben definito, oltre il fatto che, probabilmente, quel giovane non mangia abbastanza. Lo vede nella curva che prende il suo fianco quando si muove appena.

Ma adesso, oh, adesso Louis deve aver toccato un tasto dolente, perché il ragazzo si fa avanti per guardarlo bene, serio e quasi... Ferito? Per cosa, poi? Louis non ha detto niente. Lo saprebbe, in caso avesse detto qualcosa di terribilmente offensivo.

Il ragazzo sembra un cerbiatto. O almeno, questa è la prima, strana associazione che la sua mente si ritrova a fare. Ha grandi, grandissimi occhi verdi che lo stanno scrutando con freddezza, pelle pallida e labbra rosse, naso dritto e tratti squadrati. Del vento gli scosta un ricciolo sulla fronte pallida, e Louis ha davvero, davvero sempre pensato che le ombre della ciglia fossero solo una cazzata raccontata dalle ballate dei pub, e non una cosa reale.

A quanto pare, il giovane davanti a lui è prontissimo a farlo ricredere su molte cose.

''Non è una... festa come l'hai definita tu'' inizia subito, la voce inaspettatamente profonda, e ovviamente l'adorabile cherubino non impreca ''Le luci sono messe in cielo per un motivo.''

''Le lanterne sono fatte alzare per l'Erede Perduto della famiglia reale'' corregge dopo un secondo, inclinando la testa. Il cherubino fa una faccia strana, ma non sembra ritornare sui suoi passi, il che, merda. Louis c'era così vicino.

''Voglio vederle, e il perché non sono fatti tuoi. Semplicemente, io ho la tua corona, tu hai il modo di portarmi al paese. Faremo questa cosa e, una volta qui sano e salvo, potrai andartene con la tua borsa, e noi non ci vedremo mai più.''

''E tu'' aggiunge l'altro ragazzo, sempre con le braccia incrociate ''Non dirai a nessuno di questo luogo, tantomeno di chi ci vive.''

Louis sospira, reclina il mento contro il petto e poi rialza la testa ''Io non faccio patti.''

Improvvisamente, una delle mani del cherubino è sul lato sinistro della sedia su cui è seduto (Louis nota che è macchiata di delicate chiazze di pittura), e il ragazzo (che sa di vaniglia, fiori e qualche altro odore che Louis vorrebbe carpire meglio) lo guarda da vicino, offrendogli lo spettacolo che sono i suoi occhi colpiti dalla luce (sta uscendo fuori tema?) ''Ascoltami, Louis. Ti assicuro che dovessi smontare questa torre mattone dopo mattone, non troverai mai la tua corona da solo. Quindi, in qualsiasi modo tu voglia vederla, hai davvero bisogno di me. E io mi sto fidando del tuo giudizio.''

Tangled ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora