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La scuola era ormai agli sgoccioli ed io non potevo esserne più felice, felice di abbandonare finalmente quel posto orribile che tanto odiavo, che da cinque lunghissimi anni non fece altro che tirare fuori le mie insicurezze, le parti più brutte di me. Iniziai a studiare già da un po' di giorni in vista dell'esame di maturità che al solo pensiero mi tremavano le bambe data la tanta ansia... il motivo? molto semplice: non ho mai saputo relazionarmi con le persone o meglio dire la mia timidezza me l'ha sempre impedito, ma con il tempo ho cercato di scacciarla via cercando di creare nuove amicizie intorno a me, ma ogni tentativo fu vano perchè nessuno andava veramente d'accordo con me, si ho le mie compagne di classe, ma di certo non posso fidarmi ciecamente di loro. I miei genitori sono separati da molti anni e, visto che mia madre andò quasi subito dopo il divorzio, a lavorare all'estero io rimasi con mio padre, impaurita della vita lontana sia da mio padre, con il quale c'è sempre stata tanta affinità e comprensione sia dalla mia Roma.

Finisco di stampare gli ultimi riassunti di scienze e li misi negli ultimi fogli vuoti del raccoglitore, complimentandomi con me stessa per aver già finito tutti i riassunti ed essere pronta a memorizzare tutto. Tolsi le airpods dalle mie orecchie, mi stiracchiai un po', e lamentai i dolori al fondo schiena una volta alzata dalla sedia, "mi ci vuole una bella vacanza" pensai tra me e me. Presi dei vestiti puliti e mi recai in bagno per fare una bella doccia fredda per alleviare i nervi; una volta finito mi asciugai e mi vestii velocemente per poi scendere di sotto.

"Sei già tornato?" dissi vedendo mio padre vicino la porta con due pizze in mano.

"Si tesoro, oggi abbiamo fatto una riunione veloce, così sono potuto passare a prenderti la pizza." disse posando le pizze sul tavolo per poi abbracciarmi.

"Riunione veloce? ma se è da stamattina che siete la - ridacchiai - comunque grazie papi!" dissi per poi sedermi al tavolo vicino a lui.

Presi il telecomando accendendo la tv mettendo un notiziario a caso, facevamo sempre così: accendevamo la tv solo per sottofondo perchè passavamo il tempo a raccontarci di tutto e di più.

"Senti Mia..." disse serio abbassando il volume della tv per poi guardarmi.

"Oh no, cos'ho fatto sta volta?" dissi addentando una fetta di pizza.

"No no stai tranquilla non hai fatto nulla stranamente - ridemmo - ho una proposta da farti..." disse sforzando un sorriso, avevo perfettamente capito che era nervoso, ma non riuscivo a capirne il motivo,

"Sai che alleno la squadra della nazionale, no? disse non distogliendo lo sguardo da me.

"ehm si, e allora?" dissi impaziente di sapere cosa avesse da dirmi da essere così nervoso.

"Bene... dobbiamo andare in trasferta per un po' di tempo, in modo tale che i ragazzi riescano pienamente a concentrarsi sul calcio e non abbiano altre distrazioni, quindi partiamo la settimana prossima... e ovviamente tu verrai con noi. " disse tutto d'un fiato l'ultima frase come se avesse paura della mia reazione, difatti si girò subito con lo sguardo fisso sulla tv.

"Ma papà io ho gli esami!" dissi un po' arrabbiata.

"Ma tesoro lo so, infatti ho già organizzato ogni spostamento non preoccuparti, e poi avrai una camera spaziosa tutta per te così potrai studiare in santa pace." disse sicuro di se aspettanto una mia risposta.

"Beh penso proprio che dovrò per forza fare così, non è vero?" dissi sbuffando.

"Eh si!" rispose.

Finii velocemente la pizza e salii di sopra addormentandomi immediatamente data la stanchezza. La mattina seguente la sveglia suonò puntuale facendomi sobbalzare dal letto come ogni mattina, mi alzai con un sorriso sul volto "è l'ultimo giorno di tortura!" esclamai per poi andare in bagno, vestirmi, truccarmi, fare una colazione veloce e dirigermi a scuola con la mia auto. Le cinque ore passarono velocemente, salutai i miei compagni e mi diressi dritta a casa a studiare.

*una settimana dopo*

La settimana passò parecchio in fretta, mi ero organizzata molto bene: sveglia alle sette per studiare e a letto presto la sera senza distrazioni. Il mio intento? quello di studiare tutto prima della trasferta con la nazionale, sapevo di non riuscire a concentrarmi quanto a casa, ma non volevo dirlo a mio padre per evitare che ci rimanesse male, è sempre stato così premuroso con me, perciò organizzai tutti gli studi, difatti il giorno della partenza ero a buon punto, ma mi mancavano ancora alcune cose da consolidare. Sistemai i vestiti nella valigia dovendomici sedere sopra per riuscire a chiuderla. Sentii mio padre chiamarmi dal piano di sotto perciò presi cuffie e il telefono e mi diressi in macchina.

"Mi raccomando Mia, tratta bene i ragazzi, vedrai sono molto più simpatici di quanto pensi." disse mio padre mettendo in moto la macchina.

"Mh, vedremo" mi limitai a dire mettendo gli occhiali da sole.

Il viaggio fu lungo ma non capii molto poichè dormii per tutto il tempo. Fui la prima ad entrare, farmi dare la camera e salire immediatamente per sistemarmi. Sentii bussare alla porta, sbuffai pensando che sarebbe successo in continuazione.

"Tesoro, il pranzo è alle 13 in punto, noi andiamo ad allenamento, se vuoi venire." Non ebbi neanche il tempo di aprire la porta che mio padre iniziò a parlare.

"Vabene pa' " mi limitai a dire, chiusi la porta e mi buttai sul letto.

Rovistai nello zaino in cerca degli appunti di fisica e iniziai a riperete camminando per la stanza.

Just us - Federico Chiesa ෆDove le storie prendono vita. Scoprilo ora