Malibu

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Il mio volo è tra circa tre ore.
Faccio mente locale delle cose che ho preso, ho paura di dimenticare qualcosa di importante.
Ho preso tutto ciò che serve, tranne le mie tavole da surf.
La Surfrider ci avrebbe fornito delle tavole completamente nuove.
Avrei sicuramente sentito la mancanza delle mie tavole, in particolare della mia preferita.
Una tavola color acqua marina, adoravo il fatto che si mescolasse al colore del mare. Me l'ha regalata mio padre per i miei 18 anni e la uso solo nelle gare importanti.
Mi fa sentire protetta, è come se un po' mi trasmettesse la forza e la passione di mio padre, il mio surfista preferito.
Avrei trovato anche lì la mia tavola preferita, o almeno lo spero.

Prendo il mio zainetto, il resto dei bagagli è già in auto. Ho il cuore in gola.
Do un ultimo sguardo alla mia stanza e cerco di sospirarne il profumo per poterlo portare con me.
Do un'occhiata veloce alla foto sulla mia scrivania, Daniel Wash, campione mondiale di surf a soli 25 anni, il mio mito in assoluto.
Vorrei tanto arrivare all'apice come lui.
È da un po' che prendo esempio dal suo stile in acqua.

«Amanda sbrigati o perderai l'aereo!» urla mio padre dalle scale.

Scendo velocemente e lo trovo lì, immobile.

«Papà, ho paura»

«Tesoro, la paura che provi imparerai a trasformarla in forza.
Imparerai a convivere con questa sensazione e non ti farai condizionare. Questo è il coraggio, e tu ne hai da vendere.
Da piccola avevi paura di salire sulla tavola da surf, una volta salita sulla tavola avevi paura di andare in acqua. Guardati ora!»

«Non so cosa farei senza di te papà» mi getto al collo di mio padre abbracciandolo come se fosse l'ultima volta nella mia vita.

«Andiamo bambina mia, il tuo futuro ti aspetta»

Saliamo in auto tutti e quattro e ci dirigiamo in aeroporto. Durante il tragitto papà mette a tutto volume la nostra canzone preferita, Fix you dei Coldplay e la cantiamo a squarciagola tutti insieme.
Provo a trattenere le lacrime con tutta me stessa.

«Piangi Amanda se vuoi, se lasci esplodere le tue emozioni farà meno male»
Mi sciolgo in un pianto disperato mentre mio fratello mi stringe a se e mi accarezza dolcemente il viso. I miei genitori si stringono la mano dandosi forza a vicenda, per loro è difficile vedermi andar via.

«Sei nata per emergere Amanda, il tuo posto è in quella scuola»

Il momento dei saluti è arrivato, dopo le ultime raccomandazioni di mia madre ci stringiamo forte mescolando i nostri battiti.
A tratti più veloci a tratti più lenti.
Mio padre mi solleva da terra facendomi fare una giravolta.

«Sei la mia bambina, non dimenticarlo.
E ricorda che l'onda perfetta non esiste non ostinarti ad aspettarla, cavalca al meglio ogni possibilità che ti offre il vento»

«Tocca a me ora!» dopo 22 anni di vita vedo mio fratello piangere come un bambino.

«Avanti idiota! Ammettilo, ti mancheró come non mai»

«Mi mancherai, questi mesi senza te sembreranno secoli. Ti voglio bene mostriciattolo»

«Ti voglio bene anche io!»

Dopo aver salutato la mia famiglia scappo verso il gate.
Il mio volo è in perfetto orario, dopo aver fatto il check-in prendo posto in aereo.
Il volo durerà circa sei ore, e non oso immaginare come trascorrerò questo tempo in aereo.
Lascio la mia casa, i miei affetti più grandi per realizzare me stessa e il mio più grande sogno.

✈️✈️✈️✈️✈️✈️✈️

Qualche ora dopo atterriamo all'aeroporto di Los Angeles, c'era ad aspettarmi qualcuno della Surfrider.
Presi i bagagli mi precipito all'uscita alla ricerca di un segnale di riconoscimento.

Noto un signore bassino con dei buffi occhiali da sole, in mano ha un cartello con la scritta "Miss Amanda Khloe" mi avvicino con estrema timidezza trascinando con me i bagagli.

«Salve, sono io Amanda»

«Benvenuta Signorina Amanda! Io sono Albert, ti accompagnerò io alla Surfrider. Lascia pure a me i bagagli»

Lo seguo senza proferir parola, non avevo coraggio neanche di parlare.

"Arrivata tesoro?" mi scrive mio padre

"Sì papà, ti chiamo appena arrivò alla Surfrider"

Ci accomodiamo in auto e partiamo.

«Quanto ci vorrà per arrivare?» chiedo

«Un'oretta circa Amanda, ansiosa?»

«Non immagina quanto!»

Durante il tragitto Albert mi mostra le bellezze della California, io ho il pensiero fisso al surf.
Avrei continuato a surfare nel mio amato Oceano Pacifico, questo mi avrebbe fatto sentire più vicino casa. Ma non sarebbe stato lo stesso. Per la prima volta avrei surfato senza essere guidata da mio padre.

«Eccoci!» esclama Albert, mi volto e non riesco a credere ai miei occhi.
Un enorme casa con delle grosse vetrate ergeva sulla spiaggia.

«Cosa è questa?»

«Scherzi Amanda? È la Surfrider quella che vedi!»
in effetti io ne ero a conoscenza, ma vederla dal vivo mi sembra tutt'altra storia.

Entriamo e mi soffermo a guardare l'enorme atrio, circondato da mura con grosse vetrate che affacciano sull'oceano.
Alla mia sinistra c'è una scrivania con un pc, e di fronte un grosso divano bianco

«Questa è solo l'entrata Amanda, vieni»

Albert mi porta in un'altra stanza, dove c'è un'enorme cucina di legno bianco e di fronte ci sovrasta l'oceano da un'immensa vetrata.

«Il mare si vede da tutte le stanze?»chiedo

«Più o meno sì»
Faccio un giro insieme ad Albert dell'intera struttura. Non mancava nulla.
Sala tv, sala giochi con tanto di biliardo e calcio balilla. Play station, una postazione con tanti computer.

«Questo posto è fantastico!» esclamò incredula

«Questo posto ora è casa tua Amanda»
Questa frase viene pronunciata da una voce nuova.

«Ciao Amanda! Sono Sophie Ortega, responsabile della Surfrider»

«Oh! Salve, mi scusi ma ero troppo presa dal guardarmi intorno»

«Figurati cara, vieni ti porto in camera tua»

Nel tragitto Sophie mi indica per sommi capi il programma della Surfrider.

«Quest'anno siete in dieci. Cinque uomini e cinque donne, per le donne ci sono tre insegnanti di surf specializzati stessa cosa per gli uomini.
Sveglia alle 5:30 del mattino, colazione, corsa mattutina, flessione, addominali, allenamento cardio fitness. Alle 12:30 c'è il pranzo è nel pomeriggio in acqua fino alle 19. Cena doccia e tempo libero. A letto per le 23 in settimana.
Nei weekend poi dipende...» fa un sorrisetto malizioso

Tutte queste notizie insieme mi scombussolano la mente, mentre Sophie mi fa entrare nella mia nuova camera.
Avrei avuto una camera tutta mia.

La stanza è ben arredata, tutto in bianco.
Un enorme letto e una cabina armadio con accanto una scrivania.

«Dietro la porta troverai le tue nuove tavole da surf Amanda»

Musica per le mie orecchie.
Mi avvicino a loro e le sfioro delicatamente come se potessero rompersi al tatto.

«Sono meravigliose!»

«Bene Amanda, ti aspetto giù tra 30 minuti per presentarti gli altri»

Appena Sophie chiude la porta alle sue spalle mi catapulto sul mio nuovo letto.

Sono felice, sono nel posto più bello del mondo e non avrei sprecato nessuna occasione,

"vivitela" mi aveva detto mio padre, e lo farò.

🏄‍♀️
🏄‍♀️
🏄‍♀️

Dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia.
Che idea vi siete fatti di Amanda?
Spero mi darete i vostri pareri.
Vi voglio bene ❤️

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