Ad Harry piaceva essere un Auror. Gli piaceva l'idea che questa volta fosse lui a scegliere il suo destino, e non fosse più un ruolo prestabilito da qualcun altro. Adesso toccava a lui decidere per la sua vita, e aveva scelto anni addietro di continuare a salvare il Mondo Magico dalle minacce più disparate.
Gli piacevano i suoi colleghi, che senza mai chiedere il motivo delle occhiaie non facevano altro che invitarlo fuori a bere per distrarsi. Gli piaceva il suo ufficio pieno di scartoffie che divideva con Ron e gli piaceva uscire in missione con l'adrenalina ormai familiare che gli scorreva nelle vene.
Eppure, da un mese a quella parte, nel suo ufficio si respirava un'aria pesante. Aveva discusso con Ron quando gli aveva comunicato del suo divorzio dalla sorella. Il rosso, infatti, era cascato dal pero, come tutta la famiglia Weasley, e non riusciva a credere che il suo migliore amico potesse decidere di abbandonare Ginny e un figlio appena nato. Non riusciva a capacitarsi e a niente erano valse le rassicurazioni di Potter che sarebbe sempre stato presente nelle loro vite. Da allora Ron rivolgeva la parola ad Harry solo quando necessario, e sempre per parlare di lavoro.
Harry quel giorno era ancora più ombroso del solito. La sera prima si era attardato al cimitero, dove aveva versato tutte le lacrime trattenute per un anno, e poi era andato a bersi qualcosa al Paiolo Magico, unico posto in cui la gente era talmente abituata a vederlo da non esaltarsi più quando il Prescelto ci tornava. L'idea di ricostruire la casa dei suoi genitori, che il giorno prima gli era parsa tanto bella, ora non sembrava realizzabile nel breve tempo, e ciò lo abbatteva ancora di più: non voleva restare nella dimora dei Black ancora a lungo.
Quando mise piede in ufficio notò subito l'agitazione dei suoi colleghi e ciò lo mise in allarme. Si affrettò a raggiungere la sua scrivania, dove erano stati appoggiati dei fascicoli che lui conosceva fin troppo bene e che ricordava di aver archiviato durante il suo primo anno da Auror. Le cartelle contenevano tutte le informazioni riguardanti alcuni Mangiamorte rinchiusi ad Azkaban.
-Sono scappati- la voce di Ron interruppe gli interrogativi che Potter si stava ponendo.
Il rosso era appena entrato nell'ufficio e Harry riuscì a leggergli negli occhi agitazione e adrenalina, le stesse emozioni che per tutti gli anni ad Hogwarts li avevano fatti combattere contro Voldemort. -Quando?- non aveva letto nessuna notizia sul giornale che quella mattina aveva sfogliato distrattamente mentre faceva colazione al bar vicino al Ministero.
-Poche ore fa, la notizia ancora non è uscita sulla Gazzetta, ma è questione di un'ora o due, poi si scatenerà il panico. Hanno anche lasciato un messaggio- e gli passò una fotografia che fece rabbrividire il corvino. Era un'immagine ferma, non una foto magica, che ritraeva il muro di una delle celle di Azkaban, uno sfondo grigio e tetro per la scritta che in rosso campeggiava su di esso: "I traditori devono morire". Gli ricordava tanto la scritta ritrovata sul muro al secondo anno di Hogwarts.
Harry rimase per un attimo paralizzato dalle sensazioni familiari che quella foto scatenava in lui e, immaginava, in Ron, poi lasciò cadere la fotografia sulla scrivania e prese in mano i fascicoli. -I Carrow, Yaxley, Travers, Mulciber e Rodolphus Lestrange...- lesse ad alta voce i nomi dei prigionieri evasi, poi all'ultimo fascicolo si fermò e guardò l'amico con un cipiglio perplesso. -Perché c'è anche quello di Malfoy? Lucius non era ad Azkaban-.
Lucius e Narcissa Malfoy, salvati da Azkaban da quest'ultima, erano spariti subito dopo la Seconda Guerra Magica, probabilmente per paura che i Mangiamorte in libertà potessero cercarli e farli pentire del voltafaccia al Signore Oscuro. Gli Auror non si erano preoccupati più di tanto di cercarli, mentre Draco viveva al Malfoy Manor con sua moglie Astoria Greengrass. Harry lo aveva incontrato solo l'anno precedente, quando durante una passeggiata con Ginny a Diagon Alley lo aveva visto fermo davanti a loro, a contemplare una vetrina di un negozio di accessori da Quidditch. Si erano scambiati un rapido cenno della testa, poi ognuno era tornato ai propri affari.
-Il messaggio che hanno lasciato parla abbastanza chiaro. Se cercano i traditori di Tu-Sai-Chi allora bisogna creare un elenco dei Mangiamorte in libertà che hanno cambiato fede prima o durante la Guerra. Per il momento ci sono venuti in mente solo Snape e Malfoy. Kingsley dice che dobbiamo trovarli tutti e dare loro protezione, ma Snape è morto e Malfoy è sparito- spiegò Ron. Harry non avrebbe mai fatto l'abitudine al nuovo rapporto tra i due, in cui il rosso gli parlava come si parla ad un conoscente. Sperava che quello fosse solo un momento passeggero come erano stati tutti i brutti periodi tra loro due, ed alcuni erano scatenati anche da cause peggiori del divorzio tra Ginny e Harry.
Harry annuì e mise giù i fascicoli. -Dobbiamo parlare con Draco e scoprire se lui sa dov'è suo padre- disse, ma la sua mente era ormai altrove.
Finita la Guerra, mentre tutti si ricomponevano in Sala Grande, Harry era uscito, non sopportando tutto il dolore che si respirava nell'aria. Era uscito e aveva iniziato a camminare senza una meta, o così pensava. Quando alzò lo sguardo capì di essere vicino al Platano Picchiatore e che ci era arrivato inconsciamente. Una parte di lui voleva correre lì dentro e vedere, perché sperava che ci fosse ancora speranza, ma la parte più grossa e rumorosa voleva temporeggiare perché già sapeva cosa avrebbe trovato. Inoltre, vedere Severus Snape morto lo avrebbe ucciso annegandolo nei sensi di colpa per aver passato un anno ad odiare un uomo innocente. Forse morire in quel modo era quello che si meritava.
Aveva corso, allora, verso il luogo dove Nagini aveva attaccato Severus Snape, con la mente già proiettata nel trovare un cadavere freddo e ricoperto di sangue, ma quando era arrivato lì non aveva trovato nulla.
Davanti a lui, dove solo poche ore prima giaceva il corpo caldo del professore di Pozioni che esalava gli ultimi respiri, ora c'era solo un'enorme chiazza di sangue ancora fresco e delle strisciate, come se qualcuno avesse trascinato il cadavere di Snape fuori da quel posto. Era rimasto fermo immobile, con il respiro bloccato nella gola, mentre formulava mille ipotesi su dove fosse finito il cadavere dell'uomo. In Sala Grande non c'era e il cortile era stato liberato di tutti i corpi. Forse qualche Mangiamorte scappato aveva preso l'uomo e si era smaterializzato, ma perché?
Quella domanda non ebbe mai risposta. Harry costrinse Kingsley Shacklebolt a cercare il cadavere di Snape per due anni, e nella sua mente il professore era ancora vivo. Perché portarsi via un cadavere che non poteva dire più nulla? Ma alla fine il Ministro provvisorio aveva interrotto quelle dispendiose ricerche, archiviando il caso Severus Snape con la scritta "deceduto" sotto la data del 2 maggio 1998. Harry si era allora rassegnato e aveva permesso alla sua vita di andare avanti anche senza dare una degna sepoltura a quel professore che gli aveva reso un incubo sei anni di scuola.
-Andrò a parlare io con Draco, vuoi venire?- chiese Harry nell'ultimo e disperato tentativo di riavvicinarsi all'amico, che annuì distrattamente e si alzò dalla scrivania.
Uscirono in silenzio, pronti per andare ad interrogare la loro nemesi per eccellenza.
Mentre i due si avviavano al Malfoy Manor, la Gazzetta del Profeta si svegliava e iniziava a stampare migliaia di copie dell'edizione giornaliera. Sarebbe sembrato un giorno come tanti, ma quell'aria frizzante nel reparto di editoria non si respirava da anni, dalla caduta del Signore Oscuro. Ormai, con tutti i grandi cattivi messi a tacere, il giornale non stampava più grandi notizie come quella che stava stampando ora. "Fuga da Azkaban, sei Mangiamorte di nuovo a piede libero" recitava il titolo in prima pagina, mentre subito sotto la foto del messaggio lasciato col sangue mirava ad attirare immediatamente l'attenzione dei lettori.
Uno di questi lettori era proprio l'uomo che il giorno prima aveva i capelli castani e gli occhi azzurri. La sua civetta gli aveva portato la copia della Gazzetta, ma lui aveva aspettato di finire il suo tè mattutino prima di sprofondare nella poltrona di pelle nera davanti al caminetto con il giornale tra le mani.
Non ci mise molto il suo cuore a cessare provvisoriamente di battere alla vista dell'articolo in prima pagina. Mille pensieri gli affollarono la mente e improvvisamente la cicatrice al collo iniziò a fargli male, memore della paura avuta anni addietro e che ora tornava a solleticargli vagamente lo stomaco, assieme al timore di essere controllato.
Si convinse che non sarebbe successo nulla, che avrebbe continuato la sua normale vita condotta negli ultimi sei anni, ma quella sensazione di essere osservato non lo lasciò più.
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The Past That Returns - Snarry
FanfictionIl corpo di Severus Snape non venne trovato al termine della Battaglia di Hogwarts, ma sei anni dopo Harry ha ben altro a cui pensare: una vecchia minaccia torna a seminare il panico nel Mondo Magico.