12. Mi manchi

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propongo di leggere questo capitolo ascoltando come sottofondo
"Flower Dance" - DJ Okawari (Piano Cover by Riyandi Kusuma)

Kenma, come percependo la presenza dell'amico, si voltò. Un sorriso gli dipinse il viso.
Kuroo si avvicinò e dopo essersi seduto abbracciò il kohai, per ricevere un conforto, seppur fittizio, da un'immagine così vivida dell'amico.

"Mi dispiace, se non ti avessi chia...", Kuroo si stava incolpando per l'ennesima volta, ma Kenma lo interruppe.
"Ti prego di non dirlo più, non pensarlo nemmeno. Non è colpa tua e non potrei mai e poi mai incolparti per avermi chiamato. A dire la verità speravo mi avresti seguito."

Kuroo non disse nulla e abbracciò l'amico.
Nonostante il tepore del corpo di Kenma, il senpai aveva freddo.

-

Si svegliò all'improvviso: era scoperto e aveva dimenticato la finestra aperta. Il vento freddo di ottobre stava entrando con violenza nella stanza. Chiuse la finestra, si mise in pigiama e si raggomitolò sotto le coperte, sperando di poter riprendere il sogno dove l'aveva lasciato.
Si sforzò di riaddormentarsi subito ma non ci riuscì e quando finalmente il sonno prese il sopravvento, vide solo il buio.

La mattina seguente si preparò per andare a far visita all'amico.

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Era arrivato presto in sala d'attesa, per cui avrebbe dovuto aspettare. L'occhio gli cadde sul calendario dai bordi verdi appeso alla parete. 16 ottobre.
"Sedici ottobre?? Ma è il compleanno di Kenma!"
Gli eventi di quei giorni gli avevano fatto perdere il senso del tempo.

Si era alzato di scatto ed era corso verso la porta d'ingresso e da lì si era diretto in autobus in un negozio di videogiochi. Aveva comprato l'ultimo uscito di una serie che all'amico piaceva.

Tornato in ospedale, aveva percorso le corsie e le scale che sarebbero diventate la sua nuova routine. Non più la strada per andare a scuola e tornare a casa con Kenma, ma dei freddi corridoi, con l'odore di disinfettante che si infiltrava in ogni angolo.

La madre aveva messo dei fiori sul comodino e quando Kuroo arrivò, dopo averlo salutato, lasciò soli i due ragazzi.
"Non ho avuto il tempo di incartarlo, ma ti ho portato un nuovo gioco, è uscito ieri. Credo me ne avessi parlato qualche tempo fa. Beh... buon compleanno... gattino".

I giorni seguenti trascorsero senza alcun cambiamento. Kuroo passava tutto l'orario delle visite accanto all'amico, tenendolo per mano, senza dire nulla. Anche i compagni di squadra e di classe passavano spesso a trovarlo.
Il padre aveva proposto a Kuroo di prendersi qualche giorno libero dalla scuola, dicendo che però poi avrebbe dovuto farvi ritorno, perché nonostante quello che era successo doveva preoccuparsi anche per sé. E in ogni caso avrebbe potuto andare in ospedale dopo le lezioni.

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Ormai era giunto il tempo di tornare a scuola, anche se Kuroo seguiva le lezioni con la testa altrove.
Per la pausa pranzo quel giorno la nonna gli aveva preparato degli onigiri. Aveva deciso di mangiarli in cortile. Anche se faceva un po' freddo, il sole scaldava la loro panchina rossa.
Il ragazzo si diresse verso il posto quasi riservato a loro, si sedette e non appena si girò verso quella che era la postazione dell'amico disse sottovoce "mi manchi".

Aveva saltato gli allenamenti, come del resto aveva fatto dall'incidente: la sua linea temporale era stata interrotta in quel dannato secondo, che rivedeva nella mente, nitido, ogni volta che ci pensava.

Quella sera si sedette sul letto, a pensare. Avrebbe voluto vederlo di nuovo sorridere, sentirlo parlare.

"E non ti dovessi più svegliare?"

Cercò di immaginare la sua vita senza Kenma, ma non ci riuscì.

"Voglio abbracciarti e tenerti stretto accanto a me, per sempre."

Si addormentò abbracciato a un cuscino e la prima cosa che vide fu di nuovo la panchina accanto al semaforo.
"Finalmente... ti aspettavo", disse Kenma con un sorriso in volto.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora