Quella Mattina
Gothel siede in quella locanda con le mani intrecciate sul tavolo, un boccale di succo alla mela messo da parte dopo appena un sorso. Liam lo prepara meglio.
Liam. La donna fa una smorfia di cattiveria. Se sa perfettamente cosa fare ad Harry, non ha ancora le idee ben chiare su come far pentire l'altro ragazzo di ogni decisone presa nell'ultima settimana. Ma arriverà a qualcosa. Potrebbe minacciare Harry.
(Ma non potrebbe andare oltre. Non ancora.)
Gli occhi scuri della donna si fissano sulle sue mani: le macchie dell'età iniziano a spuntare sulle nocche, accompagnandosi agli arti stanchi e alle ciocche bianche. Non riesce più a contare il suo reticolo di rughe. Avrebbe dovuto usare Harry quando l'ha visto qualche giorno prima nella foresta. Stringendo le labbra per il rimorso, alza di nuovo gli occhi sui suoi interlocutori.
Sospira nel pensare che questi due sono l'unico motivo per cui non ha trascinato già Harry a casa. Ha bisogno, e lo sa, di non dare ad Harry nuovo motivo di scappare un'altra volta. Anzi, deve totalmente desistere dall'idea.
Ancora meglio, dovrà essere Harry a chiederle di non uscire mai più. Quello sarebbe davvero perfetto.
E, per adesso, questo suo disegno è ostacolato solo da una persona. Che deve essere definitivamente tolta di mezzo, permanentemente, oppure potrebbe arrischiarsi a tornare e riprendersi Harry. E in caso lo faccia, Gothel deve quantomeno assicurarsi che Harry non lo segua. Che lo odi.
Per sua fortuna, quella persona è talmente stupida da inimicarsi due criminali non dissimili da armadi a doppie porte (anche per quoziente intellettivo, ma Gothel non può dirlo). E lei ha avuto il buonsenso di riunirli per fare fronte comune, dopo averli trovati nella foresta, discutendo a gran voce di un certo Louis.
I due sono praticamente identici: capelli rossicci e scarni, nasi grossi, nocche rotte, occhi stretti e neri, con ciglia rade. L'unica cosa a differenziarli, oltre il diverso numero di denti scheggiati, è una cicatrice che corre a dividere in due il viso di Tom. Fred ha una benda sull'occhio destro, nera e consumata, rammendata a un'estremità del laccio che la ferma sulla nuca. Non saprebbe come distinguerli, senza queste caratteristiche.
''Avete capito quello che vi to chiedendo di fare?'' chiede per l'ennesima volta, la voce bassa. ''Deve sembrare che quell'idiota sia scappato con la corona. Potrete andare a riprendervela, poi, non m'interessa. Harry deve credere che voi l'abbiate lasciato fuggire in cambio di lui, poi verrò io a riprendermelo, fingendo di mettervi fuori gioco. Tempo che ci allontaniamo e potrete ritirare la barca, riprendervi quella stupida corona e consegnare il ladro alle autorità. Si prenderanno loro la briga di ucciderlo.''
''Non lo uccideranno se non lo trovano in possesso della corona'' protesta Tom, voce roca dal fumo e dal poco sonno. ''E poi quello stronzo ha studiato. Se fosse ritrovato senza l'oggetto addosso, metterebbe su una scena che lo scagionerebbe. Deve sembrare preso nell'atto di scappare.''
Gothel sbuffa: ''Va bene, fate pure così. Non appena la sua impiccagione sarà confermata, mi occuperò io di riprendere la corona. Se ho capito bene, mio figlio si è fatto amico una guardia. Non sarà difficile.''
''Quel ragazzo è davvero suo figlio?'' chiede Fred, prendendosi una gomitata dal gemello.
''Certo che lo è. L'ho deciso io. E si pentirà di averlo messo in discussione.'' Gothel assottiglia gli occhi, accusando improvvisamente un dolore al fianco che maschera bene. Ha bisogno di Harry il più in fretta possibile.
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Tangled ||L.S.||
FanfictionSono vent'anni che Harry vive nella sua torre, con l'unica compagnia di Liam e di sua madre Gothel, che lo ama tanto, a volte troppo. Ma cosa succederebbe se, per il suo compleanno, Harry chiedesse di andare a vedere da vicino le ''luci'' che sembra...