03|| ROMA CENTRO

472 19 4
                                    

Sentii suonare il campanello come quello stesso giorno e come allora non sapevo chi mi aspettasse alla soglia. Non mi affrettai, lasciai suonare una volta e un'altra ancora lasciandomi cullare da quel suono che ormai non sentivo da mesi. Nessuno era venuto a farmi visita, tranne quelle poche volte mio fratello giusto per vedere se fossi ancora viva. Mi soffermai a guardare la porta quando quel rumore assordante ma al mio orecchio così piacevole lasciò di nuovo spazio al silenzio. Era diversa da quel giorno, avevo cambiato casa in modo che Joaquin non potesse più trovarmi. Ci ero riuscita, a mio malincuore, fino a quel giorno. Andai verso la porta muovendomi lentamente, come appena risvegliata da un sogno.

<< Ricordarci così
Con le dita chiuse
Nei giorni più spenti
I nostri complessi
E casa mia l'ho persa anni fa >>

Aprii e lo trovai appoggiato alla parete quasi scoraggiato e pentito del suo gesto. Lasciò il muro di scatto appena notò la mia presenza. << Che ci fai qui? >> domandai per rompere quel silenzio assordante << Avevo bisogno di vederti >> cercò di nascondere qualsiasi emozione potesse spezzare il suo tono di voce, che era sempre stato fermo e deciso. << Sono passati mesi Joaquin, per favore >> abbassai lo sguardo, non ero capace, non ero ancora capace di dirgli quelle cose guardando dritto in quegli occhi, che mi avevano fatto perdere la testa. << Entra >> poi aggiunsi poco convinta. Era tardi e anche se la sua presenza fosse soltanto d'intralcio in quel preciso istante non lo avrei mai fatto tornare a Milano a quest'ora. << Come stai? >> feci finta di non sentire e andai sul balcone per allontanarmi da quello che era appena successo, che era del tutto inaspettato.

<<  Tra le frasi fatte e la gente nei bar
E gli occhi più finti del polietilene
Dimmi come ti va >>

Tornai dentro, avvicinandomi al tavolo per afferrare il pacchetto di sigarette e l'accendino << Come mi hai trovata? Avevo fatto di tutto purché tu... >> lasciai la frase in sospeso ritornando sul balcone. << Ho notato >> disse semplicemente e riuscii a malapena ad udirlo << Sapevo che ti piaceva molto questa casa e ho voluto fare un tentativo. Poi ho visto la tua macchina, l'unica cosa che non sembra essere cambiata, e ho capito di non aver sbagliato >> lo sentii avvicinarsi al balcone ma restando sempre all'interno. << Avresti fatto questo viaggio anche soltanto per fare un buco nell'acqua? >> la mia mano tremava e con fatica riuscii ad estrarre una sigaretta dal pacchetto. Questa volta sentii i suoi passi proprio dietro di me << Forse in fondo sapevo di trovarti qui, forse non sei cambiata poi così tanto >> mi girai verso di lui sapendo di trovarlo appena a qualche centimetro da me. << Sigaretta? >>

<< Ma se potessi prendere un treno
Per poter dirti che mi dispiace
Che non trovo pace
Ma dimmi tu adesso
Che cosa ci è successo >>

<< Da quanto fumi? >> pronunciò contrariato e quasi rimproverandomi, per un attimo pensai a quella volta in cui avevo pensato che mi volesse lasciare e lui mi aveva risposto con lo stesso tono, scacciai ogni pensiero dalla mia testa ed accesi la sigaretta. << Da qualche mese >> dissi allontanandola dalla bocca. << Non ti posso lasciare sola che inizi a non pensare più alla tua salute >> disse come se avesse ancora la piena padronanza della mia vita e non mi avesse lasciato sola per tutti questi mesi << Non mi sembra che tu te ne sia preoccupato. Sbaglio? >> lo provocai con quel tono che non mi apparteneva, era sempre stato così con lui, riusciva a tirare fuori la parte peggiore di me di cui non ero mai stata a conoscenza << Non mi sembra che neanche tu te ne sia preoccupata, oggi non sei qui proprio per scappare da me. Sbaglio? >> ribatté prontamente quasi scimiottando la mia voce << Siamo entrambi ancora fermi lì, non lo ho ancora accettato e non sono ancora andato avanti e il fatto che io ora sia qui ne è la prova, nemmeno tu lo hai fatto e questa, questa sigaretta è la prova, l'unico modo tramite il cui pensavi di poterlo fare >> ero ancora un libro aperto di fronte a lui e riusciva a sfogliare le varie pagine facilmente. Mi strappò la sigaretta dalle mani << Che stai facendo? >> dissi brusca << Se devi rovinarti la salute lo faccio anche io >> la afferrai cercando in tutti i modi di non avere uno stretto contatto con lui e la spensi << Smettila >> gli dissi con un tono di supplica, ero stanca di stare a quel suo strano giochetto e non capivo davvero dove fosse il punto. << Di fare cosa? Di preoccuparmi per te? >> alzò il tono della voce e provò ad avvicinarsi ma ad ogni suo passo avanti ne corrispondeva uno mio indietro. << Smettila di fingere che ti importi di me, smettila di tornare da me, smettila di illudermi >> spiegai << Cosa pretendevi venendo qui? Cosa pretendevi? Dimmelo. Parlami per favore >> non uscì una sola parola dalla sua bocca << Pretendevi che tutto tornasse come prima, che io cancellassi questi mesi, che io facessi finta che nulla fra di noi è cambiato, che dimenticassi ciò che hai fatto alle mie spalle? >> cominciai a sentire gli occhi pesanti ma dovevo mettere la parola fine a questo rapporto che si era portato via la parte migliore di me << Beh, ti sbagliavi. Non ho dimenticato nulla, come non ho dimenticato quello che eravamo. Ci siamo già detti addio una volta e adesso è giusto che lo rifacciamo >> la sentii la prima lacrima scendere. Lo lasciai lì sul balcone insieme a quella parte di me che finalmente avevo lasciato andare.

<< Prenotavamo per due a Roma centro
Nei posti di lusso non ci entro
Due bottiglie di vetro
Anneghiamoci dentro
Che poi verso le otto rientro
Sigaretta per due a Roma centro
Dai girala tu che io c'ho freddo
Qualche filtro bagnato
Qualche sguardo sfumato
Guarda te che busta hai girato >>

~ Spazio autrice ~
un ritorno al giorno d'oggi un po' brusco...

JOAQUIN CORREA|| E NOI?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora