Metabolizzare

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La morte di mio padre ha segnato indelebilmente la mia vita.
È trascorso un mese dal suo funerale e io non avevo ancora rimesso i piedi sulla tavola.
Ero ancora frastornata, avevo ancora bisogno di tempo per metabolizzare.
Tutti continuavano a chiedermi "come stai" e tutti volevano che ne parlassi ma nessuno aveva capito che non avevo nulla da dire.
Paradossalmente, il modo migliore di aiutare qualcuno a superare un lutto è stargli vicino, ascoltarlo anche nei suoi momenti di silenzio e aspettare che torni a sorridere.
Ci vorrà tempo, ma succederà.

Ero impegnata ad accompagnare mio fratello a fare terapie, lo accompagnavo ogni giorno e restavo lì con lui per tutto il tempo.
Soffrivo per il suo dolore e gioivo per i piccoli miglioramenti che gradualmente faceva.
Grazie alle terapie era pessato dalla sedia a rotelle alle stampelle.
Non era facile neanche per lui, al peso del lutto portava il peso degli effetti dell'incidente, certe volte lo sentivo singhiozzare di notte come se si lasciasse andare alle sue emozioni solo al calare del sole.
Avevo provato più volte ad entrare in camera sua per stargli vicino ma preferiva stare da solo, e lo capivo.
Succedeva anche a me, far fronte alla perdita di qualcuno che ami è una delle più grandi sfide della vita e noi dovevamo superarla.

Dalla Surfrider continuavano a chiamarmi i miei compagni per sapere come stessi, tutti tranne Daniel.
Liam nonostante la mia sfuriata prima della partenza non era sparito.
Per giorni non ho avuto notizie di Daniel, neanche un messaggio mi aveva scritto e la cosa non era passata inosservata per me.
Sophie Ortega continuava a chiedermi quando sarei ritornata e io non avevo mai dato risposte certe. Non me la sentivo di mollare mio fratello e tornare a Malibu.

Dopo aver portato mio fratello a fare terapia decidiamo di comprare qualcosa da mangiare per cena, rincasiamo è nostra madre aveva già apparecchiato la tavola

«Allora? Come è andata oggi?» chiede mia madre

«Bene mamma» risponde mio fratello lasciando cadere le sue stampelle a terra con violenza

«Tesoro a te come è andata?» mi chiede rivolgendomi lo sguardo

«Bene..» noto degli strani sguardi tra mia madre e mio fratello come se mi nascondessero qualcosa

«Cosa succede?» chiedo

«Nulla... ma c'è qualcosa che dobbiamo dirti» risponde mia madre

«Mamma! Si era detto di aspettare dopo cena» dice mio fratello mentre estrae una busta dalla sua giacca di jeans

«Tieni» mio fratello e mia madre restano a guardarmi mentre apro lentamente la busta

«Un biglietto aereo per Malibu» dico impressionata, sapevo che non era una cifra che potevano permettersi al momento

«Mamma, Kevin non dovevate lo avrete pagato sicuramente un mucchio di soldi e...» mia madre mi interrompe

«Tesoro non lo abbiamo comprato noi»

«Eh no infatti... è stato spedito da qualcuno» mio fratello sorride maliziosamente porgendoli un altro bigliettino scritto a mano

"Torna da me"
Non c'era scritto altro.

«Allora? C'è qualcuno di speciale lì che vuole il tuo ritorno?» chiede mia madre e la cosa di disturba perché a quella domanda non sapevo dare una risposta. C'erano due persone importanti ma io volevo tanto che il biglietto fosse stato spedito da una.
Lascio cadere il mio corpo sul divano portando le mani al viso, non me la sentivo di ritornare mio fratello ha bisogno di me.
Mia madre siede accanto a me capendo perfettamente i miei pensieri

«So che non è facile, staremo bene noi»

«Mamma non posso lasciarvi soli qui con Kevin così poi»

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