06||TI AMO

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"Non ci siamo mai detti le parole
non ci siamo mai detti le parole giuste
neanche per sbaglio
neanche per sbaglio
in silenzio"

Mi alzai dal letto, quasi illudendomi di ritrovarlo ancora lì, su quel balcone, ad aspettarmi, come aveva sempre fatto.
Ogni mia speranza smise di fare capolino quando non lo trovai. Era scappato di nuovo ed io mi stavo nuovamente illudendo che fosse tornato per me, per noi, che mi avesse cercato per ricostruire quel qualcosa che ci ha da sempre legato e che il fatto
che mi avesse trovato fosse un segno del destino, fosse la prova schiacciante che non avessi commesso il più grande sbaglio della mia vita ad avvicinarmi a lui e spendere 3 anni della mia vita a costruire un qualcosa che fosse destinato ad essere distrutto.

Soltanto stupide illusioni, come potevo essere così patetica?

Afferrai il giubbotto senza pensarci su, senza sapere che ora era, con l'intento di prendere aria o forse di cercarlo nelle meraviglie di Roma. Infilai una mano nella tasca cercando le sigarette, mi ricordai di averle portate con me sul balcone, allora andai per controllare ma non c'erano, erano sparite con lui.
Mi avvicinai alla porta ed aprii. Joaquin era disteso proprio di fianco, dormiva beatamente stretto al suo giubbotto, affianco a lui una sigaretta spenta.
Sapevo quanto fosse testardo e quel suo gesto, anche se invadente e sbagliato, non poteva lasciarmi indifferente.
<< Joaquin >> provai a svegliarlo sedendomi a terra di fianco a lui << Joaquin >> continuai a chiamarlo, lo sentii sussurrare qualcosa di incomprensibile in risposta, poi appoggiò la sua testa sulla mia spalla, continuando a tenere gli occhi chiusi. Restai interdetta, era da un po' che non avevo questo stretto contatto fisico con lui. Gli portai i capelli indietro accarezzandoli, lasciando da parte la tremenda paura di commettere l'ennesimo errore << Ehi, Joaquin >> dissi più dolcemente. Alzò lo sguardo incontrando i miei occhi e soltanto quando riuscì a mettere a fuoco la mia figura mise fine al contatto che stava intrattenendo con me. << Scusami, non volevo >> balbettò indicando appena la mia spalla << Hai bisogno del tuo spazio, sei stata abbastanza chiara prima >> continuò, parlava talmente veloce che era difficile distinguere il suono di ogni parola << Allora perché sei ancora qui? >> mantenni lo stesso tono dolce di prima, non avevo nessun motivo per attaccarlo, era ancora lì.
<< Perché non riesco a lasciarti andare. E tu, tu lo hai già fatto. Oggi per la seconda volta. Sei sempre stata più forte di me e se io non mi sono preoccupato in questi mesi è perché sapevo che da sola ce l'avresti fatta ed è effettivamente così. Mi sono sempre appoggiato su di te perché eri sempre lì pronta a sorreggermi e adesso invece non ci sei. Sono io che ho bisogno di te, non tu e lo accetto perché sono stato io a mandare tutto al diavolo >> sussurrò sperando quasi che non lo sentissi e anche io mi ritrovai a sperare in quella possibilità. Sentii i suoi occhi addosso che preventivamente cercai di non incontrare. << Perché mi dici questo ora? >> domandai guardando un punto davanti a me << Perché avrei dovuto dirtelo molto tempo fa >> confessò ciò che si era tenuto dentro per tutti i mesi passati << Perdonami, se riesci >> disse stringendomi la mano, non mi tirai indietro al suo tocco forse non più cosciente delle mie azioni. Ora era tutto più confuso.
<< Ti amo Sofia >>

JOAQUIN CORREA|| E NOI?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora