Cap. XIX

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Quando Taehyung uscì di casa per andare a casa del suo "amico", non si aspettava che sua madre gli facesse il quarto grado.

—Chi è questo amico? - chiese la donna, smettendo di vedere il suo kdrama preferito.

—Ma, è un nuovo amico. Ha la mia età.

—Va in classe con te?

—No, frequenta la sezione B.

—Va bene. Come si chiama?

—Mamma!

—Che c'è? Voglio sapere con chi va mio figlio, tutto qua.

—Si chiama Jeon Jungkook... - disse aspettando la reazione della donna.

—Non è quel ragazzo che ti dava sempre fastidio a scuola? Mi ricordo perché ne parli sempre.

—Io non ne parlo sempre!

—Non alzare la voce, signorino.

—Scusa ma. Io vado, sennò si fa tardi.

—Ti accompagno io, sali in auto.

—Non ce n'è bisogno, mami.

—Non dire sciocchezze, sali. - disse la donna prendendo le chiavi.

Dopo 15 minuti...
—Questo ragazzo... Come hai detto che si chiama?

—Jungkook? - chiese insicuro della piega che stava prendendo quel discorso.

—Sì, lui. Non è il tuo bullo, vero? Dico non è che stai andando a casa sua perché ti costringe a fargli i compiti?

—Ma che cose dici, ma? Non è così. Lui ha dei buoni voti, anche se una non buonissima condotta...

—Capisco. - disse la donna. —Siamo arrivati.

—È qui?

—Sì, tesoro. Scrivilo o chiamalo e digli di scendere.

—P-perché?

—Perché voglio conoscerlo, su!

—V-va bene. - sussurrò il castano con una certa incertezza. —Ciao, Jungkook?

"Taehyung, sei arrivato?"

—Sì, sì. Potresti scendere?

"Arrivo subito"

—Mamma, sta arrivando. Adesso puoi anche andare. - propose con una risata nervosa.

—Mi stai cacciando, Taehyungie? - chiese la donna  mettendosi le mani sui fianchi e scendendo dall'auto.

—Taehyung? - disse una terza voce.

—Jungkook, eccoti! - esclamò il castano ridendo in imbarazzo. —Mamma, ora puoi andare.

—Ciao, tu devi essere Jungkook? Sono la mamma di Taehyung. - disse la donna, squadra do il ragazzo da capo a piedi.

—Piacere, signora Kim. - disse il corvino, fecando una riverenza.

—Mamma. - chiamò Tae nella speranza che la donna la smettesse.

—Che c'è?

—È ora di andare. - disse con una vocina strana e sottile.

—Sì. Ciao, Jungkook, è stato un piacere conoscerti.

—Dico lo stesso, signora Kim. - sorrise il ragazzo.

—Ciao, Mami. - salutò il castano vedendola andare via. —Devi scusarla, Jungkook, lei è un po' iperprotettiva.

—Non preoccuparti, anche i miei sono così. - rispose l'altro.


I due ragazzi iniziarono ad avviarsi verso la casa del corvino, che agli occhi di Taehyung era quasi impossibile indovinare quale fra tutte fosse. Si trovava in un quartiere neanche troppo modesto, pieno di case e appartamenti residenziali. Non immaginava che i Jeon fossero importanti o avessero molti soldi, anche perché non si era mai fermato a riflettere sulla possibilità.


—Questa è casa mia. - disse il corvino fermandosi difronte a una porta bianca. —Mamma, eccomi!

—Wow, dentro è enorme. - sussurrò il castano con stupore.

—Kookie, dov'eri andat- Oh, ma chi è questo bel ragazzo!?

—Mamma, lui è Taehyung, è un mio amico.

—Piacere, signora Jeon.

—Oh, ma che educato! Il piacere è mio, caro.

—Ma, noi siamo di sopra.

—Certo, andate pure. - disse la donna con un sorriso.


I due ragazzi salirono al piano di sopra, dove si trovava la camera di Jungkook. Taehyung era affascinato dallo stile e dall'eleganza che trasbordava da ogni angolo di quella casa. Anche se il corvino sembrava l'unico che vivesse lì, apparte sua madre. Non c'erano foto di famiglia appese alle pareti, né tanto meno qualcosa che indicasse la presenza di una famiglia in quella casa.

—Questa è la mia stanza. È più ordinata del solito oggi. - disse il corvino ridendo nervosamente.

—Hai una casa bellissima.

—Ti ringrazio. - disse con imbarazzo.

—Ti piacciono i videogiochi? - chiese il castano entusiasmato.

—Scherzi? Amo i videogiochi! - esclamò.

—Anche io! Il mio preferito è Overwatch, ci passerei delle ore!

—Io ci passo delle ore! - esclamò l'altro.

—Non posso credere che abbiamo così tante cose in comune! - disse Taehyung.

—Neanche io, sinceramente mi aspettavo fossi un tipo un po' noioso.

—Tu non hai peli sulla lingua, vero? - chiese il castano.

—Ovviamente no. Non è la sincerità la base su cui si fondano tutte le relazioni umane, comprese le amicizie?

—Wow. Non ti facevo così... filosofo.

—Ecco, così! Siediti e facciamo un gioco. - propose il corvino.

—Ho improvvisamente paura. - annunciò il castano.

—Non crederai mica che potrei farti del male, Taehyung? A meno che tu lo voglia... - sussurrò con una certa malizia.

—Vaffanculo! - esclamò l'altro sulla difensiva.

—Stai arrossendo. - rise il contrario.

—Sei un pervertito!

—Sei sicuro che lo sono io e non tu? Perché se hai capito il mio doppio-senso, sempre ammesso che io ne abbia fatto uno, vuol dire che non sei così innocente, Taehyungie.

—Basta con i tuoi giochi psicologici, Jeon.

—Bene. Ritornando al punto, il gioco che volevo proporti è sulla verità.

—OK. - disse sedendosi come un indiano sul letto del corvino. —Come funziona?

—Se vogliamo essere amici, non ci devono essere segreti. Dobbiamo dire la prima impressione l'uno dell'altro.

—Va bene, inizio io. - affermò il castano. —Per me, sei sempre stato un egocentrico stronzo che si divertiva a irritarmi.

—Wow, la tocchi pianissimo. - rispose con sarcasmo.

—Che c'è? Tu mi hai detto di essere sincero!

—OK. Io l'ho detto prima che mi sembravi noioso. - poi fece una pausa per pensare. —Dobbiamo raccontare qualcosa di imbarazzante sulla nostra infanzia!

—Cosa? No! - rispose. —Così avrai qualcosa con cui prendermi in giro!

—Lo vedi che sei noioso? E poi il tuo ragionamento non sta in piedi, perché anche io dirò qualcosa con cui potrai prendermi in giro.

—Va bene...











Salve farfalline🦋
Arriviamo a 30 like e posto la seconda parte.

I hate u - KooktaeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora