La gabbia

334 25 20
                                    

Mi ritrovavo vincolata alla Surfrider e all'Alkay, quelli che avrebbero dovuto essere la mia salvezza ora si erano trasformati nel mio inferno.
Sarei dovuta essere una macchina da surf senza sentimenti, programmata per vincere un titolo mondiale per poi essere cestinata.

«Mi hai rovinato la vita» urlo a Daniel il quale si diceva mortificato per il grosso errore che aveva commesso

«Credevo di agire nel tuo interesse»

«Accettare di sposare Sophie, come poteva rientrare nel mio interesse?»

«Era l'unico modo che avevo di salvarti la pelle, se la Surfrider ti avesse citato per danni avresti dovuto cacciare fior fior di quattrini per risarcire. Non avevo scelta» smetto di ascoltare, stacco completamente il cervello iniziando a pensare ad una soluzione per salvarmi da questa gabbia che mi era stata costruita intorno.
Decido che avrei accettato tutto questo e di tornare alla Surfrider per poi pensare a cosa fare. Anche Daniel sarebbe tornato, non come allenatore, forse come compagno di Sophie.

Chiamo le uniche due persone che mi erano rimaste: Grace e Liam per raccontargli tutto.
Entrambi mi guardano con gli occhi sgranati, non potevano credere a quello che stavo raccontando.

«Ho io la soluzione» sbotta Liam dopo aver pensato

«Mio padre è un avvocato, potrebbe aiutarci»

«Cavolo si! Questa si che è una buona idea» risponde Grace e decidiamo di chiamare il padre di Liam per un consulto.

L'uomo dalla voce sembra molto gentile e da come parla sembra anche molto preparato, decide di raggiungerci per parlare da vicino così che avrebbe potuto incontrare anche il figlio.

«D'accordo Liam, sarò da voi domani. State tranquilli, risolviamo tutto» Liam mette giù e si avvicina abbracciandomi, ricambio il suo abbraccio, nonostante fosse partito tutto da lui questo casino sentivo di potermi fidare in questo momento. Voleva farsi perdonare e dopotutto non avevo altre soluzioni.

Albert viene a chiamarci per l'allenamento, mi dico ancora stanca dall'incidente e resto in camera, dopotutto ero da poche ora uscita dall'ospedale ma Sophie non la pensava allo stesso modo. Mi voleva subito in acqua.

«Non è una buona idea» gli aveva suggerito Albert

«Tra poche settimane ci sono le selezioni per la world surf League, non la terró a pascolare in casa. Mi serve in acqua» disse Sophie presa da un'improvvisa smania di fama, non avrebbe mollato la presa neanche per un istante.

Decido che sarei entrata in acqua ad allenarmi con gli altri, non mi sentivo in forze ma avrei provato, non volevo altri guai.

«Non entrerai in acqua» mi dice Daniel prendendomi per un braccio

«Molla la presa, per quanto mi riguarda non hai nessun diritto su di me. Sei solo capace di procurarmi guai»

«Amanda prima o poi dobbiamo parlarne»

«Vuoi parlarne? Ok, parliamone. Da dove vogliamo iniziare, da te che fai lo splendido con me? Da te che ti presenti a casa mia? Da te che mi baci? Da te che mi fai credere che sono l'unica? Da te che firmi un contratto al posto mio? O da te che accetti di sposare un'altra donna? Dimmi Daniel di cosa vuoi parlare?» Daniel abbassa il capo distogliendo lo sguardo da me

«Ecco, come immaginavo, non sai da dove iniziare perché sei consapevole di avermi causato solo guai ed è solo colpa tua se ora sono il burattino di Sophie. Quindi scusami se non ho nessuna voglia di parlare con te. Vorrei non averti mai conosciuto» dicendo questo gli volto le spalle andando via fiondandomi in acqua

«Di cosa parlavate?» mi chiede Sophie

«Del colore delle tovaglie del vostro matrimonio» rispondo di getto

Live Love SurfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora