Capitolo 20: Catene invisibili

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Lilithy strusció stancamente i piedi verso la porta.
Avrebbe solo dato un'occhiata dallo spioncino.
Non si sarebbe nemmeno alzata se chiunque fosse dall'altra parte non avesse continuato a suonare insistentemente.

Di solito aspettava solo che chiunque fosse se ne andasse.
Ma magari era Alexander che aveva dimenticato le chiavi in casa, ipotizzó.
Sbirciando dallo spioncino rimase stranita vedendo Sheila dall'altra parte.
Aveva un'aria scocciata, quasi arrabbiata, con un pizzico di noia sul volto.

Non era pronta per Sheila.
Era impegnativo stare con qualcuno e lei si sentiva prossima allo sbriciolarsi, talmente tanto la stanchezza premeva su di lei. Non aveva proprio voglia di aprire ed affrontarla... ma era ben consapevole di quanto fosse fortunata ad avere Sheila lì.
Le avrebbe sicuramente dato una valida ragione per essere lì, per mascherare il passo che stava facendo verso di lei. Probabilmente non aprire sarebbe stato non apprezzarla e perderla, forse...

"Porcodio, era ora." esclamò Sheila entrando scocciata.
Lil richiuse la porta dietro di loro.
"Hai un aspetto orribile" la squadró da testa a piedi. Lil indossava solo una maglietta bianca a maniche corte. Doveva essere di suo fratello dato che le arrivava fino alle ginocchia, e dei pantaloncini neri sotto. I calzini erano persino di due colori e lunghezze diverse. Sheila si dovette trattenere per non andarsene scandalizzata.

"Avrei preferito un pigiama osceno a questo abbinamento casual tragico." commentó.
Lil arrossì violentemente; si sentiva terribilmente in imbarazzo. Sheila non aveva torto, ma insomma in casa lei ci stava così; con i capelli spettinati, le occhiaie e due stracci addosso, giusto per non avere freddo.
Sheila fermó il proprio sguardo sul suo volto rosso e gli occhi lucidi.
"Scommetto che ti ho svegliata." fece un ghigno, "Aspetta, ma sei malata?" la guardò  con disgusto.

Lil scosse la testa di risposta.
Un sorriso passò sul volto dell'altra "Quindi
non sono l'unica che se la balza." facendosi seguire Sheila si diresse verso la camera della compagna.
"Che casino. Ma che cazzo fai in casa da sola tutto il giorno."
La camera di Lil era sottosopra; c'erano più vestiti per terra che nel suo armadio, spalancato. Fogli e matite per terra, il letto disfatto.

La blu alzò le spalle abbassando la testa mortificata, andando a sedersi sul letto.
Per fortuna non aveva la voce per rispondere che semplicemente piangeva mentre il casino era la norma.
Comunque a Sheila non sembrò dare fastidio tutto quello, anche lei faceva schifo a tenere in ordine. Senza problemi si avvicinò alla finestra aprendola, senza chiedere il permesso, pronta a fumarsi un'altra sigaretta.

Il cielo fuori era grigio e l'aria fresca.
Lil ne approfitto per tirarsi addosso la coperta, in quel momento desiderava sparire.
Pensò che se Sheila rimaneva nonostante le sue condizioni, doveva proprio essere un miracolo, che forse, nonostante i commenti cattivi, avrebbe potuto sentirsi libera di essere se stessa anche con lei.

Per un po' il silenzio entrò a pizzicar loro il viso, insieme all'aria fredda di quel cielo di nuvole e all'odore forte di sigaretta.
Lilithy diede due colpi di tosse spontanei.
Odiava l'odore del fumo.
Sheila sembrò divertita da quel suo atteggiamento tanto innocente, sorrise sotto ai baffi osservandola farsi piccola tra le coperte.

"Volevo chiederti se stai facendo il compito, o se prenderemo un due. Non che sia un problema e poi avevo voglia di scopare.. ma mi sembri messa davvero male. Forse è meglio io vada." buttò il mozzicone giù dalla finestre.

La ragazza blu scosse la testa debolmente ed  abbassò lo sguardo dispiaciuta. Sheila sorrise. Le faceva piacere sapere che Lil volesse lei restasse, ma cazzo, quanto era patetica in quel momento. Non era molto brava con le persone tristi o che si lamentavano, le davano sui nervi, ma almeno quella ragazzina stava zitta e questo le rendeva il suo dolore più facile da ignorare.

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