Erano state giornate noiose e deprimenti in cui Ain non aveva fatto altro che marciare e spalare il letame. Anche se si era offerto volontario per risolvere problemi nei villaggi limitrofi non aveva ancora ricevuto il permesso. In qualità di marchiato avrebbe ricevuto solo un decimo del compenso e non sarebbe salito di grado, ma avrebbe guadagnato in reputazione.
Il senso di frustrazione che si era impossessato di lui non lo aveva agevolato nel rispondere con una sola parola quando gli altri soldati semplici criticavano qualcuno d'importante: era un modo diffuso per far uscire allo scoperto i dissidenti e farli punire. Aveva sentito dire che i sottufficiali, occasionalmente, prendevano una persona a caso e la frustavano, per dare l'esempio. Ain e Naos si erano anche accordati sul non fare domande nel caso i superiori avessero trattenuto una parte della paga.
L'amico gli aveva raccontato della spiacevole rissa coi soldati. Ain lo aveva rimproverato per non aver ucciso nessuno e gli aveva raccomandato di montare una trappola nel suo armadio. La violenza aveva molte forme e qualcuno avrebbe cercato d'imbrattare i loro abiti e di forzare i loro cassetti o armadi, sia per derubarli che per lasciarci dentro doni indesiderati.
Naos si portò vicino a lui. «Senti la mancanza di qualche angelo da sgozzare?»
Ain si sedette per terra, vicino ai campi. «Lascia perdere. Tu che hai deciso?» Parlare lentamente gli faceva molto meno male.
Gli occhi di Naos brillarono e si sfregò le mani. Accertatosi di essere solo, s'inginocchiò. «Le persone qui sono ossessionate dalle benedizioni. Si scagliano come fanatici per fare donazioni e lottano come animali affamati per consegnare una moneta in più. Messer Lesath mi è parso compiaciuto. Quell'uomo mi preoccupa. E poi ha già un'assistente, si chiama Sirrah. Era la maga che lo assisteva».
«Avrai da preoccupartene di più se non te lo farai amico. Vai da lui e mostra il tuo talento. Cerca solo di approvare anche a voce, e non limitarti ad assentire muovendo la testa su e giù come un ubriaco». Ain giocherellò con la lancia. «Io invece m'ingrazierò Alrai e i paesani».
Naos lo guardò pensieroso. «Questo posto è così triste, vorrei dare una mano».
«Solo? Non intendi salvare la tua bella dalle grinfie del perfido?»
Naos arrossì leggermente, la voce si era fatta un tremito. «Io... penso a lei ogni notte, lo ammetto. Io vorrei, cioè, penso di essermi innamorato di lei!»
«Tieni buono il cazzo, Naos, non vi siete nemmeno parlati».
«Alcuni eroi si sono innamorati a prima vista» rispose Naos con naturalezza.
Ain conosceva quei racconti: intrepidi campioni che salvavano fanciulle dai mostri o che le incontravano in luoghi idilliaci. «La tua è una follia, Naos, ma io sono con te. Non abbiamo i mezzi per salvare la damigella, per cui dobbiamo procurarceli». Omise volutamente "in un modo o nell'altro". «Tu cerca di non fare tante domande e attieniti alle mie direttive. Al resto penserò io».
«Da quando sei tu che comandi?»
Ain si picchiettò l'elmo a livello della tempia. «Da sempre. E se le cose andranno male sarai tu a prenderti la colpa».
Naos scoppiò a ridere. «Sei uno stronzo, Ain!»
«E se le cose andranno bene, io mi prenderò tutto il merito».
Un amaranto passò di fronte a loro correndo a perdifiato. Altri due gli andavano dietro. «Muovetevi, è arrivato un novellino!»
Ain e Naos si scambiarono un'occhiata e si unirono al gruppo.
Il carro aveva portato un soldato semplice piccolo e gracile. Una massiccia fiamma gialla, che Ain riconobbe come uno dei nobili minori di Dabih, lo gettò giù dal carro. La faccia cadde nel fango, scatenando le risate generali. Un militare disse: «Ha talento, ha già capito qual è il suo posto!» Era Spica, sempre col filo di grano in bocca e scarcerato dopo aver pagato la cauzione.
STAI LEGGENDO
L'avvento dell'Imperatrice
FantasyIl continente di Astréa è diviso tra tre grandi forze: l'Impero della Dea, le terre del Serafino e la setta delle Streghe della Luna. A queste si aggiungono i Cento Regni, nazioni minori e indipendenti. Da anni il generale Zadok sta preparando una m...