4. Solo amici

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"Merda. A cosa sto pensando? Devo smetterla. Non è normale. Siamo amici. Amici. Solo amici."

Inutile dire che quella notte Kenma non riuscì a dormire. Provò a giocare ma perdeva ogni partita.

-

Il giorno seguente evitò di parlare a Kuroo nel tragitto e gli chiese di non chiamarlo più gattino: "non voglio che gli altri ti sentano. È imbarazzante."

In pausa pranzo Kuroo volle raccontargli della telefonata a Hiroko. Sarebbero usciti quella sera a cenare e vedere un film insieme.
"Ehi gattino, non ti interessa forse?"
"Ti ho detto di non chiamarmi più gattino!"
Kenma si alzò di scatto e se ne tornò in classe.

Kuroo rimase solo sulla panchina rossa. Non capiva cosa avesse detto di male. Per quanto amasse chiamarlo gattino, avrebbe smesso se era quello che l'amico voleva, ma non gli sembrava razionale arrabbiarsi e andarsene così di punto in bianco per un nomignolo che in fondo usava fin da quando erano piccoli.

Quella sera non avevano gli allenamenti e Kuroo si diresse a casa per prepararsi, percorrendo la strada da solo perché non aveva trovato l'amico, ma probabilmente si era rintanato da qualche parte a giocare ai videogiochi. La madre lo rimproverava se stava troppo alla console e quindi quando non avevano allenamento a volte Kenma rimaneva a scuola a giocare.
Kuroo si era preparato e poi era andato a casa della famiglia Ito per passare a prendere Hiroko.

La serata era andata bene, avevano mangiato un buonissimo ramen e visto un film al cinema.
Al cancello, i due si salutarono. Hiroko forse si aspettava un bacio, ma Kuroo la salutò con un piccolo inchino e con un sorriso.
Nella strada verso casa Kuroo pensò a Kenma. O meglio, durante tutta l'uscita aveva pensato a lui. "Quel ramen sul menu è il suo preferito. Questo film gli piacerebbe, gliene parlerò e magari torneremo a vederlo insieme."

"Questa è la via dove quella volta era inciampato su un minuscolo cane che poi gli era saltato addosso, mordendogli i pantaloni e lasciandogli un foro sul didietro." Quando aveva ripensato a quella scena aveva sorriso e Hiroko aveva pensato che fosse perché era contento di essere uscito con lei.

Rincasato, il ragazzo scrisse un messaggio all'amico.
«Hey gattino» aveva scritto prima di cancellare, ricordandosi della richiesta dell'amico di non utilizzare più quel nomignolo.
«Hey Kenma»

«Hey» l'amico aveva risposto quasi subito, come se stesse aspettando il suo messaggio.
«Non mi chiedi com'è andata?»
«...»
«Vabbé te lo dico. Penso proprio che ci rivedremo, ma non ti preoccupare, usciremo comunque insieme io e te. Non ti sto abbandonando.»

"Perché ho scritto questa frase?" si chiese subito dopo Kuroo, che però ormai aveva inviato il messaggio.
«OK» aveva riposto Kenma.
Kuroo sapeva che nei messaggi l'amico era ancora più di poche parole di quando parlavano di persona.
«Beh ora vado, buona notte. E vedi di dormire, non voglio vederti con le borse sotto gli occhi domattina»
«Non posso promettertelo. Notte»

Kuroo rise fra sé e sé, ma poi la frase che aveva scritto gli tornò in mente. Perché aveva scritto che non l'avrebbe abbandonato? Era ovvio. Lui veniva prima della ragazza. In fondo l'aveva conosciuta da poco mentre Kenma era sempre stato al suo fianco. Semplicemente ora ci sarebbe stata una persona in più nella sua vita.

Kuroo quella mattina arrivò in ritardo - κυrοκεnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora