09|| MILANO

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<< E tu? Tu sei pronta? >>

Sono qui sotto, sei pronta?
Pronta è una parola grossa
Vabbè, tanto io sono qui, hai tutto il tempo che ti serve, non scappo mica
Non è una grande preoccupazione
Ah, va bene, questa me la segno
Se vuoi puoi salire
No no, mi piace aspettare qui
Prendo la borsa e scendo
Va bene

<< Non lo so Joaquin, non lo so. Ho smesso di ascoltare il cuore, ho deciso di ragionare razionalmente e ho bisogno che tu risponda alla mia domanda >> sorrise amaramente guardandomi negli occhi << Bene visto che tutto ciò che ti ho detto non è servito a nulla >> lo vidi rovistare nelle tasche del suo giubbotto << Ecco a te, così forse crederai a tutto ciò che ti ho appena detto che tu fai finta di non aver mai ascoltato >> mi porse una scatolina, aggrottai le sopracciglia << È questa la risposta che cerchi >> mi spiegò, la presi lentamente, me la rigirai tra le mani << Aprila >> mi esortò vedendo che quell'idea non mi era proprio passata per la testa o forse era la paura a fermarmi, la stessa me che aveva avuto il coraggio di far finta di non aver ascoltato le parole che Joaquin le aveva riservato restando ferma nei suoi principi, ora provava timore davanti a un'eventuale risposta a l'unica domanda che le martellava la testa. Non potevo tirarmi indietro adesso, non ora, ora che lui aveva lasciato la risposta tra le mie mani, sarebbe stato vigliacco e sciocco. Aprii la scatoletta e quello che conteneva mi lasciò maggiormente confusa << Non capisco >> puntai nuovamente i miei occhi nei suoi << Tu avevi intenzione di >> non riuscii a continuare la frase riportando il mio sguardo sull'anello << Vuoi provarlo? >> mi domandò improvvisamente << Non cambiare argomento >> dissi chiudendo la scatoletta che non faceva altro che mandare il mio cervello in panne << A te piacerebbe pensare che avessi avuto l'intenzione di chiederti di sposarmi? >> mi domandò interdetto se pronunciare quelle parole o meno << Non ci posso credere >> mi portai una mano davanti il viso nascondendomi da quegli occhi da cui avevo rubato la luce che non avevo mai meritato << Sono stata io a mandare tutto all'aria, volevi chiedermelo quella sera e io ho rovinato tutto >> mi sfregai il viso con le mani non volendo guardare in faccia la realtà << Non potevi saperlo, no paso nada mi amor >> cercò di afferrare le mie mani, le strinse nelle sue << Non è successo nulla amore mio, sono ancora qua, qua per dirti che ti amo, che ti amo da morire >> mi ripetè << Anche io, ti amo, mi dispiace, perdonami >> annuì lasciando le mie mani << Vuoi entrare? >> gli domandai indicando la porta, scosse la testa dolcemente << È meglio di no, altrimenti non riuscirei più ad andarmene >> sorrisi << Non mi dispiacerebbe >> gli confessai << Non mi sfidare Sofia, sai che non so resisterti >> alzai le mani in segno di resa << È meglio se vado >> disse facendo qualche passo all'indietro continuando a guardarmi, non ricevendo mia risposta si girò completamente << Joaquin, aspetta >> si girò di scatto domandandomi con un cenno del capo cosa volessi. Mi avvicinai a lui e lo baciai, forse per affievolire il senso di colpa che mi opprimeva. << Facciamo che questa volta mi cerchi tu. Io adesso devo andare >> disse staccandosi e allontanandosi, questa volta definitivamente.

Era il nostro secondo appuntamento, come gli avevo detto presi la borsa e mi avvicinai verso l'uscita. Quando aprii la porta lo ritrovai dietro di essa, con il volto coperto da delle rose, dietro le quali successivamente fece capolino con il suo solito largo e contagioso sorriso << Pensavo ti piacesse aspettare lì sotto >> lo presi in giro << Anche io pensavo, sai. Poi però mi sono immaginato questa scena e non ho resistito alla tentazione di provarla davvero >> potevo vedere come i suoi occhi brillassero mentre parlava << Avevo immaginato anche che tu usassi esattamente le stesse parole quando mi hai visto >> risi << Beh, è stata davvero una buona idea, grazie mille per i fiori >> me li porse << Li metto in un vaso, entra >>.

JOAQUIN CORREA|| E NOI?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora