Capitolo 18

478 30 3
                                    


Harry non arrossiva mai davanti a lui, eppure quando Severus mise piede in quella stanza di ospedale le guance dell'ex Gryffindor si tinsero di un adorabile colore rosso mentre sorrideva timidamente. Snape si chiese se non avesse davvero preso una botta in testa, perché quello non era il ragazzo che solo qualche giorno prima gli aveva imposto di farlo suo, noncurante delle conseguenze.

Ma non era nemmeno da Snape sorridere come un idiota quando vide finalmente il suo Harry osservarlo con occhi carichi di... qualcosa a cui ancora non si sentiva pronto a dare un nome.

-Ti sei svegliato- mormorò, incapace di avanzare verso di lui e ancora fermo sulla soglia della porta.

-E voi vi siete rincoglioniti tutti con sta frase. Mi sembra ovvio che io sia svegli, è inutile continuare a notarlo- sbottò Harry divertito.

Severus roteò gli occhi e finalmente gli andò vicino. -Il solito impertinente- borbottò senza però aria di rimprovero -Eravamo tutti preoccupati per te, scusaci se ora non riusciamo a declinarti Shakespeare- e ad uno sguardo perplesso e confuso del ragazzo sbuffò -È un poeta inglese babbano, lascia perdere-.

Harry annuì e lasciò cadere il discorso. -Ron mi ha detto che sei stato qui praticamente tutto il tempo-

-Sì, poi Draco mi ha costretto ad andare a Grimmauld Place dicendo che puzzavo di morto. Probabilmente aveva ragione. Mi sono perso il tuo risveglio però- si sedette sua stessa poltrona che lo aveva ospitato per ore.

-Avevo paura di non trovarti al mio risveglio, pensavo che saresti scappato dopo... l'ultima volta- gli occhi di Harry si riempirono di lacrime e Snape capì che quella era una paura reale e profonda per il ragazzo, ed era tutta colpa sua.

Allungò una mano e la posò sul volto di Harry, asciugando una lacrima solitaria, poi si chinò verso di lui. -Non me ne vado più, te lo prometto, resto finché lo vorrai- e posò la fronte contro quella di Harry.

Non parlarono più per qualche minuto, poi finalmente il minore, memore di quanto fosse breve la loro vita, si decise a toccare le labbra di Snape con le proprie, in un bacio leggero e dolce come non se ne erano mai dati.

-Prima di svenire ricordo di aver sentito qualcosa- mormorò Harry, interrompendo quel contatto ma senza mai staccare gli occhi verdi da quelli neri del maggiore. -Pensavo di avere le allucinazioni, perché mai avrei immaginato Severus Snape implorarmi di stare con lui- sorrise divertito e dolce allo stesso tempo.

-Sì, credo tu abbia avuto le allucinazioni Potter- rispose facendolo ridere.

Quel momento magico venne interrotto da un leggero bussare alla porta. Severus tornò seduto sulla poltrona, senza lasciare la mano di Harry, mentre quest'ultimo invitava ad entrare quella che si rivelò essere Ginny con in braccio un bambino.

Severus guardò Harry, che a sua volta aveva spalancato la bocca come a voler dire a Ginny qualcosa, così andò in suo aiuto. -Tranquillo, so già di James, la signorina Weasley mi ha raccontato alcune cose qualche giorno fa-.

Harry ancora non disse nulla, alternando lo sguardo spaventato tra Ginny col figlio in braccio e Severus, che lo guardava con un misto tra divertimento per quella situazione e calma, per cercare di trasmetterla al ragazzo accanto a lui.

Alla fine Potter si rilassò e fece cenno a Ginny di avvicinarsi. Lasciando la mano di Snape allungò le braccia e prese il piccolo James, appoggiandoselo al petto. Snape lo osservò e vedere l'amore con cui Harry guardava il piccolo gli scaldò il cuore. Non si sarebbe mai abituato alla dolcezza del ragazzo e alla quantità di amore che era in grado di dispensare. Sperava che una piccola parte fosse riservata a lui.

The Past That Returns - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora