9. Un errore

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Non appena la luce inondò il prato, Kuroo si retrasse d'impulso, mentre Kenma era rimasto immobile.

Il senpai fissò l'amico: "Scusami, davvero non so cosa mi sia preso. Non volevo."

La gioia di Kenma si smorzò all'improvviso e con voce tremante disse: "non volevi? E allora perché l'hai fatto? Proprio ora che ci stavo riuscendo! Proprio ora che per essere felice mi bastava starti accanto! Riesci per un secondo a pensare a come io possa sentirmi?"

Kenma non alzava mai la voce ma quella volta tutti si erano girati a guardarli. Kuroo era rimasto pietrificato: non l'aveva mai visto così. Scoppiato in lacrime, il kohai si allontanò nel buio del parco adiacente, dove non c'era traccia di luce artificiale, forse per via dei fuochi d'artificio.

Kuroo rimase un attimo immobile, incapace di muovere un muscolo.

Cosa intendeva Kenma con quelle parole? Il suo gesto era stato istintivo: non aveva pensato consciamente di baciarlo ma si era ritrovato a pochi millimetri dal suo volto come se il suo corpo avesse avuto volontà propria. Forse Kenma si era arrabbiato perché quando finalmente aveva riavuto il suo migliore amico per sé questo aveva intenzione di rovinare l'amicizia con uno stupido bacio?

Questi pensieri corsero nella mente di Kuroo in un secondo, tempo sufficiente per riprendersi e rincorrere l'amico, che però era già scomparso nel buio.
La luna non era piena e il parco era quindi poco illuminato. Il senpai cercò il suo gattino per quella che gli sembrò un'infinità di tempo. Dopo circa mezz'ora lo trovò rannicchiato sotto un grande albero, con lo sguardo rivolto verso le foglie cadute e ormai secche.

"Kenma, ascoltami, mi dispiace. Davvero non volevo e ti giuro che non so perché l'ho fatto. È stato come se qualcun altro avesse guidato il mio corpo a farlo".

Il kohai non rispondeva.

"Ti prego di' qualcosa. Farò qualsiasi cosa per farmi perdonare, è stato un errore!"

Finalmente Kenma alzò lo sguardo: "Davvero pensi che sarebbe stato un errore? Se ci fossimo baciati te ne saresti pentito?"
Ancora una volta le lacrime bagnavano le guance del ragazzo, che avrebbe voluto dire molto di più ma aveva capito che l'amico non ricambiava i suoi sentimenti e quindi avrebbe rischiato di perderlo.
In realtà non avrebbe dovuto dire nemmeno quelle frasi, ma non era davvero riuscito a trattenersi.

"Baka": con questa parola Kenma si allontanò verso il limite del parco, avviandosi verso la strada di casa.

Kuroo rimase impietrito.
Ora aveva capito tutto: Kenma era innamorato di lui. Il bacio quindi per lui non sarebbe stato un errore e il fatto che lui lo aveva definito tale lo aveva ferito.

Ma da quanto tempo era innamorato? Un flash di pochi mesi prima gli apparve chiaro nella mente: il bigliettino. Era geloso di Hiroko Ito.
E quel giorno attraverso la porta del bagno? Anche quella volta era stato lui a far piangere il suo gattino? Quindi era sempre stato lui la causa del suo dolore e nemmeno se ne era accorto.

Tutti questi pensieri avevano travolto la mente del ragazzo come un'onda che si infrange sugli scogli quando il mare è in tempesta. Ma invece che caos avevano portato chiarezza. Kenma aveva paura che avrebbe rovinato la loro amicizia se avesse rivelato i suoi sentimenti e quindi aveva cercato di accontentarsi di non essere nulla di più che un amico. Ecco cosa intendeva quella sera, quando aveva detto "Grazie di essere mio amico, se potrò stare al tuo fianco per sempre mi basterà."

Ancora prima di pensare a fondo a quali fossero i suoi di sentimenti per l'amico, Kuroo cercò di raggiungere Kenma, che ancora si vedeva a distanza. Aveva raggiunto la strada principale e stava aspettando che il semaforo diventasse verde.

"Perfetto, così posso raggiungerlo e parlargli chiaramente: non interromperemo di certo la nostra amicizia per una cosa del genere", pensò Kuroo.

Quando mancava una manciata di metri, al semaforo scattò il verde e Kenma iniziò ad attraversare. Kuroo lo chiamò per farsi aspettare. Il kohai si voltò e in quel momento un'auto uscita all'improvviso da un incrocio passò con il rosso e toccò il ragazzo, ma la velocità con cui era sfrecciata era bastata per farlo sbalzare a qualche metro di distanza.

Kuroo corse dal ragazzo, che si trovava ormai a lato della strada, con la testa appoggiata al marciapiede e una macchia di sangue che diventava sempre più grande sotto ai morbidi capelli biondi.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora