14. Dillo ancora

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🤍-consiglio di ascoltare "Canon in D" (Pachelbel), cover di LAYERS durante la lettura-🤍

Le loro labbra finalmente si incontrarono, nessuna luce abbagliante li interruppe, nessuno si tirò indietro. Le morbide e sottili labbra di Kenma furono avvolte dal caldo abbraccio di quelle di Kuroo.
Il senpai non si trattenne e morse leggermente il labbro inferiore del kohai, che cinse le braccia attorno al collo del ragazzo, che si ritrovò, sempre senza staccare le labbra dal bacio, sopra Kenma.

Era soltanto un sogno. I due si lasciarono andare.

Le grandi mani di Kuroo si infilarono delicatamente sotto la maglia di Kenma e perlustrarono ogni centimetro della sua candida e liscia pelle. Il calore del ragazzo lo invadeva, le sue costole si percepivano nettamente e quel gracile petto che di solito non tollerava il contatto, si era sciolto di fronte alla dolcezza dei movimenti del ragazzo. La schiena di Kenma si inarcava ogni volta che le mani di Kuroo lo sfioravano.

L'interminabile bacio era finito e il senpai aveva iniziato a sussurrare all'orecchio del kohai. "Gattino, sai che potrei abituarmici?"

"Dillo ancora"

"Cosa? Che potrei abituarmici?"
"No, gattino"

"Come vuoi, gattino"

Al suono di quelle parole, come quella volta, a Kenma era venuta la pelle d'oca, ma anche questa volta la voce di Kuroo non era reale, anche se lo sembrava così tanto.

Kuroo ripeté la parola ancora e ancora, sussurrandola così vicino all'orecchio di Kenma che il kohai poteva percepire l'aria uscire dalla bocca del senpai.
Di nuovo, come quella volta, qualcosa di mosse sotto le coperte.

Kenma era diventato bordeaux: sapeva che era solo un sogno ma l'imbarazzo non aveva comunque tardato ad arrivare. Kuroo però sorrise: "ti piaccio così tanto?"
"Non fare lo scemo e levati, baka" a Kenma era tornato il sorriso.

I due trascorsero il resto del sogno abbracciati, mentre Kuroo accarezzava i capelli di Kenma.

"Mi piace quando lo fai, anche prima in ospedale... è stato dolce"
"Lo farò più spesso allora."
I due sorrisero e si addormentarono ancora abbracciati.

Quando Kuroo aprì gli occhi la mattina seguente si ricordò di quello che era accaduto e arrossì.

"Kuroo non puoi fare questi sogni mentre lui è in ospedale, torna in te, ti prego!"
D'altronde non poteva controllare i propri sogni.

"E se succedesse davvero? Sarei contento?" Un sorriso gli si stagliò in volto ancora prima che se ne rendesse conto. "Beh direi proprio di sì".

Kuroo non aveva mai pensato a Kenma in quel modo, ma ora che aveva visto la scena in sogno, gli sembrava tutto così naturale. Non vedeva perché avrebbe potuto volerlo solo con una ragazza e non con un ragazzo.

Quel sorriso però scomparve subito dopo questi pensieri. Kenma non c'era, quella che aveva visto era solo una proiezione del suo subconscio.

-

Quella sera in ospedale Kuroo era un po' imbarazzato. Si sentiva anche in colpa per aver sognato Kenma in quel modo, mentre lui era privo di coscienza, sul letto di un ospedale.
Questa volta non gli accarezzò i capelli, perché al solo pensiero sarebbe diventato bordeaux.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora