7. Mi basterà

864 54 11
                                    


«Possiamo vederci?»
Dopo qualche minuto, Kenma rispose: «Adesso?»
«Sì, ora»

«Vieni tu da me, sono già sotto le coperte a giocare»

«Arrivo»

-

Arrivato a casa Kozume, Kuroo si diresse in camera di Kenma, attraverso quelle scale e quel corridoio che aveva percorsi mille volte, in quella casa che conosceva come fosse sua.

Kenma, nel frattempo, aveva smesso di giocare: da quando aveva ricevuto quel messaggio inaspettato si era sdraiato rannicchiandosi sotto le coperte a fissare fuori dalla finestra.
I lampioni erano accesi, era già buio.

Quando Kuroo entrò in camera di Kenma, questo lo stava aspettando, avendo sentito i suoi passi sulle scale, passi che ormai riconosceva fin troppo bene.

"Ci siamo lasciati."

Kenma non era felice come avrebbe pensato. Come avrebbe potuto esserlo quando il suo amico non lo era?

Kuroo si sdraiò sul letto, accanto a Kenma, e pose la sua testa nel suo grembo. L'amico gli accarezzò i capelli, chiedendogli cosa fosse successo.
"Ha detto che metto sempre te al primo posto e che non è normale. Ma sinceramente me ne frego. Non potrei mettere nessuno al primo posto se non te."

La mano di Kenma si era fermata.

Kuroo aveva gli occhi chiusi e sentì una goccia cadere sul suo viso.
"Hey gattino, perché piangi? Sei tu che dovresti consolare me, non il contrario!"
Kenma aveva sorriso, ma non aveva smesso di piangere. L'amico si era seduto accanto a lui e l'aveva abbracciato.

"Stasera ti fermi a dormire? ...e smettila di chiamarmi così" disse Kenma, mentre le lacrime continuavano a rigargli il volto.
"Certo... gattino." In questo modo il ragazzo gli aveva strappato un altro debole sorriso.

Si erano messi sotto le coperte, abbracciati.

Il calore del senpai avvolgeva il kohai. Kuroo stringeva forte Kenma da dietro: non vedeva il suo viso ma lo sentiva singhiozzare. Non erano solo lacrime di tristezza, ma anche gioia, come se quelle due emozioni si fossero mescolate con un unico esito.

"Grazie", aveva sussurrato il kohai. "Grazie di essere mio amico, se potrò stare al tuo fianco per sempre mi basterà". Con queste parole Kenma si era addormentato di sasso, forse perché non riusciva a dormire bene da tempo e il caldo abbraccio di Kuroo lo faceva finalmente sentire al sicuro.

Il senpai stava per replicare ma si era accorto che l'amico era ormai nel mondo dei sogni.
Anche se sapeva che non poteva sentirlo, sussurrò: "Grazie a te, Kenma, grazie di essere parte della mia vita. Ti voglio un bene dell'anima."

Anche se Kuroo non aveva capito appieno il significato delle parole "mi basterà", una cosa l'aveva capita: non avrebbe permesso a nessuno di mettersi tra lui e il suo Kenma. E forse ora che erano di nuovo loro due soli gli avrebbe fatto tornare il sorriso.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora