La testa sbatte da qualche parte.
Apro gli occhi.
Vedo un cielo azzurro e un tizio che mi fissa intensamente.
-Oh! Sei sveglio, quindi-
Mi tocco la testa
Cazzo che bernoccolo!
-Ahia!- e mi metto a sedere -ma dove sono?-
Mi guardo intorno.
Sono sulla barca, ma adesso è ferma.
Dietro di me, c'è un molo di legno.
-Da circa mezz'ora, sbattevi la testa contro il legno del molo- dice il tipo.
-E a te non è venuta in mente l'idea di svegliarmi?
Che mal di testa!
-Sembravi morto-
-A quest'ora puzzavo già, genio-
-Aspetta! Sai parlare la mia lingua?-
Ho trovato il solito idiota. Possibile che mi inseguano dappertutto?
Mi alzo in piedi.
-E di che ti stupisci? Dammi una mano a salire-
Lui mi porge una sorta di arpione.
-Sei vestito come un selvaggio. Credevo appartenessi a qualche tribù-
-Si, la tribù degli idioti- sibilo.
Sono arrivato. D'accordo, ma dove?
-Dove siamo?-
-A Giltena-
-Fin qui ci sono arrivato da solo. Dove precisamente?-
-A Sud delle montagne, nella regione di Valeria-
Grandioso. Non ho la più pallida idea di dove sono.
In altre parole, sono sbarcato sulla terra ferma, il problema è che non so quanto tempo è passato.
-Che giorno è oggi, coso?-
-Coso?-
-Non so il tuo nome-
È alto quanto un nano. Ha corti capelli blu e uno sguardo alquanto idiota.
-Mi chiamo Jake-
-D'accordo. Che giorno è?-
-Il 30 dicembre-
Eh?
Quanto è passato?
Facciamo due conti.
Gli abitanti dell'isola mi hanno detto che quando sono arrivato da loro era il sesto animale dell'anno, quindi giugno. Devo essere partito i primi di dicembre.
Ho impiegato venti giorni ad arrivare qui?!
L'isola deve essere più lontana di quanto avessi anticipato.
D'accordo, Natsu, adesso devi trovare il modo per andartene.
-Dove posso prendere un qualche mezzo di trasporto per andare a Ishgar?-
Il ragazzo mi fissa.
-Ehi!-
Si mette a pescare conchiglie da uno scoglio.
-E chi è Ishgar? Tua moglie?-
Magari.
-No, è un continente-
-Non lo so dove è questo Ishgar-
Getto gli occhi al cielo.
Trattieniti, penso, lo strozzo.
-Va bene. C'è una città qui?-
Lui scuote il capo.
-Vuoi smetterla di pescare quei molluschi?-
Cribbio! Mi sto incazzando.
-Ma devo mangiare!-
-Mangi dopo, idiota!-
-Sei cattivo!-
-Pace-
Lui si alza e si avvia sulla strada.
-Dove stai andando?-
-A casa!-
Lo afferro per un braccio.
-Rispondimi-
-Qui non ci sono città, coso-
Ignoro la frecciatina.
-La capitale, Elmina, si trova a Occidente-
-Ah bene!-
Sto per dire una cosa di cui mi pentirò.
-C-ci sono treni?-
Lui strabuzza gli occhi.
-Ma sei matto?! Qui non ci sono treni, siamo troppo poveri-
-Ho capito. C'è qualche altro mezzo di morte per arrivarci?-
-Uhm. Lasciami il braccio!-
Lo libero.
Questo ragazzino è davvero insopportabile.
-Ci si può andare con un carretto trainato da un cavallo-
C-carretto?
Mi vogliono morto.
-A piedi?-
-Ci metterai dieci giorni ad arrivare. Con il carretto, tre-
Perfetto.
Dovrò sacrificarmi.
-Puoi procurarmene uno?-
Lui mi guarda a lungo.
-Non hai soldi?-
-Evidentemente- replico secco.
Guarda il mare.
-Posso darti vestiti e carretto, ma ad una condizione- e indica la barca- la voglio per pescare-
Quella sottospecie di guscio galleggiante?
Faccio spallucce.
-Per me te la puoi prendere-
-Affare fatto, allora?-
-Si-
Lui corre verso alcune case.
Mi siedo sul molo e aspetto.
Dopo circa un'ora, lo vedo tornare.
-Ma che vestiti sono? Non lo metto un gilet! Mi lascia mezzo nudo! E questa sciarpa da cretino?-
-Vedo che sei un pò troppo sofisticato-
-Non fare il sarcastico- lo rimbecco, mente mi vesto da pagliaccio.
Anche i sandali mi toccano. Ma dove andremo a finire?
-Seguimi-
Raggiungiamo le case vicino alla scogliera.
-Stai scherzando, vero?- chiedo appena vedo quell'affare.
-No. Ecco il tuo carretto-
Non posso crederci!
Un orribile carretto di legno e un ronzino.
Partiamo bene.
-Sali-
Va bene, Natsu. Fatti coraggio, un bel respiro e sali. Che sarà mai?
Salto su e mi fermo.
Aspetto qualche secondo. Strano non avverto il solito rimescolio nello stomaco che preannuncia la morte imminente.
Dai, via! E io che mi preoccupavo!
-Ascoltami- dice il ragazzino -la capitale si trova a est, devi andare sempre in quella direzione. A quanto dicono, la riconoscerai anche da lontano, ma devi andare a Oriente, altrimenti ti perderai-
-Ci sono-
-Beh, allora buona fortuna-
Prendo le redini e il cavallo parte.
Inizia a girarmi la testa, e non sono nemmeno uscito dal villaggio!
Oh cazzo!
No, no, non posso sentirmi male ora.
Mi spiego perchè ero svenuto sulla barca: non poteva durare a lungo quel bel viaggetto in crociera, e in terza classe.
Odio i trasporti.
Va bene, vi risparmio tutti i particolari della gita, perchè potete immaginarvelo da soli. Alla fine, ho impiegato non tre, ma cinque giorni!
Per tre giorni, sono andata a est, o meglio sono rimasto svenuto sul carretto mentre il cavallo andava per i cavoli suoi. Poi, ho scoperto di essermi perso, e invece che andare a est ero andato a nord. Per fortuna, sono arrivato in una piccola cittadina.
Lì ho barattato il carretto per informazioni, e mi è stata indicata la strada da seguire per arrivare ad Elmina.
Cavalcare non dà nessun problema, era meglio farlo sin dall'inizio.
Questa città è una vera schifezza, ma forse sono abituato ai fasti di Magnolia e ai palazzi di Crocus. Qui tutto è grigio: le case, le strade, anche le persone.
Cammino per quelli che devono essere i sobborghi, la parte più sudicia e povera.
Come faccio a tornare a casa?
-Andarsene da Giltena? Lei deve essere straniero!- mi ha riso in faccia un panettiere.
Da quanto ho capito, nessun turista viene in questo luogo. Pare che per farlo ci vogliano permessi speciali, e inoltre nemmeno gli abitanti si muovono con libertà.
Avere la cittadinanza è un requisito fondamentale per poter lasciare questo putrido stagno fetido. Vorrei sapere come farò ad ottenerla, dato che solo il re ha il potere di conferire questa cosa, e io di certo non lo conosco.
Che palle!
Sono due giorni che mi aggiro per questi dannati cunicoli!
Basta!
Mi siedo davanti ad una porta.
Mi sono stufato.
-Ehi tu!- sento urlare.
Sbuffo.
La solita rissa di strada, ne ho già viste troppe.
-Parlato con te, rosato!-
Mi volto annoiato.
Vedo un uomo alto, robusto, con due bicipiti grossi come cannoni e una fascia sull'occhio sinistro.
-Che vuoi?- e torno a guardare il muro davanti a me.
Ci sono pure i topi per strada e sono grossi come mucche.
-Non hai nulla da fare?-
-Perchè?-
-Avrei un lavoro per te-
L'ho già sentita: mi hanno anche proposto di fare il ciabattino.
-No, grazie-
-Sei uno straniero, vero?-
Beh, è riuscito a catturare la mia attenzione.
-Chi sei?-
-Ho sentito che in giro c'è un tipo che chiede come andarsene da Giltena. Le voci girano, amico, e qui non passi certo inosservato- e indica i miei capelli.
Buono a sapersi.
Adesso, mi scambiano anche per un depravato che se ne va in giro con le mani in tasca (e in più questi pantaloni sono dannatamente larghi).
-Non ho tempo da perdere- dice il tipo -la vuoi almeno sentire la proposta o no?-
Non rispondo.
-Lo prendo come un si. Ho un'officina laggiù- e fa un gesto verso il vicolo -posso darti un lavoro come apprendista-
-Apprendista di cosa?- domando.
-Ti interessa, eh? Apprendista per la lavorazione dell'acciaio-
-Acciaio?-
Ma se non so nemmeno usare un cacciavite?
-Si, acciaio. Vuoi andartene da qui?-
La gente parla troppo. Deve sapere che ho chiesto a tutti come fare per andarsene via da questa fogna.
-Diciamo di si-
-Bene. Se mi dimostrerai di saper valere, potrò parlare con un 'amico'-
-Che tipo di amico?- e mi alzo in piedi.
Quanto è alto questo tizio?!
-Posso solo dirti che dirige una delle società più potenti di Giltena. Non solo, è anche un grandissimo amico, nonché confidente del re, quindi...sai bene cosa significherebbe per te, giusto?-
Mi gratto la testa (spero di non avere i pidocchi).
Ci penso un attimo: faccio bella figura nell'officina di questo cavernicolo, lui mi trova un posto in quella società, mi conquisto la fiducia del proprietario, e lui mette una buona parola con il re.
Perchè no?
-Fammi capire: lavoro per te e tu mi fai assumere?-
-Si. Il proprietario di questa società è una brava persona, e ogni tanto viene a cercare nuovi impiegati da me-
-Li raccomandi-
-Più o meno. Allora ci stai?- e mi porge la mano.
Voglio tornare a Ishgar. Sento che ho dei conti in sospeso da chiudere, non posso permettermi di rimanere qui per sempre.
E poi, c'è lei, la mia Lucy.
-Ci sto- e gli stringo la mano -quanto ci vuole per la cittadinanza?-
-Normalmente una persona la riceve dopo otto anni, per legge. Ma nel tuo caso, se giocherai bene le tua carte, la potrai avere in un anno e mezzo-
-Interessante-
-Da adesso, lavori per me. Andiamo-
Lo seguo lungo il vicolo.
-Ah dimenticavo! Mi chiamo Simon-
Faccio un verso di assenso.
-E il tuo?-
Scrollo le spalle.
-Che differenza fa?-
-Vuoi che ti chiami 'rosato' per tutto il tempo?-
-Natsu-
-Che strano nome-
-Non ho chiesto la tua approvazione, Stimon-
-Siamo arrivati!-
Ci fermiamo di fronte ad un enorme caseggiato.
Appena entriamo, veniamo investiti dall'odore pungente dell'olio e della cenere.
Mamma che puzza!
Mi cadrà il naso a pezzi.
-Allora iniziamo, Natsu. Occupati di quelle casse: portale agli altri impiegati. Contengono strumenti e attrezzi da lavoro-
-Come prego? Non dovrei lavorare l'acciaio?-
-Ma se non sai nemmeno come si fa? Dovrai iniziare dal nulla. Forza! Scattare!-
Fisso le casse.
Rimpiango già di avergli stretto la mano.
E va bene! Rimbocchiamoci le maniche e iniziamo.
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Fairy Bride - Book Three - Between Time (Nalu Fanfic)
Fanfiction(Seguito di "Fairy Bride - Book Two - Into the Shadow") Il tempo passa in fretta, e si sa, le persone cambiano, crescono. Succede a tutti, compresa Lucy. Aveva solo ventiquattro anni, quando ha incontrato l'uomo che l'ha cambiata, e ora ne ha trentu...