Capitolo 10

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Harry rimase colpito dal messaggio di Snape. Non solo aveva corso il rischio di farsi scoprire vivo nel caso non fosse stato da solo, ma gli aveva anche chiesto scusa. Eppure non si presentò all'appuntamento la sera successiva, e nemmeno tutte le sere della settimana a venire.

Malfoy a casa sua era un impegno a tempo pieno, pretendeva in continuazione e non faceva altro che lamentarsi, inoltre Ginny era sommersa di lavoro quindi doveva spesso occuparsi di James. Il tempo che non passava dietro a quei due bambini lo trascorreva a lavoro, spesso di notte, per cercare di capire dove fossero andati i Mangiamorte evasi. Avevano fatto passi da gigante dopo l'aggressione ad Astoria ed erano riusciti a catturarne uno, Travers, che contrariato dalla decisione di aggredire donna si era praticamente consegnato, lasciando parecchi indizi.

Era comunque spaventato da eventuali ritorsioni da parte dei suoi compagni di fuga, quindi non parlava e ancora non erano riusciti a cavargli fuori mezzo indizio, cosa che rendeva matto Harry.

L'unica nota positiva di quella settimana era la casa dei suoi genitori, che sembrava essere quasi terminata. Non ci sarebbe potuto andare a vivere dentro finché il caso non fosse concluso e Draco avesse lasciato Grimmauld Place, ma vedere che quelle macerie stavano riprendendo vita gli dava un motivo per essere felice.

Le domande ad Astoria non avevano portato a nulla. La donna aveva confermato solo che i suoi aggressori erano i Mangiamorte evasi, le cui facce tappezzavano mezza Diagon Alley e comparivano spesso in prima pagina sul Profeta.

Draco, d'altro canto, non aveva ancora detto dove fosse suo padre nonostante ormai sapesse che il pericolo era reale, ed Harry si era convinto che non lo sapesse nemmeno lui. Kingsley aveva anche ritirato la squadra Auror deputata alla ricerca di Lucius, perché mancavano maghi che pattugliassero le principali città magiche.

-Ron possiamo parlare per favore?- Harry si trovava in ufficio insieme al rosso, ognuno seduto alla propria scrivania, a leggere gli ennesimi fascicoli. Non reggeva più la tensione che c'era tra lui e l'amico, voleva provare a risolvere, ma era consapevole che finché Ron non fosse stato pronto le sue parole erano sprecate.

Il rosso non alzò nemmeno dal foglio che stava leggendo. -Non abbiamo nulla da dirci- borbottò.

Harry sbuffò e si alzò dalla scrivania, abbandonando il lavoro per raggiungere l'altro e piazzarsi davanti a lui, appoggiando violentemente le mani sul piano di legno. -Io invece credo di sì, e sai cos'altro credo? Che tu abbia qualche problema- attese che Ron alzasse lo sguardo su di lui, innervosito, per continuare. -Non credo che sia normale questo tuo comportamento. Buon Godric, ne hai avuti di periodi in cui ce l'avevi con me, ma questo è proprio un motivo stupido, non sei d'accordo?-

-Hai lasciato mia sorella con un bambino piccolo- sbottò il rosso a voce troppo alta, costringendo il Prescelto a silenziare la stanza, deluso da quella mancanza del rispetto nei confronti suoi e di Ginny, che gli avevano chiesto di non dire a nessuno dell'esistenza di James.

-Appunto, tua sorella, non te. Non pensi che ad avercela con me dovrebbe essere lei? Invece guarda, io e Ginny andiamo d'amore e d'accordo, gestiamo James insieme e comunichiamo come due adulti, cosa che a quanto pare tu non sai fare-. Harry non era sicuro che insultarlo fosse la decisione migliore per fare pace con lui, ma non gli importava, voleva che Ron ragionasse con la testa e non d'impulso come suo solito.

Il rosso, infatti, si alzò di colpo e aggirò la scrivania per raggiungerlo. -Non avresti dovuto lasciarla. Ora si trova indifesa, con un bambino da proteggere e un lavoro da mantenere. Tu invece vuoi sempre essere felice senza pensare agli altri-.

Harry era sconvolto da quelle parole e ci mise un po' a capire cosa dire. C'erano talmente tante cose sbagliate in quello che aveva detto che non sapeva da dove partire. -Hermione ti ha mai sentito dire queste cose? Sai, Ginny è perfettamente in grado di difendersi da sola, oltre al fatto che vive in una zona sicura di Londra, e a James ci penso anch'io- non voleva arrabbiarsi, ma Ron stava sparando a zero su cose che non sapeva, o che sapeva ma ignorava, e lui non riusciva a stare calmo. -E se parlassi con me o con Ginny, sapresti che è una decisione che abbiamo preso insieme, non l'ho imposta io. Nessuno dei due stava più bene insieme. Ron, a volte le storie finiscono, e non è giusto che tu te la prenda con me in questo modo- lo guardò senza riuscire a nascondere la delusione. Era ferito dal comportamento dell'amico, e paragonabile a quel dolore nell'ultimo periodo c'era solo la discussione di una settimana prima con Snape.

The Past That Returns - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora