🌿 - Capitolo 40

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Pov di T/n

Pioggia.
Tutto attorno a me sembra ovattato: il temporale, i lampi e i tuoni, i fulmini che sembrano volermi sfiorare la pelle.
Con le mie uniche forze rimaste, cerco di aggrapparmi il più forte possibile alle scaglie di Windess, nella speranza che le mie mani fredde e bagnate non perdano la presa.
Il tempo sembra essersi dilatato in un infinito travaglio, senza via d'uscita, senza salvezza dai miei pensieri.
Non so più se sto ancora piangendo oppure è solo la pioggia a bagnarmi le guance.

Che importa oramai.
Nulla ha più valore.

Tutto quello che vorrei fare è gridare, esternare questa sofferenza atroce che mi corrode dall'interno.
Ma la voce non esce.
Non un flebile rumore.
Urli incastrati fra le corde vocali.
Un verso profondo e gracchiante echeggia nella landa: Windess, a modo suo, partecipa al mio dolore, dando voce alla mia sofferenza.

Con gli occhi chiusi, cerco di aderire il più possibile al mio drago.
Sento i miei capelli fradici appiccicati alle mie guance congelate e alle mie tempie, che ormai mi fanno così male da non farmi sentire più nulla.
Stringo la presa anche con le gambe, mentre comprendo che i miei piedi stanno navigando in un mare racchiuso tra le mie scarpe.

Provo a trattenere il più a lungo possibile la presa, ma le forze finiscono per abbandonarmi e, dopo non so quanto tempo di viaggio, mi chiedo davvero se qualcuno piangerebbe la mia morte.
Dopotutto... io non ho più nessuno.

Nessuno che si prenda cura di me, che condivida la quotidianità, come un pasto oppure una passeggiata nei boschi.
Nessuno che mi guardi incantato, che mi sposti le ciocche ribelli dal viso o che sappia strapparmi una risata anche nei momenti più impensabili.

Nonostante quello che io provassi per lui, niente della nostra relazione era vero: non un singolo gesto è mai stato dettato da affetto, non una parola sussurrata con amore.
Perché chi ti ama non ti abbandona.
Chi ti ama resta e ti affronta faccia a faccia, persino con mille problemi, nonostante tutto.
Ma alla fine si è semplicemente voltato, abbandonandomi.

E proprio quando, in un momento di follia decido di abbandonarmi alla stanchezza e lasciarmi andare, Windess appoggia le sue zampe sul suolo fangoso e, priva di qualsiasi energia, mi lascio cadere a terra.

Sento l'urto contro il terreno che mi rimbomba nella cassa toracica e, mentre cerco di muovermi, sento dei latrati in lontananza.
Con la schiena immersa nel fango, riesco per pochi secondi ad aprire gli occhi: un cielo di un blu profondo, rigato da qualche lampo bianco, lascia cadere sul mio corpo delle piccole gocce di pioggia.
L'ultima cosa che ricordo sono i profili scuri e sbiaditi di due figure: una sembra indicare qualcosa in lontananza mentre l'altra inizia a chinarsi verso di me.
Poi buio.

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Dei rumori si fanno spazio nella mia testa. Forse sono voci.
Sembrano preoccupate: parlano velocemente e sottovoce.
Ora qualcuno sembra arrabbiato... o forse sta solo ridendo?
Tutto troppo confuso.
L'unica certezza è che quel fastidioso dolore è sparito.

Una conversazione mi sveglia dal mio sonno profondo: troppo stanca per aprire gli occhi, decido di ascoltare le due persone.

??: È passata ormai una settimana!
?: Lo so, ma che altro possiamo fare se non aspettare?
??: Non dovevamo fidarci di lui!

Queste voci mi sembrano vagamente familiari, ma solo tentare di ricollegarle ad un volto o un nome mi provoca un mal di testa atroce.
Una voce più calma interviene nella discussione.

???: Sta facendo delle facce strane.

Che cosa buffa da dire.
Improvvisamente ricollego questa voce ad un lago di montagna.
Mi ricordo che c'ero andata con...

ENDLESS DREAM || Bakugo Katsuki x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora