23. Perché ti voglio bene

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Brook.

Una giornata iniziata di merda non poteva che finire come merda.

Dopo aver bevuto tutta la notte come una spugna ed aver vomitato tutto il giorno, avevo dovuto pure controllare un'erezione che rischiò di mandarmi matto. Quelle spalle abbronzate e quelle tette scoperte mi ricordarono quanto trovai morbida la sua pelle, due sere prima. Assunse una posizione e uno sguardo provocante, su quella fottuta gondola, che non avrei dimenticato presto.

Anche lei non aveva scherzato a confondermi le idee. Solo poche ore prima di quella provocazione litigammo, fu la prima volta che mise da parte la gentilezza. Mi aveva sbattuto in faccia la realtà ed avevo preferito cimentarmi in una sbornia allucinante pur di non ricordare i suoi occhi affliti e quella frase. Quattro parole stravolsero la mia vita completamente. Perché ti voglio bene, mi aveva detto. Sommato a tutto ciò che fece per me la sera prima, e non solo, mi aprì gli occhi su una realtà dolorosa: quello che chiamavo interesse si stava avvicinando a un qualcosa chiamato amore.

Dopo di Alicia mi ero promesso di non immettermi più in tali faccende. Eppure, il sentimento per Alicia sembrò non assomigliare a quella circostanza intensa che stavo vivendo con Clare. Mai nella mia vita mi trovai così in difficoltà, nonostante ci fossero altre mille motivazioni per cui sarei dovuto rimanere turbato: ad esempio, il litigio con Mark. Né lui né Fiona mi avevano più contattato, nemmeno per sentire se fossi arrivato sano e salvo, ma immaginai lo sapessero già.

Come una ragazzina adolescente, quella sera saltai la cena per passare un'ora al telefono con Matt. Arrivammo a Bologna prima che si fece buio e ci vennero assegnate le stanze. Fummo più sfortunati rispetto al lusso che trovammo a Milano, ma non mi lamentai. Ognuno aveva la sua stanza singola, a parte i ragazzi, e rimanere da solo fu tutto ciò di cui ebbi bisogno dopo una giornata infernale. Ovviamente a mettere il carico da dodici, quel giorno, ci si mise Rich il mingherlino. Fu palese che quel ragazzo ci provasse con lei e fu proprio quello l'argomento che affrontai tutta la serata con il mio migliore amico.

"Il fatto è che è così ingenua!" Mi tirai i capelli.

"Ma magari ti stai sbagliando"

"Ti dico di no, dovevi vedere come si guardavano"

"Vuoi che chieda ad Arya?"

"Posso chiederglielo anch'io ma non credo che lo sappia" Borbottai.

"Si ma perché ti stai arrabbiando?" Mi chiese "Se hai detto che si sono salutati probabilmente non si vedranno per un po'"

"O forse sì"

"O forse no!" Sbottò "Cristo, sono tre ore che parliamo di quello lì! Possiamo cambiare discorso? Piuttosto, dimmi come si sta comportando la mia fidanzata"

"Sembra una suora di clausura, mangia e dorme"

"Si sta divertendo?"

"Penso di sì" Gli risposi, alzando le spalle come se potesse vedermi.

"Ah è vero scusami, dimenticavo che al posto degli occhi hai i prosciutti."

"Finiscila!"

"Perché invece di stare al telefono con me non vai a parlarle?" Mi disse "Sarà sicuramente un passo avanti verso il matrimonio."

"Finiscila" Ringhiai di nuovo "Lo sapevo che non dovevo chiamarti."

"È proprio questo il fatto, le persone che più ti vogliono bene ti sbatteranno sempre in faccia la realtà." Immaginai un ghigno sul suo volto, fiero per aver centrato in pieno il suo obiettivo: farmi attaccare.

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