Alternativa

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Erano trascorsi due giorni dall'esecuzione. 

Naos aveva passato il tempo a letto, rigirandosi sotto le coperte o fissando il soffitto. Si era alzato solo per usare il vaso da notte e non aveva mangiato quasi niente. 

I suoi pensieri non si erano staccati da ciò che aveva fatto. "Lotterò e vivrò con rettitudine". Ma cos'era la rettitudine? Una morale imposta dall'alto, una giustizia fatta di sole parole. Aveva scioccamente pensato di farla pagare a Spica e Alrai, o anche di assassinare Lesath. Non si poteva vincere lealmente contro il potere, solo sgusciare tra le ombre dava una possibilità di sopravvivenza.

"Dovevo morire coi miei ideali. Ho fallito".

Si era passato più volte le mani sul collo, immaginando la lama di Alrai che gli tranciava di netto la testa. Che vita era venire umiliati, derisi, forzati ad andare contro la loro morale per un paio di monete, fino al momento in cui non avrebbero più resistito?

Il credere che le cose sarebbero cambiate, alla capitale, era stato tutto ciò che gli aveva dato la forza di vivere, altrimenti avrebbe fatto come Eltanin l'Impiccato.

Era sempre in tempo per rimediare. Una corda lunga e robusta, oppure una lama affilata, e tutto sarebbe finito.

La porta si aprì di scatto senza suscitare in lui alcuna reazione. Entrò Ain. «Ancora a letto, dormiglione?» gli disse spalancando la finestra. «Apri un po', qui si soffoca».

«Lasciami dormire...» lo scacciò Naos.

«Sei a letto da così tanto tempo che a momenti metterai radici».

Naos gli tirò dietro il sudicio cuscino. «E lasciami in pace!»

Ain lo sollevò e lo mise a sedere. «Ottimo, i vestiti di ieri non puzzano». Sulla porta si affacciarono Sadr, Enif e Sirrah, quest'ultima con le braccia incrociate e l'aria seccata. «Il mio rivale ridotto in quelle condizioni!»

Enif la zittì con una gomitata che la fece piegare in due. «Mani d'Oro e Cuor di Neve fanno i bisticci». Rise istericamente. «Insieme siete molto carini!»

«Chiudi la bocca, bastardo!» lo zittì Ain.

Naos alzò le mani. «Ragazzi, apprezzo l'impegno, ma...»

«Niente "ma", non intendo lasciare un mio superiore in queste condizioni!» si fece avanti Ain.

Enif consegnò una bottiglia piena di birra e l'aprì. Emanava un odore pungente. «Una mia ricetta speciale» la presentò Ain. «Bevi!»

Purché la finissero, Naos trangugiò la bevanda senza gustarla. Appoggiato il boccale, sentì i sensi acuirsi gradualmente e la mente velocizzarsi: percepiva lo scricchiolio del legno, le mani formicolarono, la stanchezza passò, ma non si riempì di gioia. «Vi ringrazio, ma non cambia ciò che ho fatto» disse con un filo di voce.

Ain si sedette al suo fianco. «Non avevi tanta scelta. Chinare la testa è l'unico modo per non farsela tagliare».

«La nostra vita è davvero questa?» chiese con un po' più vigore.

Ain scosse il capo. «Ho lottato con gli altri apprendisti per anni. Ho subito le angherie di Dabih e Wasat. Sono stato marchiato come una bestia da macello. Poi ho trovato degli amici e degli scopi». Gli mise una mano sulla spalla. «Hai superato molte prove, ma quest'ultima ti ha spezzato. Riforgiati! Avremo perso solo quanto ci riterremo sconfitti».

Sirrah mise un vaso di fiori sul pavimento. Il profumo rilassante riempì la sala.

In contemporanea Sadr si avvicinò con occhi gentili, aprì un sacco e poggiò di fronte a Naos una scatola. Sadr rigirò più volte la levetta.

«Buon compleanno, amico mio» disse Ain, fraterno.

Naos cominciò a capire e sorrise senza volerlo. Il meccanismo scattò e la scatola si aprì, mostrando una torretta sopra a cui svettavano degli omini, meccanici, colorati, con buffe pance e grossi baffi. Erano una piccola orchestra. Il direttore fece un inchino, si girò verso i musicisti e agitò la bacchetta. La melodia accarezzò le orecchie di Naos. La vista divenne opaca e si rese conto di star piangendo. Quel suono così semplice e dolce... era la melodia dei carillon costruiti dai suoi genitori e che tante volte aveva fischiettato!

L'avvento dell'ImperatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora