5.Divano

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Brook.

Dopo pranzo eravamo rimasti tutti a tavola a parlare del più e del meno. Persino Rob e Dylan non avevano litigato. Non era mai capitato in tutti questi anni.

Da quando Clare aveva messo piede in quella casa tutto aveva un verso. Giusto o sbagliato che sia, almeno la vita di quei ragazzi era finalmente piena di impegni.

"Va tutto bene piccola donna" Clare si era seduta sul divano dieci minuti prima con Jasmine sulle gambe. L'aveva presa in braccio, le aveva fatto assumere una posizione comoda e le aveva iniziato ad accarezzare lo stomaco. Jasmine non aveva esitato a farsi prendere. Il fatto che quella bambina non avesse le gambe l'aveva sempre fatta vergognare. Clare sapeva come muoversi, come spronarla, ed io dovevo ancora capire come facesse.

"Perché continui a mangiare quelle porcherie se ti fanno male?" Matthew posò una mano sulla fronte di Jasmine per sentire se fosse calda.

Matthew era sempre stato molto protettivo verso di lei.

"Sono troppo buone" Mugugnò la bambina.

"E tu sei troppo testarda" Le rispose.

Mi venne da ridere e nemmeno Clare riuscì a trattenersi. I bambini erano abituati a farsi forza a vicenda e a volte sembravano più grandi dell'età che avevano. La mia paura più grande era che si dimenticassero di essere bambini. Io, ad essere veramente chi ero, non ero mai stata bravo.

Arya mi ripeteva spesso cose che non riuscivano ad entrarmi in testa. O forse che non volevo mi entrassero. Il giorno prima avevamo avuto una seduta e le avevo raccontato dell'ultima settimana, dei crampi, del simpatico dottor Hamilton e di Mark. Ogni volta che uscivo dal suo studio mi sentivo impazzire perché venivo messo di fronte alla realtà: "più ti ostini a non accettare che le cose vanno fatte con calma e più soffrirai Brook". In realtà quelle cose mi venivano dette da tutti ma Arya era un punto di riferimento importante. Sapevo anche che non potevamo continuare a lavorare insieme e ad avere un rapporto paziente/dottoressa allo stesso tempo. Ma non volevo accettarlo.

Quando poche ore prima, a tavola, era uscito quel discorso, avevo sentito il suo sguardo gelido entrare nelle mie ossa. Quando era stata Clare a fulminarmi, lo sguardo gelido era entrato nel mio petto. Quei bambini sarebbero diventati uomini e donne con una caratteristica che li avrebbe accompagnati per tutta la vita: sarebbero stati dipendenti da qualcuna o da qualcosa. Per forza di cose. A quei bambini aspettava una battaglia non indifferente che io stavo perdendo miseramente.

"Non pensi che questo divano sia troppo freddo?" Sussultai quando Clare mi parlò.

Mi ripresi dai miei pensieri guardando la ragazza di fianco a me "Vuoi una coperta?"

"No, intendo dire che qui è tutto troppo bianco" Si guardò intorno cercando di non svegliare Jasmine.

"Non ti piace?" In realtà avevo provveduto io all'arredo della casa, aiutato dal mio migliore amico Matt.

"È molto bello invece" Mi disse "Però forse ci vorrebbe qualche foto in più, qualche disegno..."

"Più colore?" Le chiesi.

Lei annuì.

"Provvederò" Le dissi.

"Tu provvederai?"

"Sì, quando ci hanno assegnato il residence c'era solo la cucina ma io e un mio amico abbiamo comprato il resto. Mark ha fatto in modo che i soldi bastassero per un po' ma il fondo fiduciario è praticamente nullo, l'unica cosa che lo stadio ci paga sei tu" Le risposi con un tono che sembrava più d'accusa che altro.

"Io?" Chiese timidamente.

"Non fraintendere, non penso che tu sia una spesa" Ero riuscita a metterla in imbarazzo per l'ennesima volta "Quelli del fondo fiduciario sono dei bastardi, a mala pena ci pagano annualmente per fare la spesa"

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