5. Una porta tra di noi

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Kuroo aveva iniziato a uscire con Hiroko e a volte pranzava anche con lei, lasciando Kenma solo.
Per Kenma non era un problema mangiare da solo, anche perché quando i compagni di classe gli chiedevano se voleva unirsi a loro rifiutava, rimanendo a giocare alla console sul suo banco. Ora infatti erano arrivati i primi freddi e mangiare all'aperto spesso non era possibile.

Quando era insieme a Kenma, Kuroo era il solito di sempre, non parlava di Hiroko più del dovuto e faceva quello che avevano sempre fatto. L'aveva portato a vedere quel film e spesso si incontravano a casa di uno dei due per giocare ai videogiochi.

A volte però, quando erano in camera, sul letto, non facevano nulla. Se ne stavano lì... a guardare il soffitto, l'uno accanto all'altro.

Uno di quei giorni, Kenma si voltò a guardare il profilo di Kuroo, che aveva chiuso gli occhi.
Kuroo sentì il respiro del kohai e si voltò a sua volta. Erano a pochi centimetri di distanza. Rimasero così qualche istante e poi Kenma si girò di scatto dall'altro lato. L'amico cercò scherzosamente di girarlo prendendolo per la spalla, ma quando lui oppose resistenza lo scavalcò, ritrovandoselo nuovamente davanti.

Una lacrima gli rigava il volto.

"Ohi gattino che succede?"

"Niente." Kenma non si era accorto che una delle lacrime che stava trattenendo era riuscita a sfuggirgli e non aveva la forza di contestare il nomignolo, né di rispondere con più di una parola. Se avesse aperto bocca sarebbe scoppiato in lacrime.

"Ma come niente? Dai, lo sai che puoi dirmi tutto. Sono il tuo migliore amico!"
"È proprio questo il punto!" sbottò Kenma, che poi corse in bagno. Se non fosse stata casa sua se ne sarebbe andato.

Kuroo non capiva, perciò seguì l'amico e cercò di parlargli attraverso la porta chiusa del bagno.

"Non capisco Kenma, cos'ho fatto di male questa volta? Cosa c'entra che siamo migliori amici col fatto che non puoi dirmi cos'è successo?"

Kenma dall'altro lato non rispondeva.

Stava pensando: durante quegli attimi in cui si era ritrovato a pochi centimetri dal viso di Kuroo, si era reso conto che ormai lui stava con Hiroko e lei lo rendeva felice. Lui era solo un amico e mai sarebbe stato qualcosa di più. Se avesse confessato i suoi sentimenti avrebbe rischiato di rompere l'amicizia e in ogni caso non sarebbe servito a niente, perché Kuroo non lo amava, gli voleva bene come a un fratello.
Esatto, come a un fratello.

Nulla di più.

Kuroo, non trovando risposta e sapendo che non avrebbe avuto senso insistere, si era semplicemente seduto con la schiena contro la porta, non sapendo che dall'altra parte Kenma era nella sua stessa identica posizione.

Rimasero così forse per un'ora. Kuroo non sapeva cosa rendesse triste l'amico ma, se lui non aveva intenzione di dirglielo, sarebbe comunque stato al suo fianco finché non avesse deciso di farlo.

In quel lasso di tempo Kuroo non aveva sentito alcun rumore provenire dall'altro lato della porta, finché ad un certo punto sentì un fruscio, si alzò e vide la porta aprirsi. Dall'altra parte l'amico, che si era tranquillizzato, aveva gli occhi gonfi. Aveva pianto senza far rumore, senza farsi sentire attraverso quei quattro centimetri di legno di castagno che li separavano.

Kuroo aveva avuto il tempo di pensare a cosa gli avrebbe detto una volta che fosse uscito: "Non serve che tu mi dica niente ora. Quando te la sentirai, sappi che io sono qui. Stasera sarei dovuto uscire con Hiroko ma posso darle buca e rimanere con te."
Sebbene l'idea lo rendesse felice, Kenma non voleva prendere il posto della sua ragazza. Non voleva che Kuroo rinunciasse ad una bella serata con la sua amata per consolare l'inconsolabile. In ogni caso non avrebbe potuto risolvere la questione, perché l'unico che avrebbe potuto risolverla era lui stesso, che si sarebbe dovuto convincere che essere amici gli bastava, così come gli era sempre bastato.

Dopo aver salutato l'amico e averlo guardato allontanarsi dalla finestra di camera sua, Kenma si buttò sul letto, ancora una volta saltando la cena. Non aveva voglia di giocare, nemmeno per distrarsi. Sapeva che non avrebbe funzionato.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora