Capitolo 12

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Harry era chiuso al San Mungo da cinque giorni e stava iniziando ad impazzire. Quando era arrivato, tenuto in braccio da Ron, lo avevano subito classificato come grave, senza ricordarsi che Harry ne aveva passate ben di peggio. Infatti tempo un'ora si era ripreso con la diagnosi di trauma cranico e frattura esposta alla gamba destra, entrambe causate dall'impatto contro la roccia.

Il dolore alla testa col passare dei giorni si era notevolmente affievolito e per fortuna non aveva riportato danni come amnesia o sonnolenza, mentre la gamba guariva tra mille medicinali e gemiti notturni di dolore.

Harry però non riusciva a capacitarsi del perché tutto quanto nella sua vita stesse andando male. Avevano catturato Rodolphus Lestrange, ma non si era ancora risvegliato dopo la botta presa durante il combattimento, ed erano morti sia Travers che Amycus Carrow, oltre che due dei migliori Auror. Non era riuscito ad andare al loro funerale e si sentiva tremendamente in colpa per non essere riuscito a proteggerli.

In compenso aveva fatto pace con Ron. Lo aveva trovato seduto accanto a lui mentre si riprendeva, aveva gli occhi rossi e pieni di senso di colpa. Gli aveva chiesto scusa una decina di volte finché Harry non si era spazientito e gli aveva quasi ordinato di tornare a casa.

La Gazzetta del Profeta aveva preso la notizia del suo infortunio con gioia e tutti i giorni pubblicava noiosi aggiornamenti sul suo stato di salute, e già a partire dal secondo giorno in ospedale aveva iniziato a ricevere lettere da persone sparse per tutto il Regno Unito, che si accumulavano intonse sul comodino. Ron continuava a prenderlo in giro per quelle e ogni giorno andava a trovarlo per leggergli l'articolo di turno del Profeta e scartare qualche lettera, che poi si divertiva a leggere cercando di interpretare il ruolo della nuova spasimante. Un giorno Aurora, quell'altro Lucy e anche Mary, Ada, Mathilda... Harry dovette ammettere che Ron aveva talento per il teatro.

-Ehi guarda, questa è vuota!- esclamò al tramonto del sesto giorno mentre apriva una busta completamente bianca con un sigillo anonimo -Anche la lettera non è altro che un foglio bianco... bah, la gente è strana-.

Harry avrebbe rimproverato lo scarso acume del ragazzo che gli avrebbe impedito di scovare eventuali lettere minatorie o informazioni di vitale importanza nascoste da inchiostro magico, se non fosse stato certo del mittente di quella lettera.

-Passa qui, la butto insieme alle altre- disse con nonchalance afferrando la busta che gli porse l'amico e gettandola accanto al mucchio di lettere già aperte. L'avrebbe recuperata una volta andato via Ron.

-Sei passato da Grimmauld Place a controllare Draco? So che Astoria l'ha raggiunto, come stanno?- chiese per non pensare alla lettera bianca che lo aspettava in cima al cumulo di altra carta.

Ron annuì -Stanno bene entrambi. Malfoy non perde occasione per insultarmi e dire che siamo troppo lenti nelle indagini, che vuole tornare a casa perché camera sua puzza e tante altre cose poco carine, ma sembra che la presenza di Astoria lo abbia calmato un po'- spiegò -Ho dato anche una controllata alle protezioni della casa come mi ha insegnato a fare Hermione-.

Harry gli sorrise riconoscente. Sarebbe stato dimesso il giorno dopo, ma quelle domande lo tormentavano da quando gli avevano detto che sarebbe dovuto restare lì per un po' ed era contento che Ron si fosse occupato di alcuni problemi, non gli piaceva sapere che Draco era nella casa dei Black senza qualcuno che lo tenesse a bada.

-Tra te ed Hermione come va?- domandò ricordandosi del messaggio dell'amica di qualche giorno prima.

Ron si strinse nelle spalle. -Hermione vorrebbe un figlio, ma io non so se mi sento pronto, e qualche volta ci capita di discutere di questo- rispose continuando a leggere distrattamente una delle lettere rosa che aveva trovato quella mattina sul comodino dell'amico. Questa puzzava anche di rose e fece venire la nausea ad Harry.

The Past That Returns - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora