Brook.
Il ritorno a casa fu il viaggio più traumatico di tutta la mia vita. L'aereo aveva avuto delle turbolenze fortissime e uno dei ragazzi si era sentito male. Clare mi aveva scortato tutto il tempo, per assicurarsi che non facessi mosse sbagliate, e Arya non smetteva di starle appiccicata. Inoltre, non ero riuscito a chiudere occhio e mi ero dovuto subire un muso triste da parte delle due. Fui sicuro che la ragione provenisse dalla sera prima ma decisi di non chiedere. Mi aspettai che fosse stata Clare a raccontarmi tutto. Quel viaggio ci aveva aiutati a costruire un rapporto. Non avevamo un etichetta e a me andò bene così.
Dopo un tremendo atterraggio toccammo terra americana con circa una ventina di gradi di differenza dall'imbarco. L'estate era finalmente arrivata, non c'erano dubbi, e noi tutti indossavamo abiti pesanti. Ci spogliammo alla rinfusa, infilando i vestiti chissà in quale valigia dell'altro.
Quando salimmo sul pulmino, diretto al residence dell'ospedale, il telefono di Clare iniziò a vibrare ininterrottamente.
"Ma che diavolo..." Mi guardò sbalordita anche lei dalla quantità di messaggi appena ricevuti.
"Sei ricercata?" Ridacchiai.
"Sono tutti da un numero sconosciuto." Mi disse "Uno da Mark che ci chiede se stiamo bene, Matt che mi chiede quando arriviamo e..."
"E?" A quel punto le guardai lo schermo: testa di ruggine.
In realtà a preoccuparmi di più fu la miriade di messaggi senza testo ricevuti dal numero sconosciuto. Furono circa una cinquantina, tutti vuoti. Solo uno conteneva qualcosa: un indirizzo.
Portland Road, 3.
"Conosci questa via?" Le domandai.
"No" Alzò le spalle "Sarà sicuramente uno scherzo."
"E se non lo fosse?" Le chiesi "Magari è quel maniaco che ti ha chiamato l'altra mattina, o forse dovrei dire in piena notte visto che ha chiamato da qui!"
"Secondo me ti fai troppi problemi" Sbuffò "E poi non mi sembrava un maniaco, piuttosto un disperato uomo in cerca d'aiuto."
"Si, certo." Borbottai.
Decisi di lasciarla stare ma quell'indirizzo me lo stampai bene in testa. Discutere con Clare era peggio che discutere con Arya. Se riteneva che un oggetto fosse rosa anziché palesemente blu, dovevi dirle che fosse proprio rosa o non avrebbe smesso di borbottare!
Involontariamente, mi uscì un sorriso.
Quando finalmente arrivammo al residence, quel cazzuto di Matt ci venne incontro. Prese Arya per le spalle, la squadrò e poi iniziò a limonarle pure le budella. Feci un verso di disgusto che fece ridacchiare tutti. Almeno aveva avuto la decenza di aspettare che i ragazzi si chiusero nelle loro stanze!
Nel frattempo, una palla di pelo bianca corse a slinguazzare la faccia di Clare. Un sorriso vero le si dipinse sul volto."Tutti a pomiciare?" Sbottai.
"Che c'è, sei invidioso?" Il mio migliore amico si staccò dal viso della sua biondina e mi guardò con le braccia aperte.
"Non di te" Feci una smorfia "Scusami Arya, con tutto il rispetto."
"Già" Matt rise "Preferisci le more, non è vero?" Con un occhiolino e una botta d'anca a Clare, venne ad abbracciarmi. In realtà non glielo permisi, gli sferrai un pugno nei gioielli per poi lasciarlo mugugnare dal dolore.
"Bastardo." Disse a denti stretti.
"Te lo sei meritato." Rispose Clare al posto mio, con il volto in fiamme.
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Full Of Emotions
Chick-LitBrook Carlton ha trascorso la maggior parte dei suoi giorni su una sedia a rotelle, senza dipendere da nessuno. La sua perseveranza lo ha portato a diventare l'uomo che è oggi: indipendente, sportivo, con un ottimo lavoro e con la voglia di camminar...