Capitolo 15

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Mike

"Mike mi senti? Passo".
Balzo giù dal letto e cerco nel disordine di camera mia il wolkie tolkie, dal quale è uscita la voce di Dustin, sollevo vestiti e oggetti vari, finché non lo trovo per terra, vicino al letto.
"Dustin, ti sento, tu?" rispondo.
"Mike! Devi venire qui subito!".
"Qui dove?".
Mi ha preso alla sprovvista, sono le tre del pomeriggio e, come ogni giorno da quando sono in punizione, mi sto annoiando in camera mia, alternando passatemi alquanto statici tra loro, a volte guardo il soffitto, altre volte sfoglio le pagine di un libro senza leggerle attentamente, stare chiusi qui dentro è una vera tortura! E ora mi chiama il mio migliore amico chiedendomi di raggiungerlo chissà dove, sa che vorrei andarci ma non posso, perché infierisce in questo modo?
"Sono alla collina, all'antenna con cui contatto Suzie".
"Sono in punizione" gli ricordo.
"Trova un modo per uscire, ho bisogno che tu arrivi il prima possibile".
E' impazzito? Si rende conto di cosa mi sta chiedendo? Mi vuole spiegare che cosa sta succedendo?
"Come dovrei fare?" chiedo, essendo privo di idee su come fuggire da questa prigione.
Mia madre è in sala a ricamare qualcosa, mentre mio padre guarda il televisore, se scendessi e provassi a uscire mi noterebbero sicuramente. Spiego la situazione a Dustin ma lui non sembra demordere, mi chiedo cosa ci sia di così importante per creare tutto questo trambusto. Anche se in realtà non mi dispiace affatto, non ho nulla di meglio da fare al momento, uscire sarebbe fantastico.
"Chiedi a Nancy di distrarre tua madre" mi suggerisce.
"E mio padre?".
"Troverai un modo, ora ti devo salutare, ti aspetto qui, sbrigati".
"No Dustin! Aspetta!".
Nulla da fare, ha chiuso la conversazione, probabilmente ha cambiato frequenza. Ora che faccio? Beh, ho una sola opzione: seguire il piano di Dustin. Cammino in punta di piedi per raggiungere camera di mia sorella, mia madre non deve accorgersi di nulla. Busso e appena mi apre mi fiondo dentro, senza che mi abbia invitato a farlo. Lei mi guarda perplessa.
"Distrarresti la mamma per me?".
"Perché?".
"Devo uscire".
"Anch'io vorrei uscire! Perché dovresti farlo tu?".
"E' importante, Dustin ha bisogno di me".
"Per cosa?".
"Non lo so".
Sospira e alza gli occhi al cielo, immagino sia un no, almeno ci ho provato.
"D'accordo" sospira dopo averci pensato qualche istante.
"Davvero?? Grazie mille Nancy!".
Scendiamo e attuiamo il piano.
"Esci quando senti che siamo in cucina" mi raccomanda Nancy.
"Okay".
Lei si dirige da nostra madre e le propone di fare un dolce insieme, sapendo che questa è la sua debolezza, Karen ama cucinare e ci chiede sempre di preparare qualcosa insieme a lei, noi le rispondiamo spesso di no, oggi deve sentirsi fiera di sentirselo proporre da uno di noi. Si alza e segue Nancy in cucina. E' il momento. Mi aggiro furtivo nell'ingresso, recupero lentamente il cappotto dall'appendi abiti e apro la porta. Ce l'ho fatta! Guardo la sala per assicurarmi che nessuno mi abbia notato ma vedo che mio padre mi sta osservando con le sopracciglia alzate. Ci fissiamo. Accidenti! Mi rassegno e inizio a rientrare ma lui mi fa cenno di andare e mi fa un occhiolino. 'Grazie' mimo con la bocca prima di chiudermi la porta alle spalle.
Mio papà è un mito! Mi ha appena coperto, perché infondo anche lui considera assurdi i provvedimenti di nostra madre ma non si esprime spesso, anche se dovrebbe, lui ha idee molto più ragionevoli.
Dopo una ventina di minuti arrivo da Dustin, che mi sta aspettando con ansia, ma cos'ha oggi?
"Era ora!" commenta.
"Ho fatto il più in fretta possibile. Perché mi hai fatto venire fin qui?".
"Tieni questo" dice passandomi un cavo e collegandolo all'antenna "Devi tenerlo il più in alto possibile".
Faccio quello che mi dice mentre lui chiama Suzie nel suo wolkie tolkie, dal momento che non riceve alcuna risposta, gli chiedo:"Come mai oggi hai bisogno di tenere questo cavo in alto?".
"Ieri si è rotto un apparecchio legato al trasmettitore e ho dovuto prendere un cavo in sua assenza, ma non è pratico come l'altro, per ciò deve stare in alto per funzionare e io non riesco a tenerlo insieme al wolkie tolkie e i pulsanti" mi spiega.
"Chiaro".
Non mi dispiace essere qui, tenere un cavo è sempre meglio che fissare il soffitto. Inoltre, in questo modo, posso parlare con il mio amico invece che con le pareti, grandi evoluzioni direi.
"Suzie non risponde?" domando, vedendolo riprovare senza risultati.
"Non sono ancora le quattro, è sempre puntuale lei" risponde lui.
"Peccato che tu non possa uscire, ci manchi nel gruppo" dice poi.
"Vorrei svignarmela in ogni momento fidati, è orribile stare a casa per tutto il pomeriggio".
Parliamo un altro po' ma ci interrompiamo perché sentiamo la voce di Suzie uscire dal wolkie tolkie:"Dustinuccio ci sei?".
Dustin mi dice di tenere alto il cavo e io lo faccio, mentre sono intento a nascondere una risata per il nomignolo che Suzie ha dato a Dustin.
"Suzie amore mio! Come stai?".
"Bene, tu?".
"Tutto bene".
"Mi manchi Dustinuccio".
"Anche tu dolce Suzie".
E' alquanto imbarazzante restare qui ad ascoltare la loro conversazione, gli avrei lasciato un po' di privacy ma gli serve il mio aiuto per comunicare, dunque resto qui e cerco di tapparmi le orecchie, anche se con scarsi risultati, è impossibile non ascoltarli.
"Quindi è tutto confermato per Natale?" le domanda Dustin.
"Siii! Sono così felice di venire a trovarti! Dobbiamo prenotare un hotel, ne conosci qualcuno nella zona?".
"Ma quale hotel! Venite da me ovviamente".
"Sei il migliore Dustinuccio".
"E tu sei la mia dolce Suzie".
"Com'è andata a scuola?".
"Bene, a te?".
"Tutto bene. I compagni qui sono un po' freddi sai, non vedo l'ora di conoscere i tuoi amici".
"Ti piaceranno, ne sono certo, e tu piacerai a loro".
"Sei così carino".
"E tu così bella e dolce. Ci sentiamo domani?".
"Va bene, stessa ora?".
"Sì".
"A presto Dustinuccio".
"A presto dolce Suzie".
Una volta terminata la loro conversazione posso lasciare il cavo e riposare le braccia che ho tenuto diritte e rivolte verso l'altro per tutta la durata della conversazione. Mentre Dustin sistema, mi balena nel cervello un'idea, che non è affatto male ora che ci rifletto, così lo interrompo dicendo:"Posso provare a chiamare Undi?".
"Certo" risponde lui.
Mi passa accanto e afferra il cavo al mio posto, abbiamo invertito i ruoli a quanto pare. Premo il pulsante che mi consente di parlare e dico:"Undi sono Mike, mi senti? Passo".
Lo ripeto un paio di volte ma invano, non ricevendo una risposta in nessuno dei casi. Probabilmente sta facendo altro, sono le quattro passate, le avevo promesso di contattarla alle tre, potrebbe essere uscita. Un momento. Ma uscita con chi? No, non può essere. Riprovo ma dall'altra parte della chiamata non si sente niente. Probabilmente sta facendo qualcosa in famiglia, mi ha detto lei stessa che non ha legato con nessun altro al di fuori di essa, meglio che mi calmi e tranquillizzi. Riproverò a chiamarla un'altra volta. Lascio perdere e mi incammino verso casa con Dustin, anche se i miei pensieri volano spesso su Undici. Chissà cosa starà facendo ora, come sta, con chi sta,...
Spero abbia ricevuto la mia lettera, vorrei tanto avere una sua risposta, prima o poi dovrebbe arrivare.
Ora però non devo buttarmi giù, non servirebbe a nulla, anche se rivedere Undi è una prospettiva lontana, riusciremo ad aspettare, non possiamo fare altro. Novembre è arrivato e la prima settimana è già finita, il Ringraziamento è sempre più vicino, di conseguenza la nostra prossima visita è alle porte, basterà aspettare qualche settimana.
Ora sarà meglio che mi sbrighi a tornare a casa, se mia madre mi cerca e non mi trova sarò in guai seri, le mie due settimane di punizione sono quasi finite, non ne voglio certo altre!
Dustin mi accompagna fino a casa e nel mentre parliamo di vari argomenti: scuola, compagni di classe, canzoni, sport, ragazze,... Su quest'ultimo ci soffermiamo maggiormente, anche se siamo quasi arrivati a casa mia.
"A Undi sono piaciuti dei vestiti come regalo" dico, cercando di aiutare Dustin, il quale sta pensando a un possibile regalo da fare a Suzie per quando arriverà. Mi sembra un po' presto per le compere di Natale, essendo ancora novembre, ma capisco perfettamente quello che prova: è emozionato dall'idea di rivedere la sua ragazza e in qualche modo deve distrarsi.
"Suzie è diversa dalle altre ragazze".
"Anche Undi lo è".
"Questo è certo, sono entrambe uniche. Suzie è più propensa a dedicarsi alla scienza che allo shopping, per ciò stavo pensando di costruirle qualcosa".
"Hai già qualche idea?".
"Non ancora ma me ne farò venire una".
"Hai tempo".
Dopo poco ci salutiamo e io raggiungo il vialetto e la porta di casa. Ho paura di aprirla, temo di trovare mia madre ad aspettarmi con un battipanni in mano, ma non ho alternative, qui fuori si gela, l'inverno si sta avvicinando ogni giorno di più. Prendo una boccata di coraggio e apro la porta, mia madre sta andando in sala dalla cucina, mi vedrà, è inevitabile, sono nella sua traiettoria, le basta alzare gli occhi e le apparirò chiaro e tondo. Fortunatamente mio padre mi vede, si alza dalla sua poltrona e si piazza davanti a mia madre dicendole:"Che ne dici di cenare cara?".
"Va bene, prendo il libro con le ricette".
Cerca di superarlo per andare in sala a recuperare il ricettario ma lui si offre di prenderlo al posto suo, così Karen rientra in cucina e mio padre mi fa un cenno con la testa per dirmi di entrare velocemente.
Salgo di soppiatto le scale e lo ringrazio silenziosamente, mi ha coperto anche questa volta, evitandomi altri castighi assurdi. Passo a ringraziare anche Nancy, poi mi siedo sul letto a pensare. Mi manca tanto Undi, vorrei averla qui, ho bisogno di sentirla più vicina. Scendo nuovamente le scale e mi dirigo in cantina, il luogo in cui più di tutto ci piaceva giocare quando eravamo piccoli, ho passato gran parte della mia infanzia qui dentro con i miei amici e, quando abbiamo conosciuto Undici, l'ho fatta alloggiare qui. Mi siedo nell'angolo in cui avevo costruito il suo fortino per dormire, ciò suscita in me tanti ricordi... tutte le volte in cui l'ho osservata silenziosa e tenera mentre dormiva... quando mi sono recato lì ogni sera per 353 giorni a chiamarla, senza mai perdere le speranze... Quanto vorrei che fosse ancora qui.
Se ripenso a tutto quello che abbiamo passato insieme mi vengono i brividi, l'ho amata dal primo momento in cui l'ho vista e sono consapevole del fatto che qualche ora di macchina di distanza non ci separerà davvero.
Mi accovaccio a terra e abbraccio un cuscino, posandoci sopra il mento, se solo lei fosse qui...

MILEVEN~ Lontani per troppo tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora