Capitolo 24

76 7 12
                                    

Mike

“Arrivo mamma!” grido cercando di zittirla.
Sono in camera mia e mi sto vestendo alla velocità della luce, dobbiamo andare a scuola e sono in ritardo, perciò devo darmi una mossa o dovrò entrare alla seconda ora. Dustin è già pronto, per cui è sceso a fare colazione, pasto che credo salterò per questa mattina. Mi sono svegliato tardi ma la colpa di ciò risiede nel fatto che sia stato sveglio fino a tardi questa notte, non riuscivo ad addormentarmi, perché non facevo altro che pensare a lei, a Undi. E’ partita da più di una settimana e, tra un impegno e l’altro e la scarsa linea telefonica, non siamo riusciti a sentirci. Oggi proverò a chiamarla, nella speranza che mi risponda e che riusciamo a parlare. Mi manca tanto, penso a lei continuamente, anche se so che dovrei fare delle cose, mi distraggo e la mia mente vola su di lei. Chissà che cosa sta facendo ora, magari è già uscita per andare a scuola o magari è in ritardo anche lei, forse anche lei sta pensando a me in questo momento.
Pongo fine ai miei interrogativi infilandomi le scarpe e scendendo le scale di corsa, prendo il giubbotto ed esco con Dustin. Pedaliamo velocemente per raggiungere la scuola il prima possibile ma nel frattempo ne approfittiamo per parlare.
“Oggi potremmo andare all’antenna” propone Dustin “In questo modo potresti provare a chiamare Undi con il wolkie tolkie e non avreste ascoltatori vicino; inoltre, se non funzionasse avresti sempre la possibilità di chiamarla dal telefono di casa”.
“Certo, va benissimo”.
“Perfetto”.
“Dì un po’, andiamo all’antenna solo per Undi?”.
“Beh beh… io… anche per Suzie”.
Sorrido soddisfatto per averglielo fatto ammettere e proseguiamo la conversazione fino a scuola, affrontando molteplici argomenti.
Una volta lì parcheggiamo le biciclette ed entriamo appena in tempo. E’ suonata ora la campanella, raggiungiamo la classe e ci sediamo rapidamente vicino a Lucas e Max.
Il professore entra e ci alziamo tutti in piedi, per poi sederci e seguire il resto delle lezioni.
Nel pomeriggio mi reco con il mio amico Dustin sulla collina che conserva l’antenna da lui costruita e sopporto pazientemente la fatica della salita, pensando che ne vale la pena per parlare con Undi.
Colleghiamo i vari cavi e sincronizziamo i nostri wolkie tolkie. Dustin mi comunica di provare per primo, così mi inginocchio, faccio un profondo respiro e parlo sperando di ricevere una risposta. Mi manca così tanto Undici, mi dispiace di non essere riuscito a sentirla in questi giorni, le avevo promesso che ce l’avremmo fatta, che non ci saremmo abbattuti, invece sembra che non sia andata così. Però c’è ancora una speranza, chi dice che questa volta vada come le precedenti? Non si deve partire risoluti, convinti che tanto non cambierà nulla, non ci si deve far influenzare dal passato negativo, è necessario credere in sé stessi e avere sempre una speranza.
“Undi, sono Mike, mi senti? Passo” dico con voce tremante per l’emozione.
Rispondi! Rispondimi! Spero con tutto me stesso di sentire la sua dolce voce rivolgersi ancora alla mia e sto per perdere le speranze quando percepisco dei suoni, è lei! Ne sono sicuro, probabilmente sta cercando di sincronizzarsi, così la guido ricordandole ciò che deve fare.
“Mike!” risponde alla fine.
“Undi!”.
“Non sai quanto sono felice di sentirti!”.
“A chi lo dici! Come stai?”.
“Bene, tu?”.
“Ora sto bene”.
“E’ successo qualcosa?”.
“Mi mancavi tu”.
“Anche tu mi sei mancato”.
“Ho provato a chiamarti ma la linea ha fatto i capricci”.
“Già, siamo perfino rimasti senza corrente per un giorno. Ho molte cose da raccontarti, puoi parlare?”.
Guardo Dustin che mi fa cenno di risponderle certo, dal momento che abbiamo parecchio tempo a disposizione.
“Certo” rispondo.
“Ho una nuova amica!”.
“Che bello! Come si chiama?”.
“Meredith, è davvero dolce e simpatica”.
“Sono felice che tu abbia trovato qualcuno con cui passare il tempo nella nuova città”.
Qui ad Hawkins Undi aveva degli amici: Max, Dustin, Lucas,… E’ giusto che leghi con persone nuove anche dove si trova ora. E’ anche vero che nel periodo in cui ha frequentato costantemente Max è cambiata leggermente, è arrivata anche a lasciarmi su consiglio dell’amica, ma sono sicuro che questa volta sia diverso, la scorsa volta c’erano stati così tanti ostacoli a impedirci di stare insieme. Ora le cose vanno decisamente meglio e le farà più che bene avere un’amica con cui parlare e divertirsi.
Mi racconta di come si siano conosciute, dell’attrazione che crede Meredith abbia per Will e di come lui si stia comportando ultimamente per via di Lydia, la sua attuale ragazza.
Non posso credere ai suoi racconti, Will è sempre stato timido e riservato, cosa troverà mai in Lydia? Perché non ha notato Meredith? Perché non si è messo con lei invece che con quella vipera? Non lo capisco proprio, come d’altronde anche Undici.
“Non vedo l’ora di rivederti Mike! Questo weekend sarà magico!”.
“Anch’io! Allora a presto”.
“A presto. C’è Dustin con te?”.
“Sì, come fai a saperlo?”.
“Ho sentito i suoi passi mentre cammina avanti e indietro. Ciao Dustin”.
“Ciao Undi” risponde lui.
Ci salutiamo e chiudiamo la conversazione. Passo il wolkie tolkie al mio amico, il quale si prepara a chiamare Suzie, mentre io faccio i salti di gioia, sentendomi al settimo cielo per essere riuscito a contattare Undi! Mi era mancata così tanto… Finalmente siamo riusciti a parlare, dentro di me si ripetono le dolci frasi da lei pronunciate e la mia mente balza da un sogno all’altro.
Anche se siamo lontani la sento vicina in questo momento, è stato sufficiente sentire la sua voce per tranquillizzarmi e rendermi sereno, ora so come stanno le cose e non vedo l’ora che Undici ci raggiunga per il Ringraziamento.
Dopo non molto anche Dustin finisce di parlare con Suzie e ci incamminiamo verso casa, approfittiamo del tragitto per parlare e viene fuori l’argomento riguardante la scomparsa di sua madre.
“Non so che cosa fare, penso a lei molto spesso” mi confessa Dustin.
“Dovremmo indagare”.
“Già, non so se sono in grado di farlo però, il dolore che ha lasciato in me è ancora forte”.
“Dustin ascolta, sei una tra le persone più in gamba che io conosca, se vuoi trovarla puoi farcela, io ti aiuterò, ma ho bisogno della tua collaborazione”.
“Hai ragione”.
“Tu sai informazioni che nessun altro conosce, te ne ricordi qualcuna?”.
Lui ci riflette un attimo e alla fine si limita a dire:”So dove andare, seguimi”.
Mi trascina fino all’ufficio in cui lavora sua madre, saliamo le scale di corsa e facciamo il nostro ingresso nell’ufficio in maniera silenziosa, cercando di passare inosservati, ci nascondiamo dietro un gruppo di adulti e dirigiamo con cautela nella stanza vuota in cui lavorava la madre di Dustin. Chiudiamo la porta e Dustin inizia a rovistare tra i cassetti, in cerca di qualcosa, non capisco che cosa stia cercando, non so come aiutarlo dal momento che non mi ha ancora spiegato nulla. Si comporta come se sapesse esattamente cosa fare, perciò mi limito a osservare la stanza.
Dopo qualche minuto inizio a sfogliare alcuni documenti sulla scrivania, mentre Dustin forza un cassetto chiuso a chiave per estrarne un foglio. Lo legge con attenzione e me lo passa. Rimango scioccato dalla lettura. Scopriamo che sua madre ha firmato un contratto per un trasferimento nella città in cui vive attualmente Undici, per delle mansioni specifiche che non sono presenti nel contratto. Inoltre, la madre di Dustin non ha specificato, nella lettera lasciata al figlio, che si tratterà di un mese solo se riuscirà nel suo compito, altrimenti dovrà stare via per circa un anno.
Dustin si appoggia alla scrivania con una salda presa per non cadere a terra distrutto. Mi avvicino e lo abbraccio. Mi dispiace tanto per lui e per quello che è successo a sua mamma, deve essere straziante vivere in una situazione del genere. Mi sento leggermente in colpa per averlo spinto a indagare sulla questione, se soffriva prima, ora sta molto peggio, ha scoperto che il mese di cui parlava sua madre potrebbe diventare un anno e la disperazione l’ha avvolto in maniera totale.
“Dustin mi dispiace tanto” mi scuso.
“Tranquillo”.
“Non avrei dovuto proporti di indagare”.
“Hai fatto bene”.
“Ne sei sicuro?”.
“Sì, almeno ora sappiamo dove si trova”.
“Già, non posso credere che sia nella stessa città di Undi”.
“Devo vederla”.
“Ti prometto che ci andremo”.
Usciamo dall’ufficio nella stessa maniera con cui siamo entrati: di soppiatto. Prendiamo le bici e raggiungiamo casa mia, sono già quasi le sette di sera, si è fatto tardi con tutti i giri che abbiamo compiuto questo pomeriggio, dovremmo studiare un po’ per il test di domani.
Quando entro in casa sento una folata di aria calda avvolgermi, ci voleva, fuori fa molto freddo, l’inverno è sempre più vicino e le temperature scendono di giorno in giorno sempre di più.
Nancy ci viene incontro e dice una marea di cose alla velocità della luce, non capisco quasi niente, ho l’impressione che abbia nominato Jonathan e Undici ma non ho compreso ciò che ha detto. Così le chiedo di ripeterlo parlando lentamente e con calma.
“Ha telefonato Undi”.
“Che cosa?!”.
Undi?! Mi chiamato?! E non le ho risposto?!
“Le ho detto che non eri in casa, così mi ha passato Jonathan e ho conversato con lui”.
“Quando ha chiamato?” domando impaziente.
“Circa un’ora fa”.
“Erano in città?”.
“No, vedi, è qui che arriva la novità. Undi ti ha chiamato per comunicarti che hanno esteso la linea telefonica fino a casa sua e che Joyce ha comprato un telefono e lo ha montato in casa”.
Nella mia mente si insinua la speranza di riuscire a sentire la mia ragazza con molta più frequenza, se è vero quello che dice Nancy…
Devo verificarlo e all’istante!
“Qual è il numero?” chiedo a mia sorella.
Lei me lo passa e, mentre lo digito nel telefono di casa, aggiunge:”Ha telefonato anche per dirti un’altra cosa”.
“Che cosa?” chiedo continuando a inserire i numeri che compongono il suo numero di casa.
“Non lo so, ha detto che te ne avrebbe parlato quando l’avresti richiamata”.
L’emozione mi avvolge mentre inserisco l’ultimo numero nel telefono di casa, sento la necessità di sapere che cosa Undi volesse dirmi e sono elettrizzato all’idea di poterci parlare molto più spesso. Appoggio la cornetta all’orecchio e aspetto. Squilla.

MILEVEN~ Lontani per troppo tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora