Capitolo Dodici - Harry

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''Forse non dovrei nemmeno chiamarti così'' soffia Harry, con calma, quando Gothel non gli risponde, ma si limita a tenergli gli occhi incastrati addosso. ''O mi sbaglio?''

E una parte di lui trema al pensiero di non sbagliarsi, perché cosa sarebbe la sua vita se davvero la verità fosse questa? Tutto un danzare attorno a un rapimento, un abuso, un odio represso che non poteva essere mostrato perché (e lo stomaco di Harry si contrae al solo pensarci) la paura e il bisogno malato di tenerlo vicino erano di gran lunga più insistenti. E necessari.

Oppure, a costo di sentirsi urlare addosso da sua madre, accetterà di essersi sbagliato, di avere tra le mani un'enorme coincidenza, di non essere nessuno di speciale, se non (credeva) per un paio di occhi blu che gli hanno voltato le spalle.

(Pensare a Louis fa male, ed è un dolore che persiste ogni volta che respira, ma di cui non riesce a privarsi. Come se si stesse punendo.)

Aspetta, ma non arriva a niente. Il viso della donna davanti a lui si distende in un'indifferenza mista a fastidio che gli deposita un sapore sgradevole sulla lingua. E che gli attenua la paura di sbagliarsi, e alimenta quella di aver vissuto in una bella, invitante gabbia dorata per tutta la sua vita. E' un sentimento contrastante.

''La tua famiglia mi ha derubata per prima, Harry'' spiega con tono piatto, fissandolo da capo a piedi. Liam sobbalza, il ragazzo non si gira a guardare. ''Hai idea di quanti anni, di quanti secoli, io abbia passato ad usare quel fiore per rimanere in vita? Non avrebbero dovuto trovarlo, è stato un errore. Quando sono riuscita ad entrare nella tua camera, ho anche provato a non portarti via. Ti ho tagliato una piccola ciocca di capelli, per tenerla con me, ma non ha funzionato. Ho dovuto trascinarti via per forz-''

''Non finire nemmeno la frase.'' intima Harry, le dita che tremano e gli occhi lucidi. ''Come hai osato portarmi via dalla mia famiglia e poi chiudermi qui, negandomi una vita e una festa che sono sempre stati miei? Con che coraggio mi sgridavi, mi picchiavi, per tenermi qui dentro quando non è mai stato un tuo diritto? Con che cazzo di coraggio ti guardi allo specchio?''

Gothel assottiglia gli occhi: ''Non voglio sentire parole come-''

''Tu non hai un cazzo da insegnarmi, madre!'' Harry trema per il riflesso involontario, ma non si ferma. ''Tu mi hai rinchiuso in una torre perché hai una fottuta paura di andartene da questa vita che non ti appartiene più! Adesso capisco perché mi pettinavi così tanto, perché mi chiedevi di cantare sempre più spesso.'' Harry ride, con cattiveria e amarezza. ''La Morte ti sta chiamando, non è vero? Con chi cazzo credi di giocare- No, anzi, scusami, chi cazzo ti credi di essere? Credi di essere così potente solo perché hai soggiogato un povero bambino rapito con il tuo terrore e i tuoi colpi? Ti senti grande, non è vero? Sei infinitamente insulsa, madre. E' meglio che tu lo sappia.''

L'ultima parola è un ringhio che fa tremare Gothel, prima che raddrizzi le spalle, gli occhi scuri di una nuova consapevolezza. Ha un sorriso sottile. ''Parli come se uscirai mai da questa torre, Harry. Da chi dovresti tornare? Da quel ladruncolo che è scappato per voltarti le spalle? Ti avevo detto che nessuno avrebbe mai potuto amare uno come te, persino gli standard di un criminale come Louis sono-''

''Attenta, madre. Perché potrei farti vivere per altri mille anni, se volessi, e non saresti ancora all'altezza di pronunciare il suo...'' Harry abbassa la mano che aveva alzato, lentamente, la confusione che gli pizzica il viso con scatti irregolari, ma sempre di più. ''Io non te l'ho detto. Di Louis, intendo. E nemmeno Liam. Come- Come sai che lui è...''

Harry non credeva di poter sviluppare un tale istinto di protezione misto a una così bassa considerazione di sé, eppure mentre si avvicina a Gothel, fino a spingerla contro la parete, la sua mano che scivola consapevolmente a tenerle il collo, sente Liam urlare in avvertimento. Alza la mano sinistra, quella ancora libera, finché non si zittisce, poi la poggia alla parete. Ha sotto i polpastrelli un battito furioso e terrorizzato, ma non ha tempo di sorridere.

Tangled ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora