Buio

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Tre ore dopo ero già su un volo per le Hawaii, Sophie aveva pensato a tutto.
Ero partita nel cuore della notte, nel silenzio della casa nessuno se ne era accorto.
Non ho avuto neanche modo di avvisare Liam della mia partenza, semplicemente al mio ritorno non mi avrebbe trovata.

Avevo chiamato mia madre prima salire sull'aereo, la sua voce rotta dal dolore mi aveva detto che papà era in sala operatoria e anche Kevin.
Ho paura, sento che questa è un'onda troppo alta da poter cavalcare, una di quelle onde che ti risucchia nella sua immensità togliendoti il fiato. Difficile restare a galla quando la mostruosità di una tempesta ti tira giù.
Dovevo restare forte e soprattutto lucida.

Arrivo al Maui Memorial Medical Centre, mia madre è seduta su una panchina nel corridoio, ha la testa affondata nelle mani chinata su se stessa. Sento il suo pianto da qui.

«Mamma» dico con un filo di voce come se non volessi farmi sentire, come se non volessi sapere la verità

«Amanda, amore mio!» mia mamma si alza e si precipita verso di me abbracciandomi forte fino a farmi mancare il respiro.
Il dolore, come una lava bollente, si era riversato sul suo volto fino a raggiungere l'anima.

«Dimmi cosa è successo, dove sono? Posso vederli?»

«Amanda, siediti ora arriva il dottor Pierce e ti spiegherà tutto»

«Spiegare cosa? devi rispondere ad una semplice domanda» inizio ad arrabbiarmi, inizio a sentire che qualcosa è andato storto, più del previsto.

Il dottor Pierce, un uomo alto con la barba e gli occhiali si avvicina a me poggiandomi una mano sulla spalla

«Amanda, tuo fratello ha avuto delle grosse ferite alla gamba destra ma l'operazione è andata a buon fine, a parte qualche livido starà sicuramente bene» mi rassicura il dottore, io tiro un primo sospiro di sollievo

«Potrà surfare ancora?» chiedo

«Questo lo vedremo dopo la terapia. Per quanto riguarda tuo padre il discorso è diverso...» mentre dice questo vedo mia madre allontanarsi da noi come se non volesse più ascoltare certe cose.

«Amanda, tuo padre ha avuto un urto molto forte alla testa, lo abbiamo operato per provare a togliere l'emorragia ma purtroppo non ce l'ha fatta»

«In che senso non ce l'ha fatta?» rispondo stordita

«Amanda tuo padre è morto».

Così come una spada, il dolore affonda la sua lama nella mia anima in un momento inaspettato.
Mi sento trafitta da un dolore a me sconosciuto, non avevo mai provato nulla di simile prima. Non avevo perso solo mio padre avevo perso il mio migliore amico, il mio confidente, il mio mentore.
Tutto questo lo avvertivo come ingiusto, intollerabile, inaccettabile.
Il mio cuore era stato schiacciato senza pietà.

Riesco dopo qualche ora a vedere mio fratello, disteso in quel letto con il volto tumefatto e gli occhi di chi aveva appena versato oceani di lacrime. Non gli dico nulla, mi accoccolo accanto a lui sul suo letto stringendolo forte.
Il dolore condiviso sembrava dimezzato, come se il peso della morte di papà lo portassimo in due ora.

«Non ho perso solo papà, ma anche la sua più grande eredità» dicendo ciò solleva la coperta dalla sua gamba mostrandomi la fasciatura, perni metallici erano stati inseriti al centro del femore e della tibia ed erano fissati ad una barra al di fuori della pelle.
Non riuscivo neanche a guardare, istintivamente abbassai la mano di mio fratello ricoprendogli le gambe.

«Surferai di nuovo» rispondo

«Non senza di lui Amanda».

La notizia della morte di mio padre raggiunse anche la Surfrider, Sophie e Albert avevano avvisato i ragazzi che un terribile incidente mi aveva portato via mio padre e che sarei mancata per un po'.
I miei compagni trovarono il modo di starmi accanto: telefonate, messaggi tutti mi rivolsero una parolina d'affetto. Tutti, tranne Daniel Walsh.

Io, mia madre e mio fratello restammo un po' nella camera d'ospedale nell'attesa che ci mostrassero il feretro di mio padre.
Juls e Anne arrivarono per starmi accanto, non le vedevo da quattro mesi e mi feci avvolgere dal loro abbraccio come fosse consolatorio, stava accadendo tutto troppo in fretta e mi sentivo come se gli eventi mi travolgessero senza che io li percepissi, mi sentivo impotente.
Sentivo il dolore ripercuotersi sul mio corpo, non avrei mai pensato di ritrovarmi così giovane senza mio padre e soprattutto pensavo a quante cose ancora avevamo da fare insieme.
Non poteva essere accaduto proprio a lui.

Dopo qualche ora mi ero appisolata appoggiata sul letto di mio fratello mentre lui mi accarezzava la testa, avevo bisogno di chiudere qualche minuto gli occhi per tornare ad essere lucida.

«E' permesso?» sento una voce familiare, ma non apro gli occhi subito

«Prego..» sento rispondere mia madre, conosco questa voce

«LIAM!» apro gli occhi e scatto come una molla giù dal letto, fiondandomi tra le sue braccia.

Liam aveva fatto tutte queste ora di viaggio per essere qui con me, non mi sembrava possibile.

«Non sono solo...» Liam con un gesto della mano indica la porta e affacciandomi scopro il volto dolce di Grace e i biondi riccioli di Noah.

«Ragazzi grazie, non dovevate>> i ragazzi si stringono forte a me facendomi sentire tutto il loro affetto.

«Appena abbiamo saputo la terribile notizia ci siamo attivati per raggiungerti»mi dice Liam

«Non volevo che fossi sola» Liam mi avvolge con il suo possente braccio tirandomi a se mi stampa un bacio sulla fronte e va a prendermi un caffè, mi sentivo al sicuro, protetta ma continuavo a guardare verso la porta d'entrata come se aspettassi qualcun altro.

«Lui non c'è» mi dice Grace facendomi sobbalzare

«Di chi parli?» rispondo

«Di Daniel sciocchina»

«Cosa vuoi che me ne importi di Daniel?»

«Non mentire, anche se apena ha saputo la notizia è fuggito non so dove sia andato»

«Con Mary suppongo»

«No, da solo»

Liam e Noah ci porgono due tazze di caffè e io rientro a controllare se a mio fratello servisse qualcosa prima di tornare a casa per una doccia e per una dormita. I ragazzi avevano prenotato un albergo vicino l'ospedale e sarebbero andati via il giorno dopo.

Saluto mio fratello e mia madre, dopk saluto i miei amici e mi dirigo verso casa.

Ripercorrere la strada verso casa è strano, sembra tutto diverso ma tutto perfettamente uguale, forse sono cambiata io e questo mi ha fatto cambiare la percezione verso le cose. Piove un bel po' questo rende più faticoso il mio rientro a casa.

Arrivo fuori il mio vialetto, parcheggio l'auto di mia madre, e prendo le poche cose che ero riuscita a raccimolare prima di partire. Scendo dall'auto e mi dirigo verso la porta d'ingresso ma qualcosa attira la mia attenzione. Vedo qualcuno sotto il mio porticato ma con il buio e la pioggia non riesco a rendermi conto di chi fosse. Mi avvicino con cautela e con gli occhi sbarrati fin quando la sagoma fa un passo verso la luce e rivela la sua identità.

Non posso crederci, Daniel Walsh, è davanti ai miei occhi.

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