Cap. XXI

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“Com'è andata l'uscita con Jungkook?” chiese Jimin dall'altro lato del telefono.

—È andata bene, Chim.

"Solo questo? È andata bene, Chim? Voglio i dettagli, su!"

—Mamma mi ha accompagnato a casa di Kook e ti sorprenderà sapere che vive in uno dei quartieri più ricchi.

"No, in realtà lo sapevo."

—Aspetta, come?

"Sì, tutti lo sanno a scuola."

—Ah. Io non lo sapevo ed è stata una sorpresa per me! Comunque non è questo l'importante, alla fine dei conti ci siamo divertiti.

"Divertiti in che senso?"

—Jiminie, ti prego. Abbiamo giocato ai videogiochi, niente di più...

"Quel niente di più non mi ispira fiducia. È successo qualcos'altro?"

—Non lo so, tesò...

"Ha fatto commenti scomodi o ti ha dato fastidio?"

—No, al contrario... Uff, non sopporto ammetterlo, ma le sue frasi in doppio senso non mi danno fastidio.

"E questo è un male perché?"

—Perché se venissero da chiunque altro, mi sentirei a disagio o scomodo. Ma se vengono da lui, non mi sento così.

"Non preoccuparti, Taetae."

—A te come vanno le cose, amico mio?







(...)







—Kookie!

—Arrivo, ma! - esclamò l'altro scendendo le scale. —Eccomi.

—Siediti, tesoro.

—Dimmi, ma.

—Mamma ti deve parlare, è arrivato il momento di fare una chiacchierata. - disse con ansia la donna.

—Ma, così mi spaventi.

—Questa è una chiacchierata che dovrei farti insieme a tuo padre, ma...

—Preferisco che me la faccia tu da sola. - disse con tono risentito il corvino.

—Sai che la mamma è molto aperta, quindi se c'è qualcosa di cui il mio bimbo mi vuole parlare, può farlo con tutta calma e tranquillità. - disse con un sorriso, aspettando che l'altro parli.

—Numero uno, perché stai parlando in terza persona? Numero due: Mamma, non sono più un bambino!

—Per me, sarai sempre il mio bambino. - disse, tirandogli un guancia. —Adesso, senza cambiarmi discorso, vuoi dirmi qualcosa.

—No. - disse confuso.

—Proprio niente?

—Ma, fammi la domanda direttamente.

—Va bene. Sai che viviamo in un secolo abbastanza emancipato e che, almeno io, sono di mente aperta...

—Ma, mi vuoi chiedere se sono gay? - chiese Jungkook con un sopracciglio alzato.

—Wow, sei stato molto...diretto. Sí, voglio chiederti proprio quello.

—Sì, perché la domanda?

—Perché la domanda... - sussurrò la donna, prendendo tempo. —Perché in quanto mamma devo farti delle raccomandazioni, no?

—Va bene, dimmi pure.

—Quando due ragazzi crescono, hanno per così dire delle...necessità. Ecco sí, delle necessità. Gli ormoni sono in subbuglio e-

—Oh, no! - esclamò l'altro, alzandosi di scatto. —Ma, non mi vorrai parlare di sesso?

—No! - esclamò la donna. —Sì, ovvio che devo parlarti di questo e delle precauzioni che bisogna adottare in questi casi.

—Ma, non c'è bisogno che mi fai questo discorso, ci ha già pensato il professore di biologia.

—Perfetto, mi sento più tranquilla. - sospirò. —Adesso vorrei fissare una regola: non puoi avere relazioni sessuali in casa, se ci sono io.

—Mamma, ti prego! - esclamò arrossendo. —Mi stai mettendo in imbarazzo.

—Beh, è giusto che in quanto tua madre fissi alcune regole.

—È ovvio che NON farei queste cose con te in casa!

—No, non è così ovvio. Visto che oggi succedeva qualcosa di strano in camera tua...

—Cosa?!? Non è vero!

—Se non è vero, perché quel ragazzo era così rosso in volto quando sono entrata in camera tua.

—Lui arrossisce sempre, che colpa ne ho io? - chiese sulla difensiva.

—Va bene, se è così, non ho nient'altro da dirti. - disse la donna, alzandosi dal divano. —Ora vieni a dare un abbraccio a tua madre.










Jungkook abbracciò sua madre e poi uscì di casa per dirigersi verso casa di Yugyeom. Ma nei suoi pensieri c'era un certo castano che non lo lasciava mai in pace.











#cortino.

I hate u - KooktaeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora