30. Grazie per essere qui.

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Clare.

Il giorno era arrivato e io me la stavo facendo addosso. Mi ero alzata presto, mi ero arricciata i capelli e Arya mi aveva truccata. Avevo trascorso tutta la mattinata a parlare con lei, non perché avessi bisogno di un'amica ma di una psicologa. Ero nervosa quanto la prima volta, era un'emozione che non si dimenticava facilmente. I bambini mi avevano accolta con un mazzo di fiori rosa ed io ero scoppiata in lacrime distruggendo tutto il lavoro di Arya. Così, dieci minuti prima della discussione, Arya ricominciò il suo lavoro da capo. La mia università aveva sede in Italia ma la mia discussione sarebbe avvenuta in inglese, tramite computer. Sorrisi quando ricordai la mia prima laurea: discussi in auditorium, davanti a tremila persone, con amici e parenti pronti a fare festa. Erano cambiate parecchie cose, tre anni dopo. I miei genitori non sapevano nulla, nemmeno i miei amici italiani, ma ero circondata da un'altra famiglia: quella del cuore.

Avevo decorato il tavolo tutto in rosa, il mio colore preferito. Anche la festa, organizzata da Arya in palestra, era tutta decorata in rosa. Non vedevo l'ora di discutere, arrivare e ubriacarmi. Anche se all'inizio non avevo approvato l'idea della festa, quel giorno ne ebbi bisogno più che mai.

Quando il collegamento con il rettore dell'Università si aprì, tremavo come una foglia. Strinsi la mano di Arya, nascosta accanto a me. Tutti mi erano vicini, potevo sentirli. Iniziai a discutere, spedita e fluida, felice di presentare il mio discorso. Avevo portato la disabilità, come era giusto che facessi, concludendo con la spiegazione del progetto in ospedale. Ero così felice che avevo pianto dalla gioia tutto il tempo, mentre Arya piagnucolava sul suo lavoro da rifare.

Fui congedata con la lode e una sfilza di coriandoli mi vennero sparati addosso. Abbracciai tutti i bimbi, uno ad uno, poi Arya, Matt, Mark, l'infermiera di Anne, Anne, e infine Brook.

Quest'ultimo non mi aveva tolto gli occhi di dosso un secondo, come negli ultimi tre giorni. Mi aveva lasciato bigliettini di scuse ovunque, mi aveva regalato dei fiori e un nuovo collare per Pannocchia. Ma qualcosa era cambiato.

Quando la festa iniziò, in palestra trovai la metà dello staff dell'ospedale a festeggiare con noi. C'era una quantità di cibo spropositata ma i bambini ci misero poco a spazzolare via tutto. C'erano davvero tutti, anche chi non vedevo da un pezzo: Jack. Più tardi avrei chiesto ad Arya cosa le fosse passato per la testa. Jack venne verso di me, squadrandomi così a fondo che mi pentii di aver indossato quel vestito rosa così attillato.

"Ehi" Mi salutò con due baci in guancia che accolsi con troppa enfasi.

"Ehi!" Mi rendeva nervosa, dovevo ancora capire perché.

"Congratulazioni" Mi disse "Ti ho portato questo." Mi consegnò un pacchetto regalo.

"Grazie, non do-" Venni interrotta da un braccio che venne cinto sui miei fianchi. Sussultai quando vidi di chi si trattasse.

"Clare, puoi venire un attimo con me?" Brook ci parlò sopra.

"Ora non posso." Era vero.

"È urgente." Mi guardó e subito colsi l'occasione per togliermi Jack di mezzo ma presto mi sarei tolta anche Brook. Era davvero cambiato qualcosa, non riuscivo più a stargli vicino come prima.

"Scusami Jack." Appoggiai il regalo sul tavolo dei regali e lo congedai con un gesto della mano. Nel frattempo Brook si affrettò a raggiungere l'uscita della palestra.

"Aspetta!" Gli urlai, correndogli dietro. Me lo ritrovai fuori dal locale, con un biglietto tra le dita.

"Questo è il mio regalo per te."

"Brook se è di nuovo un biglietto di scuse ti ho già detto che non c'è bisogno, le ho accettate!" Non stavo dicendo del tutto la verità, sentivo un gran casino dentro.

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