Capitolo 2

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Sono passati due mesi da quando ho ripreso a camminare da solo.
Che liberazione!
Stare chiuso in quella tenda, era una tortura.
Il primo problema che ho affrontato è stato capire dove diavolo mi trovavo. Risposta facile: su di una cazzo di isola sperduta nel mare, a largo di un continente di nome Giltena.
Bello, eh? No, per niente.
Non sono di certo in vacanza.
Secondo problema, l'isola è abitata da un tribù di nudisti. Si, nudisti.
Allora, gli uomini girano con un perizoma o vanno nudi (cosa che mi infastidisce, dato che di palle ne posso fare anche a meno), mentre le donne indossano un gonnellino corto e lasciano le tette scoperte. Anche questa cosa non mi piace per niente: dove finisce la fantasia da pervertito? Uno non si immagina nemmeno la taglia, hanno tutta la merce in bella vista!
Vabbè, lasciamo stare i pensieri strani della mia mente poco casta.
Quasi tutti gli abitanti hanno la pelle scura, simile al color caffè, capelli neri, crespi e ondulati: gli uomini li portano corti o intrecciati, le donne invece li hanno pieni di piume e fili colorati.
Potete ben immaginare che un uomo con un fisico scultoreo, pelle chiara, capelli rosa, non passa di certo inosservato. Ecco, perchè il capo villaggio mi ha chiesto di vestirmi interamente. Pare che le ragazze mi guardassero con troppo interesse, e anche gli uomini avessero iniziato a fare dei pensieri.
Beh, qui non ci si fa tanti problemi se un uomo va' a letto con un altro uomo, ma lasciamo correre.
Terzo problema, la pulizia.
D'accordo, sono conscio che non si può avere il rasoio (sostituito da un pezzo di conchiglia tagliente), lo shampoo per capelli e la lozione per la pelle, ma non si può fare il bagno in mare ogni santo giorno.
Si, in mare.
Va bene. Direte voi, che problema c'è? Non ci sono problemi. E allora che ti lamenti a fare?
Fatevi il bagno il mare per le prossime due settimane e venitemelo a dire: la pelle diventa bianca e secca. Se uno ci passa sopra una pietra, si rompe.
Gli abitanti dell'isola usano del grasso animale dall'odore nauseabondo per rendere la pelle morbida e setosa, solo che dopo puzzano di maiale. Allora perchè non si fanno il bagno nell'acqua dolce? La risposta è semplice, per motivi religiosi.
Pare che un dio viva nell'acqua dolce, e farci il bagno sarebbe un sacrilegio.
Purtroppo, non ci tengo ad avere addosso l'odore di carne morta e visto che non credo alle loro strambe superstizioni, di nascosto vado a fare il bagno in delle polle d'acqua dolce nascoste nei boschi, che circondano il villaggio.
Di solito, mi accompagna Frido, un giovane ragazzo. Uno stupido, in effetti.
Va bene. Da qui si aprono altri due problemi.
Il primo è legato ai nomi. I tipi dell'isola non hanno nomi come noi; i nomi più frequenti sono Pantera Bianca, Armadillo Astuto oppure Scroto di Leone (poverino quel tipo, lo compatisco). Esistono poi dei soprannomi, che corrispondono ai nostri nomi.
Per esempio, gli uomini del villaggio mi chiamano Uomo Drago. Pare che la notte che sono arrivato qui, ferito e mezzo morto, abbaino visto un immenso incendio sul mare, che ha assunto la forma di un drago. Da qui il mio soprannome.
Il tizio di nome Frido in realtà si chiama Asino della Selva (il nome dice tutto), ma io l'ho soprannominato Frido, perchè durante uno dei miei inutili tentavi di insegnarli la mia lingua, invece che dire 'afferrare' diceva 'affrido'.
Il secondo problema è la lingua.
Non capisco ancora un cavolo di quello che dicono: è una lingua gutturale, poco orecchiabile, a parte quando cantano.
L'unica persona che capisce la mia lingua è quella stessa presenza che si prendeva cura di me, quando ero in convalescenza.
Si chiama Vipera di Fiume, anche se tutti la chiamano Mina.
-Perchè parli la mia lingua?-
-È un accordo che abbiamo con gli uomini della terraferma: un solo abitante del nostro villaggio viene inviato a studiare per cinque anni nella loro terra. Ho appreso la lingua, la cultura, e i costumi-
-Quale accordo?-
-Se abbiamo una persona che parla la loro lingua, possiamo svolgere attività diplomatiche senza problemi. Gli abitanti della terraferma pare che siano interessati a quella pietra, che si trova qui sull'isola. Grazie all'accordo, nessuno ci disturba-
La pietra alla quale si riferisce è in realtà una miniera, una miniera di diamanti. Non sanno nemmeno della ricchezza che possiedono.
Usano i diamanti grezzi per affilare le lancia e basta.
Dato che mi infastidiva non capire un'accidente, le ho chiesto di insegnarmi la lingua, anche se per il momento non riesco ancora a capire un cavolo, a parte poche parole.
Va bene, va bene. Basta divagare.
Sono seduto su una pietra in riva al mare.
Ho un grosso problema: non sanno costruire barche che riescano a superare la distanza tra l'isola e la terraferma. In altre parole, sto qui e non posso andarmene.
Cazzo.
Se raggiungo la terra ferma, posso entrare in contatto con persone civilizzate.
Che palle! Non sono un manovale! Non so costruire una barca.
Natsu, pensa.
Ah! Mi sono ricordato il mio nome.
Per qualche strano motivo, non ricordo niente prima di arrivare qui.
Vuoto totale.
Che cavolo mi è successo?
Ho solo quella donna nella testa, niente di più: lunghi capelli biondi, occhi color cioccolato. E poi, sogno il suo corpo nudo e il suo volto imbarazzato.
Insomma, so di non essere un santo, ma non credo che la mia testa si sia inventata questa cosa, no?
Sospiro.
-Uomo Drago?-
-Uhm?-
-Che stai facendo? Non aiuti a cacciare?-
Mi volto e vedo Mina.
Certo è una bella ragazza, ma non è quella che voglio.
-No, devo pensare-
-A cosa?-
-Alla barca-
Lei si siede accanto a me.
-Non mentire, Uomo Drago. Tu pensavi ad altro, vero?-
Non rispondo.
Questi tipi leggono nel pensiero.
-Per noi è semplice- continua -siamo abituati a guardare le persone, a capire che cosa provano. Ogni singolo movimento del volto ci dice una marea di cose su una persona. Ho visto come vivete voi: sempre di fretta, connessi con i vostri oggetti magici che suonano. Ma alla fine, non vi godete gli aspetti migliori della vita-
Non ha tutti i torti.
La mia testa era altrove.
-Da noi, abbiamo un detto: "gli dei ti hanno fatto arrivare, ti hanno fatto perdere, ma saranno le tue forze a farti ricordare"-
-Come sai che non ricordo un bel niente?-
-Parlavi nel sonno quando eri convalescente-
-Che cosa dicevo?-
-Nulla. Continuavi a dire solo un nome: Lucy-
Lucy?
Che sia lei quella donna che visita i miei sogni?
Mina si alza e si pulisce il gonnellino. Le sue trecce risuonano dei pendagli che vi sono annodati.
-Vieni a parlare con mio padre-
-Perchè?-
-È il capo del villaggio. Può aiutarti. Solo che non potrai parlare direttamente a lui, e non soltanto perchè non ti capirebbe, ma perchè sei uno straniero e non si fida ancora-
Non rispondo e la seguo.
Il villaggio non è propriamente protetto da uno steccato, ma piuttosto da un piccolo fossato vuoto, che delimita le case. Quest'ultima sono costruite con fango seccato e paglia per i tetti, mentre dentro sono abbastanza spoglie: una stuoia per dormire e tanti ratti in testa.
Non che io vada in giro per le capanne altrui. So cosa contengono, solo perchè Frido me ne ha costruita una lui.
Continuava a urlare cose incomprensibili, finchè alla fine ho fatto un cenno di assenso a quello che strillava,  e lui ha tirato su quella capanna. Solo dopo, Mina mi ha spiegato che mi stava chiedendo di costruirne una, e dato che non gli davo nessuna risposta (in realtà lo ignoravo), urlava perchè credeva che avessi dei problemi di udito.
Devo fare qualcosa riguardo alle mie mancanze linguistiche.
Lentamente, raggiungiamo il centro del villaggio. Gli abitanti sono riuniti intorno al fuoco, mente gli anziani distribuiscono il pesce.
Che schifo! Hanno i cinghiali, perché non mangiano quelli?
Io e Mina ci sediamo di fronte al capo villaggio. Anche questa è un'usanza: gli stranieri non possono sedere vicino al capo, ma dall'altra parte, lo stesso vale per l'interprete, nel mio caso, sua figlia.
Mamma come puzza questo pesce!
Anche le squame sono abbrustolite. Non fanno che scrocchiarmi in bocca.
Gli altri mangiano senza problemi, e iniziano a parlare nella loro stramba lingua.
Ad un certo punto, Mina si rivolge direttamente al padre.
Cala il silenzio.
Il capo del villaggio chiude gli occhi e ascolta la figlia. Non gli somiglia per niente: ha la testa grossa e squadrata, due lunghe trecce nere ed un copricapo fatto di piume di uccelli locali.
Alla fine, è lui a parlare.
Mi sembra scontato dire che non capisco un bell'accidente, e ribadisco che mi sento un emerito idiota in mezzo a gente che invece capisce perfettamente quello che dice.
-Ottimo!- esclama Mina nella mia lingua -ha acconsentito a parlarti-
-Diciamo che non posso: non capisco una sega di quello che dice. E poi, non ha problemi a vedere la figlia in giro con un uomo?-
-Farò da interprete. E no, non ha problemi. Dato che sei uno straniero che non conosce la nostra lingua, per te non sono di certo di interesse- e sorride.
-Nemmeno con un donnaiolo ha problemi?-
-Cosa è un donnaiolo?- chiede con aria interrogativa.
Noto che nel suo vocabolario, ci sono diverse lacune.
-Lascia perdere. Partiamo?-
Lei si riscuote e annuisce.
-Allora- inizio -ho bisogno di costruire una barca. Voi non siete in grado di costruire barche che resistano a lunghe traversate, quindi dovrò arrangiarmi da solo. Chiedo solo un piccolo aiuto-
Mina traduce tutto all'istante.
Il capo villaggio risponde, poche brevi parole.
-Nessuno problema, dice. Sei nostre ospite per tutto il tempo che vorrai e...-
Il vecchietto riprende a parlare.
-E- continua Mina -se vorrai, ti farà affiancare da alcuni uomini del villaggio: uomini robusti e forti, che ti aiuteranno con il legno e tutto il resto-
-Bene-
-Ah! Ha detto un'ultima cosa: affrettati a studiare la nostra lingua, perchè vorrebbe parlarti-
Come se fosse facile.
Mi metto subito al lavoro.
Nelle successive settimane, non mi fermo un secondo. Non sono da solo, con me ci sono due tipi (di cui non ricordo il nome, io li chiamo Uno e Due) e Frido, ma quest'ultimo ha un'utilità pari ad una gomma da masticare spiaccicata sotto una scarpa.
Che fatica questa barca!
Ma c'è un lato positivo: questi cavernicoli conosco il tabacco. Hanno l'abitudine di masticarlo a lungo in bocca, mente io arrotolo le foglie e le fumo.
Un sapore afrodisiaco.
-Come procede, Uomo Drago?-
Sono passati quattro mesi dal mio arrivo e i lavori procedono a rilento.
-Capo?- esclamo.
Finalmente capisco la lingua. Era alquanto stressante usare un interprete e attendere le traduzioni; mi sono reso conto di essere abbastanza svelto ad apprendere una lingua.
-Puoi chiamarmi Bufalo d'Acqua, è questo il mio nome- mi dice il capo.
Si, ma meglio non dirgli che come nome lascia a desiderare.
-Preferirei chiamarvi 'capo', se non vi dispiace-
-Come vuoi. E non usare titoli onorifici. Sei mio ospite-
Annuisco.
Entriamo dentro la mia capanna.
-Scusa la confusione. Non sono ordinato-
-Non fa niente. Noi uomini dell'isola possiamo anche rimanere in piedi-
Mi getto sulla stuoia, ma non è tutta questa comodità. Mi fa sempre male la schiena.
-Ci sono problemi, vero? Alcuni si lamentano-
-Quindi, sai?-
Cosa?
-Che dovrei sapere?-
Lui sospira.
-Non sei affatto un problema, Uomo Drago. Ma alcuni membri del villaggio sono un pò troppo eccentrici: credono di essere superiori agli altri. O meglio, sono degli zeloti, dei puristi, e non vedono di buon occhio quelli come te-
-Come Tigre di Sabbia?-
È un tizio abbastanza famoso, si fa per dire. Le ragazze gli sbavano dietro, e ovviamente da quando sono arrivato io, mi ha preso in antipatia.
-Si, uomini come lui vivono nell'ossessione-
-Peggio per lui. Non posso farci nulla. Se non mi vuole vedere, che si volti dall'alta parte, come faccio io- dico acido.
Lui scoppia a ridere.
-Non sei qui per questo, giusto?- domando.
-No, mio giovane straniero. Sono qui per un altro motivo, quello vero, se preferisci. Tu provieni dalla terra ferma, non è così? Diversi anni fa, approdarono su quest'isola delle persone come te. È ancora presto per raccontarti questa storia: devo ancora aspettare. Ma devo porti una domanda. Queste persone fecero un grosso favore al mio villaggio, ma non ho mai potuto ripagare questo aiuto-
-E io che dovrei fare?-
-Conosci questo simbolo?- e mi porge un vecchio pezzo di carta consunto.
Lo prendo.
Non credo ai miei occhi.
-Aspetta...- mormoro -dove l'hai trovato?-
-Furono gli uomini della terra ferma a darlo a mio padre. Dissero che se voleva aiuto, doveva solo mostrare questo disegno. Ma in realtà, vorrei usarlo per trovare coloro che hanno fatto un grande favore al mio popolo-
Fisso il foglio incredulo, e mi rendo conto della fortuna che ho avuto ad riacquistare la memoria.
Però, non capisco.
Come è possibile?
Cosa ci fa qui il logo della Seven Telefonika?














Fairy Bride - Book Three - Between Time (Nalu Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora