Capitolo 18

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Undici

Sto piangendo e ansimando quando Karen entra nella stanza e mi chiede preoccupata cosa sia successo. Non riesco a parlare, sono paralizzata, non posso credere a quello che ho visto. Quei bulli hanno pestato a sangue Mike, il solo pensiero mi fa scendere altrettante lacrime che mi rigano il viso. Devo aiutarlo e subito.
“Dobbiamo andare. Mike è in pericolo” dico cercando di fermare i singhiozzi.
“Prendo la macchina” annuncia Karen scendendo le scale.
Si è fidata completamente di me e mi sta aiutando a raggiungere Mike, dobbiamo fare il prima possibile, non ho visto il seguito delle vicende, perché il dolore era già lancinante ma posso solo immaginare quale sia stato.
Dopo pochi minuti, che a me sembrano infiniti, arriviamo alla scuola del mio ragazzo. Apro lo sportello e mi fiondo di corsa dentro l’edificio. Giro per i corridoi alla ricerca di Mike, grido per farmi sentire, per fargli capire che sono qui e che lo sto cercando ma non ricevo risposte.
Quando svolto un corridoio vedo Mike insanguinato, con ferite nel viso e probabilmente anche nel corpo. Mi avvicino alla velocità della luce e inginocchio accanto a lui. Provo a porgli qualche domanda, se mi sente o se sa chi sono, ma non risponde, perciò constato che non sia cosciente. Sento il suo battito del cuore mettendo due dita sulla carotide. Batte. Avvicino l’orecchio alla sua bocca e sento i suoi respiri. Deve solo riprendere conoscenza, poteva andare peggio.
“Mike resta con me” dico in lacrime.
“Sono qui, sono io, Undi” continuo “Non mi lasciare”.
Gli stringo la mano e continuo a parlargli mentre osservo le sue ferite. Ne ha una sulla fronte e una sul labbro, ha anche un occhio nero, il quale è stato probabilmente causato da un pugno. Fortunatamente non hanno adoperato il coltellino che gli avevo visto sfilare dalle tasche, in quel caso sarebbe finita davvero male.
Quei bulli hanno esagerato, non avrebbero dovuto comportarsi in quel modo. Ora se la vedranno con me, poi vedremo se avranno ancora il coraggio di importunare il mio ragazzo.
“Mike svegliati!” lo supplico.
Lui tossisce e respira in maniera affannata. Si è svegliato!
“Sono qui, va tutto bene” cerco di rassicurarlo.
Gli ci vuole qualche istante per realizzare che cosa sia successo poco fa, quando si accorge che sono al suo fianco cerca di alzarsi a sedere e io lo aiuto tirandolo su, vorrebbe parlare ma è ancora troppo frastornato, perciò si limita ad abbracciarmi e io lo stringo forte, felice che sia ancora qui con me.
“Mi hai fatta spaventare tanto” gli confesso respingendo i singhiozzi che ancora mi colpiscono.
“Undi” mi chiama lui con la voce fioca.
“Sì? Sono qui tranquillo”.
“Graz-grazie” continua tossendo e sputando a terra un po’ di sangue che ha in bocca.
“Devo portarti in infermeria” gli comunico.
Lo prendo e aiuto ad alzarsi in piedi, fatica a camminare ma con l’aiuto di Karen, la quale ci ha appena raggiunti, riusciamo ad arrivare in infermeria.
Le bidelle lo mettono su un lettino e una di loro gli medica le ferite nel viso, disinfettandole, mettendoci una pomata e dei cerotti. Non ha nulla di rotto ma gli fa male una gamba per via dei calci ricevuti. Una volta medicato lo aiuto a camminare fino all’auto di Karen. Usciamo da scuola giusto prima che suoni la campanella e che gli studenti corrano a tutta velocità fuori dalle aule e dall’edificio.
Aspettiamo Karen vicino alla macchina, si è dovuta fermare a firmare alcuni documenti per quanto è accaduto, sporgerà denuncia a quei bulli dal momento che Mike ha fatto nomi e cognomi.
Mentre aspettiamo vedo uscire da scuola Lucas, Max e Dustin. Li osservo e sul mio viso spunta un sorriso, non li vedevo da tanto, li trovo bene. Lucas e Max si tengo per mano, suppongo che stiano ancora insieme, Dustin li segue intento a spiegargli qualcosa, non sento di cosa stiano parlando ma vedo che gesticola leggermente.
“Non gli ho detto che sei arrivata, non ne ho avuto occasione visto che sono arrivato in ritardo e sono iniziate subito le lezioni” mi comunica Mike, il quale ha sicuramente notato che li sto guardando.
Stanno andando nella direzione opposta alla nostra ma a un tratto Dustin si immobilizza e il suo sguardo si posa su di me, come quello degli altri due subito dopo.
Io gli sorrido e loro fanno lo stesso mentre corrono verso me e Mike, il quale è appoggiato alla macchina di Karen.
La prima a raggiungermi è Max, che stringo in un forte abbraccio, mentre ci salutiamo, poi passo a Lucas ed infine a Dustin.
“Non posso credere che tu sia qui!” dice Lucas.
“Già! Ci sei mancata tanto” aggiunge Max.
“E’ bellissimo rivederti Undi” conclude Dustin.
“Anche voi mi siete mancati!” rispondo io sorridente.
Nel frattempo Karen è arrivata e ha aperto la macchina.
“Resterei volentieri a parlare con voi ma ora dobbiamo andare, Mike si deve riposare” annuncio.
I loro occhi si posano su di lui e le loro espressioni cambiano nettamente, lo sommergono di domande su cosa sia successo e su chi gli abbia procurato simili ferite e botte.
“I soliti bulli mi hanno pestato quando sono uscito dall’aula per andare in bagno” taglia corto lui.
“Ti raggiungiamo più a tardi a casa, così puoi stare tranquillo e riposarti, parleremo lì” afferma Dustin.
“Va bene, a dopo”.
Ci salutiamo velocemente e rechiamo a casa.
Appena arriviamo Nancy e Ted ci travolgono di domande e anche a loro diamo la stessa risposta che abbiamo dato ai nostri amici.
“Li hai denunciati spero” domanda Nancy a Karen.
“Certamente” risponde lei.
“Verrò a scuola e gli darò una bella lezione” promette decisa a Mike.
“Verrò con te” dico aggiungendomi.
Percepisco che Mike è stanco e che vorrebbe solo ritirarsi in un luogo tranquillo in questo momento, perciò chiedo ai suoi genitori se possiamo pranzare in camera, così da farlo riposare nel letto. Loro acconsentono immediatamente, preoccupati per il trauma subito da loro figlio e Ted lo accompagna nella sua stanza insieme a me.
E’ stato orribile vedere anche solo parte di quello che gli hanno fatto, ho avuto così paura che potesse non svegliarsi più, mi sono sentita il fiato strozzato in gola. Fortunatamente ha ripreso conoscenza poco dopo che sono arrivata ma ancora è alquanto affaticato.
Soffro a vederlo star male ma devo mostrarmi forte e trasmettergli tranquillità per non farlo stare peggio. Devo tirarmi su e stargli accanto, ha bisogno di me e io sono qui.
Mi siedo accanto a lui, il quale si è steso nel letto e ha chiuso gli occhi per riposarli, anche se è sveglio.
“Grazie davvero Undi, non so come avrei fatto se non ci fossi stata tu”.
“Per te ci sarò sempre Mike”.
Mi prende la mano e la accarezza col pollice.
“Eri lì vero?” mi chiede.
Come fa a sapere che ero nella dimensione in cui mi trasporto per cercare le persone? Certo può averlo intuito perché sono arrivata subito dopo l’accaduto ma ho la sensazione che l’abbia capito in un altro modo.
“Sì” rispondo.
“Ho percepito la tua presenza, non ero sicuro ci fossi ma è come se avessi sentito che tu eri lì in quel momento, anche se non ti vedevo” prosegue lui.
Anche qualche anno fa, quando eravamo separati e gli facevo visita ogni sera, presumevo che lui mi sentisse in qualche modo. Mike ed io abbiamo un legame così forte che lui è l’unico a riuscire a percepirmi quando mi reco nella dimensione in questione.
Gli do un dolce bacio sulla guancia e mi sdraio accanto a lui.
“Mi dispiace tanto per quello che ti è successo” dico.
“Tranquilla, ora sto bene”.
“Quei ragazzi… hanno citato un episodio avvenuto tempo fa… di che parlavano?”.
“Un giorno mi hanno messo alle strette, come oggi, ma senza picchiarmi e hanno iniziato a parlare in modo assai maleducato di te, non ci ho più visito e gliene ho dette di tutti i colori”.
Sono commossa per il coraggio che ha avuto Mike a difendermi, ho un ragazzo davvero speciale, quei bulli la pagheranno, se la vedranno con me la prossima volta.
Abbraccio delicatamente il mio ragazzo e resto con lui nel letto a parlare per un altro po’. Dopo un paio d’ore si è ripreso, riesce a camminare come prima, gli sono rimaste solo un paio di more in una gamba e la testa non gli fa più male come questa mattina. Sta decisamente meglio.
Verso le quattro arrivano anche i nostri amici e ci mettiamo a parlare del più e del meno.
“Com’è la nuova città?” mi chiede Dustin.
“Bella ma mai quanto Hawins” rispondo.
Mi torna in mente solo ora ciò che mi ha detto Mike ieri sera, ovvero che Suzie verrà a trovare Dustin a Natale, perciò approfitto dell’occasione e gli domando maggiori chiarimenti, dal momento che è qui con me.
“Sii! Verrà! Sono così contento!”.
“Non vedo l’ora di conoscerla!” dico entusiasta.
“Sarà sicuramente una nerd come te” gli dice scherzando Max, la quale riceve una smorfia da parte di Dustin.
Ci raccontiamo a vicenda le novità di questi ultimi mesi, non parlavamo da così tanto, mi sembrano passati secoli. Mi mancavano i miei amici, sono felicissima di poterli rivedere tutti, vorrei rimanere qui con loro, anche se so di non potere.
Passa un po’ di tempo e i ragazzi si mettono a parlare tra di loro, così domando a Max come vadano le cose tra lei e Lucas.
“Bene, da quanto te ne sei andata non l’ho più lasciato” risponde lei.
“Brava, hai fatto bene”.
“Sto imparando da te”.
Passo uno splendido pomeriggio con i miei amici e il mio ragazzo, quando questi ultimi tornano a casa lasciandoci soli sono quasi le sette di sera. Non faccio in tempo a raggiungere Mike in sala che squilla il telefono. Ho il brutto presentimento che sia Joyce e che io stia per beccarmi una bella strigliata. Mi blocco di scatto e muovo lo sguardo da Mike, che mi fa cenno di avvicinarmi, a Karen che ha risposto. Me lo sento, questa volta Joyce mi rimprovera come non ha mai fatto, probabilmente l’ho delusa e mi dispiace ma cos’altro potevo fare? Avevo bisogno di rivedere Mike, è stato più forte di me.
“Undi è per te” dice Karen passandomi il telefono.
Deglutisco per calmare l’agitazione che mi ha colta e, passo dopo passo, mi avvicino al telefono, lo prendo e porto all’orecchio. Faccio un respiro profondo e pronuncio la parola che mi spaventa tanto:”Pronto?”.
“Undi!”.
“Jonathan?!”.
“C’è Jonathan al telefono?!” grida emozionata Nancy avendo sentito il suo nome.
Si avvicina e le passo volentieri il telefono, ho rimandato di qualche minuto la sgridata che mi attende, le lascio un po’ di privacy e mi siedo sul divano vicino al mio ragazzo, finché non mi richiama per parlare con Joyce. Il suo umore è alle stelle, gli sono bastati cinque minuti di conversazione col suo ragazzo per essere su un altro pianeta, sono così teneri insieme.
Quando rispondo al telefono in linea c’è ancora Jonathan, è bello sentirlo, lui è quello che mi può capire meglio.
“Perché non mi hai detto niente?” mi chiede.
“Mi dispiace, ho sentito la necessità di partire quando siete usciti tutti”.
“Nostra madre stava per chiamare la polizia, l’ho fermata io dicendole che eri sicuramente andata da Mike”.
“Grazie, facevo affidamento su di te infatti, sapevo che avresti intuito tutto”.
“Promettimi che la prossima volta mi avviserai però”.
“Lo prometto”.
Mi passa Joyce e devo allontanare il telefono dall’orecchio per quanto urla, mi sono meritata il suo rimprovero, ho sbagliato a non avvisare nessuno e muovermi da sola, lo riconosco. Mi stupisco del fatto che non mi abbia dato alcuna punizione, infondo anche lei avrebbe fatto lo stesso per amore, per questo mi perdona e abbona questa pazzia.
“Ti verrò a prendere domani” mi annuncia.
“Posso restare qui fino a domenica?” la supplico.
“Non se ne parla!”.
Guardo Mike desolata e lui capisce che non è andata come speravamo ma non demorde, si alza e mi prende il telefono dalla mano.
“Joyce sono io, Mike” dice.
Non sento le risposte di Joyce ma ascolto attentamente ciò che dice Mike per comprendere come stiano procedendo le sue strategie di convincimento. Deve insistere parecchio ma, alla fine, a convincere Joyce a lasciarmi qui fino a domenica è la spiegazione di Mike del fatto che abbiamo entrambi bisogno di stare vicini per un altro po’. Joyce sa quanto io abbia sofferto per la lontananza, dunque acconsente a farci passare qualche altro giorno insieme.
Dopodiché si accorda sulle ultime cose con Karen e si salutano dolcemente facendo anche qualche chiacchiera, in quanto amiche da tanto tempo.
Io abbraccio forte Mike e lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per me. Lo guardo e bacio, in questo momento scompaiono tutti i pensieri e le emozioni negative che abbiamo provato oggi, restiamo solo io e lui.
Passiamo una serata in famiglia tranquilla e piacevole, ad un certo punto mi ritiro a parlare con Nancy, cosa che mi piace tanto fare, poiché mi trovo molto bene con lei, la quale mi promette che uno di questi giorni usciremo nuovamente a fare un giro insieme.

MILEVEN~ Lontani per troppo tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora