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Quei pochi giorni a Roma con mio padre passarono in un soffio, il giorno dopo io e Fede saremmo andati a Torino, ad iniziare una vita insieme e ad aspettare nostro figlio o figlia. Non avevo mai fatto un trasloco prima d'ora, ma ci volle davvero poco a capire quanto fosse sfaticante. Io, Fede e mio padre eravamo in parti diverse della casa ad impacchettare la qualsiasi cosa.

"Sono esausta." dissi buttandomi sul divano.

"Tesoro ma ne hai impacchettati solo due." rise mio padre seguito da Fede.

"Hey, quella incinta sono io, non tu." risi.

"Va bene, te lo concediamo." disse Fede lasciandomi un bacio sulla fronte.

" disse Fede lasciandomi un bacio sulla fronte

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***

"Tesoro guarda cos'ho trovato!" disse mio padre raggiungendomi nella mia stanza e sedendosi accanto a me sul letto.

Teneva in mano una piccola bambola, una bambola di cui non mi potrò mai dimenticare... quella era la bambola che mi regalò mia nonna alla nascita, una piccola bambolina di pezza che mi somigliava molto esteticamente, e una volta che mia nonna morì quando avevo solo 5 anni la conservai ogni giorno che passava con tanta cura e attenzione, in modo che non si potesse mai rovinare, ma devo ammettere che quando mia madre se ne andò, l'unica che volevo abbracciare era solo lei. Mi scese qualche lacrima. Mio padre si girò a guardami e notai che anche lui stava piangendo.

"Papà..." iniziai.

"Tesoro..." mi abbracciò.

"Mi manca nonna..." dissi prendendo la bambola tra le mani.

"Manca tanto anche a me, aveva ancora tanto da dare..." disse mio padre asciugandosi le lacrime.

"Hai ragione." dissi io.

"Questa bambola mi fa capire quanto sei cresciuta!" mi guardò.

"Davvero?" gli chiesi.

"Si, guardo la bambola e vedo te quando eri piccola, non ti staccavi da lei neanche un secondo, quando andavamo in vacanza la portavi pure con te, un po' come eri con nonna, volevi sempre stare a casa sua e dormire lì. Adesso ti vedo, e mi rendo conto di quanto sei cresciuta e sei diventata un donna forte ed indipendente, ed io non posso essere più fiero di te, Mia." disse mio padre continuando a piangere.

"Pa'" lo richiamai.

"Ti auguro il meglio, una famiglia felice,  di realizzarti negli studi e nel lavoro! Da domani la tua vita sarà diversa, ma sono sicuro che spaccherai anche in questo!" disse lui.

Lo abbracciai.

"Ti voglio tanto bene papà." dissi fra le lacrime.

"Io te ne voglio un mondo." sorrise lui ricambiando l'abbraccio.

"Ci sono anch'io." disse Federico entrando nella mia stanza venendoci ad abbracciare.

***

La sveglia suonó, sbuffai e la spensi. Svegliai Federico riempiendolo di baci.

"Amore, svegliati, dobbiamo andare a Torino." sorrisi io continuando a baciarlo

Lui annuì e si alzò. Una volta vestiti scendemmo di sotto per fare colazione. Sentimmo il rumore di un clacson provenire da fuori, segno che il camion per il trasloco era arrivato. Corsi ad aprire ed iniziammo a salire i pacchi sul camion.

"Papà, vedi di chiamarmi almeno sette giorni alla settimana." lo raccomandai abbracciandolo.

"Scherzi? ti chiamerò otto giorni alla settimana!" rise lui ricambiando l'abbraccio.

"Fede, tu inviami tante foto a sgamo, grazie." Disse mio padre abbracciando Fede.

" Disse mio padre abbracciando Fede

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