16. Immobile

721 45 0
                                    


-consiglio di leggere ascoltando "Fall into u" di Oscar Lang-

"Scusami se ci ho messo tanto, ma ancora una volta non avevo capito."
La mano di Kuroo accarezzò i morbidi capelli del ragazzo disteso sul letto, immobile.

"Non so se sentirai quello che ti sto per dire e nemmeno se le mie parole avranno un senso logico. Ma le dirò lo stesso."

La sua mano continuava ad accarezzare la chioma di Kenma.

"Ti ho sognato varie volte in questo ultimo mese e i sogni che ho fatto sembravano davvero realistici. Ho parlato con il Kenma del sogno e ho pensato molto."
"Nel sogno te l'ho già detto, ma direi che è arrivato il momento di dirlo anche al Kenma che ho davanti. Qui e ora."

"Ti amo, gattino. Ti amo davvero tanto. Torna presto da me."

Kuroo fissava le palpebre abbassate del kohai, sperando in un magico risveglio.

Non accadde nulla.

Passarono delle ore: nel frattempo il dottore e le infermiere erano passati nella sua camera, troppo impegnati per curarsi del motivo per cui Kuroo fosse lì anche quando non avrebbe dovuto.
La signora Kozume arrivò dopo l'ora di pranzo, nell'orario di visite.
I due non si dissero quasi nulla: la madre del ragazzo si era accorta che qualcosa negli occhi di Kuroo era cambiato e ancora una volta aveva capito che i ragazzi avevano bisogno di stare da soli, per cui la sua visita fu di breve durata. Sarebbe tornata la mattina successiva, anche perché sapeva di lasciare il figlio in buone mani.

Kuroo non aveva toccato cibo dalla sera prima e nel tardo pomeriggio la fame lo aveva costretto a mangiare l'onigiri che la signora Kozume gli aveva previdentemente lasciato, raccomandandogli di mangiarlo. Stava finendo l'ultimo boccone, quando lo sguardo gli cadde sull'amico.

L'indice della mano sinistra aveva fatto uno scatto.

Kuroo si alzò di scatto e stava per correre a chiamare qualcuno quando Kenma aprì lentamente gli occhi. L'agitazione del senpai scomparve quando l'esile ragazzo aprì bocca.
"Non andare, Tetsurō", era la prima volta che lo chiamava per nome. "Resta ancora un po' con me, ho paura che anche questo sia un sogno e non voglio che finisca."

Kuroo si era avvicinato al ragazzo disteso, si era abbassato e lo aveva baciato.
"Questo ti sembra abbastanza reale?"
Kenma aveva sorriso.

"Ti ho sentito stamattina", disse il kohai. Il senpai arrossì, ma decise di nascondersi dietro a una pessima battuta: "e quindi cosa stavi aspettando a tornare? Stavi facendo il check out?"
Kenma aveva riso debolmente, ma la risata si era interrotta in un piccolo colpo di tosse.

"Vado a chiamare qualcuno, aspettami."

"Non vado da nessuna parte", aveva risposto il ragazzo, che si era poi ritrovato di nuovo da solo in quella stanza. Sul comodino aveva visto un videogioco.
Si stava chiedendo quanto tempo fosse passato. Aveva sentito quasi tutte le conversazioni avvenute in quella camera ma aveva presto perso il senso del tempo.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora