5

8.6K 190 62
                                    

"Cosa ci fai qui? ti avevo detto di restare in macchina!" Lo rimproverai.

"Non ti avrei mai lasciata sola, adesso dimmi, cosa ti senti?" disse poggiando le sue mani sulle mie spalle.

Esitai a rispondere, anche se quello di cui avevo proprio bisogno era sfogarmi.

"Di me ti puoi fidare." mi disse.

"Ho paura! Ho paura di sbagliare, di deludere nuovamente quei professori che non hanno mai creduto in me, o peggio ancora di deludere me stessa, la verità è che in questi cinque anni non mi sono mai sentita apprezzata, nessuno che si degnasse di farmi un complimento se studiavo bene o nessuno che si preoccupasse per me quando stavo male, è stato un casino orribile e non vedo l'ora che finisca, ma ho troppa ansia, non riesco a calmarmi, e pensare che pochi giorni fa ero sicura di me, convinta che niente e nessuno potesse fermarmi, invece guardami adesso." dissi tutto d'un fiato, abbassai lo sguardo, facendomi rigare il viso da qualche lacrima.

"Ehii! - mi alzò lo sguardo e mi asciugò le lacrime - tu sei quella donna forte che dicevi di essere qualche giorno fa, io lo vedo e ti conosco da poco, è solo l'ansia che ti fa parlare, ma non avere paura che tutto filerà liscio perchè sei brava e non puoi negarlo, e per quei brutti stronzi dei professori dimostragli quanto vali, fagli il culo Mia!" disse incoraggiandomi.

Sorrisi e istintivamente lo abbracciavi senza pensarci due volte, ma non appena mi accorsi di quello che stavo facendo mi staccai immediatamente.

"Ti aspetto in macchina, spacca mi raccomando." Disse tirando fuori dalla tasca dei jeans le chiavi della macchina.

"Grazie." gli dissi sorridendo.

Tornai nel corridoio, mi accorsi che il ragazzo prima di me stava per finire, tirai sospiri profondi e iniziai a ripetere tutti gli argomenti per tranquillizzarmi. Non appena sentii il mio nome entrai, sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi, mi sedetti ed iniziai a ripetere gli argomenti uno ad uno in base alle domande che mi venivano poste. Quando avevo qualche attacco d'ansia pensavo alle parole rassicuranti di Federico, che nonostante mi conoscesse da veramente poco aveva capito già tanto di me. Sorrisi alle parole "é tutto può andare" mi limitai a dire un "grazie" a tutti i professori ed uscii dalla stanza correndo verso la macchina.

"Wow, ci sono riuscita." risi dall'euforia.

"Non avevo dubbi. Auguri Matura!!" sorrise guardandomi.

Ci guardammo per qualche altro secondo, poi distolsi lo sguardo e gli dissi di partire, chiamai mio padre al telefono raccontandogli tutto impaziente divederlo.

"Beh adesso devi ripagarmi di averti accompagnato e fatto da psicologo piccola Mancini." disse non distogliendo gli occhi dalla strada.

"Sarebbe?" dissi sbuffando.

"Beh non so magari una sera andiamo a berci qualcosa." disse girandosi per guardarmi.

"Se si tratta di bere io accetto sempre." ridemmo.

Arrivati all'hotel consegnammo le chiavi e andammo al campo.

"Guarda chi ce, la matura! Auguri Mia!" Mi disse Pessina venendomi ad abbracciare seguito dagli altri.

"Bravissima tesoro, sono fiero di te." Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia.

"Ma adesso, riprendiamo ad allenarci eh?" rise mio padre

Federico Chiesa

Non vedevo l'ora di uscire con lei, mi piaceva stare in sua compagnia, mi faceva stare bene, in fondo un amica non fa mai male. Arrivati al campo mi diressi negli spogliatoi per cambiarmi e andai in campo.

"Bro... ma con Mia?" Disse Barella facendo una faccia perversa.

"Cosa?" dissi non capendo.

"Non fare il finto tonto Fede, si vede che ti piace." disse lui dandomi un colpo con il gomito.

"Stai zitto e corri Nico." gli dissi sorridendo per poi iniziare a giocare.

Continuammo a giocare, finche il Mister non ci fece cenno che era ora di andare, ci cambiammo velocemente e tornammo all'hotel. Vidi Pessina intento a parlare con Mia, ma la lontananza mi impedì di capire cosa le stesse dicendo, ma sentii cosa rispose lei: "ehm penso di si".

"Vedi? sei geloso quando parla con gli altri." Disse Barella accanto a me.

"Non sono geloso, stavo solo origliando." ridemmo alla cavolata che avevo appena detto.

Un po' geloso lo ero e me ne stavo rendendo conto pure io dopo che Nico me l'aveva detto, ma non riuscivo a capire cos'era questo sentimento che mi stava crescendo dentro. Arrivati nelle camere mi precipitai in bagno oltrepassando Gigio dicendo "oggi tocca a me per primo!" e chiusi la porta. Feci una bella doccia fredda, mi vestii abbastanza comodo, con un paio di pantaloncini da calcio "vecchi" e una maglietta bianca morbida. Mi sdraiai sul letto e mi addormentai. A svegliarmi fu Barella che mi disse che era ora di cena. Scendemmo al piano di sotto per cenare ed una volta finito tornammo nelle camere, io la condividevo con: Gigio, Nico e Matteo. Preso dal caldo mi tolsi la maglietta restando a torso nudo. Sentimmo bussare alla porta e mi alzai per andare ad aprire.

Just us - Federico Chiesa ෆDove le storie prendono vita. Scoprilo ora