1. Kuroo parlava e Kenma ascoltava

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Il ragazzo si era affrettato quella mattina, per non far aspettare il suo amico, con cui percorreva ogni giorno la strada di andata e ritorno per il liceo Nekoma.
Anche se avevano un anno di differenza e quindi erano in classi diverse, i due trascorrevano la maggior parte del tempo libero insieme. Amici d'infanzia, nessuno conosceva Kuroo meglio di Kenma e nessuno conosceva Kenma meglio di Kuroo.
Il senpai era in grado di cogliere ogni sfumatura di quello che apparentemente sembrava un viso inespressivo e il kohai avrebbe potuto riconoscere quella voce fra mille.

Anche se era uscito presto, Kenma già lo aspettava fuori dalla porta, mentre giocava con la sua console, che aveva sempre a portata di mano per poter sfruttare ogni momento per proseguire con le sue missioni virtuali. Come se non ne avesse avuto abbastanza di giocare fino alle 3 di notte.
Appena aveva sentito la porta però aveva interrotto immediatamente il gioco; se per lui i videogiochi erano più importanti del sonno, nulla lo era più di Kuroo.
Si erano conosciuti quando erano piccoli e il gracile Kenma si era sempre sentito protetto dalla presenza dell'amico e non solo, lui era l'unico in grado di coinvolgerlo in attività che non fossero virtuali, come la pallavolo.

I due amici percorsero insieme la strada già battuta centinaia di volte, parlando del più e del meno. O meglio, Kuroo parlava e Kenma ascoltava. Gli piaceva il suono della sua voce, tanto che quando l'amico gli parlava vicino all'orecchio, sussurrando, a Kenma a volte veniva la pelle d'oca.

Arrivati a scuola, i due si separarono per andare nelle rispettive classi e come di consueto si sarebbero poi dovuti incontrare in cortile a mangiare i loro bento insieme. La consuetudine li aveva portati a utilizzare sempre la stessa panchina, l'unica panchina rossa della scuola. Nessuno aveva mai capito perché avesse quel colore, così diverso dal legno non verniciato di tutte le altre, ma tutti sapevano che quando il tempo era bello, i due la occupavano sempre per primi.
Quel giorno, Kenma arrivò per primo e si sedette, estraendo subito la console dallo zaino, in attesa dell'amico.

Un urlo improvviso gli fece distogliere lo sguardo dal videogioco e alzare gli occhi verso una delle porte d'ingresso: una ragazza era inciampata e caduta malamente.
Quando stava per riprendere il gioco messo prontamente in pausa, qualcos'altro attirò la sua attenzione: Kuroo stava uscendo in quel momento dalla stessa porta.
Aveva subito aiutato la ragazza ad alzarsi e lei l'aveva ringraziato con un abbraccio, cosa insolita tra sconosciuti per le consuetudini giapponesi. Lei aveva poi detto qualcosa e Kuroo aveva riso. Kenma non aveva sentito cosa si fossero detti a causa della distanza, ma avrebbe tanto voluto saperlo. Non capiva perché, ma quella cosa lo aveva irritato.
Quando Kuroo rideva con i compagni di squadra non gli era mai successo.

Dopo un breve inchino, Kuroo si era avviato verso la panchina e nel tragitto avrebbe salutato l'amico, se questo non fosse stato intento a giocare come al solito.
I due mangiarono come nulla fosse, ma Kenma sembrava più silenzioso del solito.
"Hey gattino, sei arrabbiato perché non riesci a completare la missione o perché il nuovo gioco è troppo facile per il re dei videogiochi?" Il senpai chiamava così Kenma fin da quando erano piccoli, perché diceva sempre che l'amico assomigliava a un gatto.
"Mh". Kenma si era limitato a farfugliare un suono mentre masticava il suo riso perché effettivamente non sapeva come rispondere a quella domanda. La risposta non era nessuna delle due proposte da Kuroo, ma effettivamente nemmeno Kenma sapeva quale fosse.

La giornata proseguì come al solito: lezioni, allenamenti e strada verso casa, insieme.
Tutto era tornato come prima, anche perché Kenma era troppo stanco per ripensare a quel sentimento fastidioso della pausa pranzo e aveva ripreso ad essere quello di sempre.

-

Qualche giorno dopo, in pausa pranzo, una scena simile a quel giorno si era ripresentata davanti agli occhi di Kenma, che stava aspettando l'amico. Lo vide da lontano, mentre si sistemava le scarpe appena indossate all'ingresso per uscire in cortile.
Alzatosi aveva visto Kenma e lo stava per salutare con la mano quando qualcuno si mise nella traiettoria dei loro sguardi.

Eccola. La ragazza di quel giorno.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora