Capitolo 26

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Un vortice grigio mi risucchia, mi spinge in alto, poi verso il basso.
Ogni volta, mi sembra di arrivare a toccare terra, ma sempre ritorno in alto, e di nuovo volteggio per aria.
Sento una miriade di voci, pianti, risate, e poi quei volti. Un migliaio di volti mi osservano: alcuni sono nitidi e severi, potrei addirittura dire che conosco i loro nomi. Altri invece sono sbiaditi quasi distanti, mentre mi sorridono divertiti.
Mi gira la testa da morire. Smettetela con questo vortice!
Voglio riprendermi, svegliarmi da questo terribile sogno.
Lentamente, i volti e le parole lasciano il posto ad un silenzio assordante, quasi vivo. Non sento niente, neanche uno sbuffo di vento.
Nulla, solo un orribile quiete.
Poi, una voce.
-Presto!...Ossigeno...cosa?! Lo perdiamo! Datevi una mossa!-
Cosa succede? Chi parla?
Di nuovo, silenzio.
C'è qualcuno?! Per favore!
Avverto un rumore.
No, non è un rumore, è un'altra voce, stavolta arrabbiata, quasi disperata.
-Dicesti che m-mi avresti reso tua, e c-ci sei r-riuscito. A-allora, mantieni a-anche questa, p-perchè ti giuro che se n-non ti r-riprenderai, non te l-l farò p-passare liscia!-
Chi sei?
Ti prego, rispondimi!
Non voglio sprofondare di nuovo nel silenzio.
Va bene qualsiasi cosa, anche un urlo o il pianto di qualcuno.
Vi prego!
Silenzio.
Oddio...voglio....cosa?
Voglio tornare! Voglio fuggire da questo dannato silenzio: mi uccide non sentire niente, percepire gli odori, ascoltare qualcuno cantare.
Provo ad urlare, ma nulla. Nemmeno ho una voce, non ho niente. Mi sento abbandonato, solo, quasi perduto. Chiunque conoscessi prima mi ha lasciato qui a marcire, dentro questa prigione di solitudine nera...
Non c'è niente qui, tranne me e la mia mente. Quella riesce ancora a parlare in qualche modo, riesco a pensare nell'infinita quiete. Ma sentire che sono solo io a parlare, mi distrugge: non mi basta, non mi serve a niente crogiolarmi nei miei solitari pensieri. Preferirei essere rinchiuso in una cella con l'unico confronto delle voci fuori che stare qui, dentro questo vortice infinito a rimpiangere quello che avevo prima.
Sul serio non arriverà nessuno?
Mi abbandono alla disperazione, quando all'improvviso avverto una folata...un rumore, cavolo!
Il vortice si ferma, e mi sembra di cadere in un baratro.
Vorrei urlare, ma ho perso la capacità di farlo.
Poi, di nuovo silenzio, ma stavolta è diverso: percepisco che questo velo di quiete si sta alzando.
Sento che il mio udito migliora. Poco per volta inizio a sentire qualcosa: piccoli rumori, ticchettii distanti, poi sempre più vicini, quando mi assordano. E dopo, avverto una voce...si, ne sono sicuro: qualcuno vicino a me sta parlando.
-Non si preoccupi, sono certa che manca poco. Si sveglierà a breve...ora, esco. Tornerò tra poco-
Non uscire, resta per favore
Non so chi diavolo sei, so solo che non voglio rimanere da solo un'altra volta dentro quel silenzio orribile.
-C-che...- mormoro.
La mia voce è dolorosa...ma almeno sto parlando!
-C-che g-gi...g-giorno è-è?- domando con fatica.
-Il 22 marzo- mi risponde qualcuno.
-D-dove mi trovo?-
-I-in o-ospedale-
Devo aprire gli occhi. Non sopporto tutto questo buio, lo odio.
Da bambino, amavo chiudermi in camera mia al buio, per poi accendere le candele: mi piaceva vedere le ombre riflesse sul muro, quelle strane figure danzanti.
Ma adesso, sento che devo svegliarmi. Non so perchè sento questo bisogno, è come se qualcuno avesse lottato per farmi tornare alla luce.
Impiego qualche minuto a vedere cosa mi circonda.
Sono in una stanza e di fronte a me c'è qualcuno.
Altri minuti prima di vedere i lineamenti della figura: lunghi capelli biondi, occhi color cioccolato, labbra rosse quasi tremolanti.
Mi concentro sul suo sguardo. Ha gli occhi lucidi, pieno di apprensione e preoccupazione, ma anche di sollievo e gioia.
-Na...- sussurra -N-natsu...io...-
Non finisce la frase che getta la testa sul letto e afferra la mia mano.
I suoi singhiozzi inondano la stanza per una decina minuti. Poi, torna a guardarmi.
Stavolta i suoi occhi sono rossi, mentre le guance sono rigate dalle lacrime.
Allungo debolmente una mano e le sfioro una guancia.
-Lu...L-lucy...- riesco a dire con immensa fatica -c-cosa è s-successo?-
-T-tu...s-sei stato in coma per tre settimane-
Tre settimane?
-C-credevo che non ti saresti più svegliato-
Mi prende la mano e la bacia.
-S-stupida...non d-devi b-baciare lì, m-ma q-qui...- e indico le mie labbra.
-Sei sempre il solito idiota- e ride.
Si alza, poi si avvicina e mi bacia.
Cribbio!
Nemmeno mi ricordavo quale era la sensazione.
Non ci spingiamo oltre, visto che non ho la forza di tenere aperti gli occhi.
-L-lucy....t-ti amo- balbetto -ti amo, amore mio-
Il suo volto si illumina.
-Non aspettavo altro che queste parole-
-E-e voglio s-scopare...- dico con un ghigno.
Cazzo, quanto costa fare il cretino.
-Idiota, finiscila di dire queste scemenze. Non vedi che sei ancora debole?-
-C-come faccio a-ad essere v-vivo?-
Lei esita.
Immagino che la cosa non mi piacerà, come del resto capita sempre.
-Hanno trovato una cura-
-S-smettila...c-con le b-bugie-
Distoglie lo sguardo.
-Abbiamo usato la medicina che stava dentro il pendente, che mi hai regalato- ammette.

Fairy Bride - Book Three - Between Time (Nalu Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora