Ancora uno

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- Un altro,grazie- appoggiò la mano sulla fronte,strofinandola,gli stava già girando la testa.
La cameriera lo guardò dubbiosa,ma Damiano non la degnò di uno sguardo.
Notò solo il cartellino verde con scritto " Tiffany", i suoi capelli di un biondo ossigenato e le labbra dipinte di rosso,più o meno sulla cinquantina.
Non appena Tiffany posò il bicchiere rosso fuoco sul tavolo,per un momento rimase incerto sul consumarne o meno il contenuto.
Pensò "L'ultimo e basta" , per poi berlo tutto in un sorso,davanti agli occhi della cameriera che rimase sbigottita,ancora una volta.

Aveva mandato giù già tre bicchieri di vodka liscia e nonostante si sentisse già ubriaco,non riusciva a smettere.
Ma come si era ridotto?

Il telefono iniziò a squillare e nonostante sperasse che fosse Beatrice,sapeva che non gli avrebbe risposto.
Ma non era lei,lo stava chiamando Ethan.
Sbuffò,sapeva già che Ethan avrebbe capito tutto,che era al bar a bere,di nuovo e che lo stava facendo per la sua ragazza.
Rispose comunque

- Dimmi- bisbigliò velocemente,per non farsi sentire dalla cameriera visto che il bar era ancora vuoto e silenzioso.

-Dam,tutto bene?- aveva già capito,ma questo Damiano lo sapeva già
-Ethan, perché hai chiamato?È successo qualcosa?- cercò di cambiare discorso,sapeva in realtà che non c'era un apparente motivo per la chiamata e che Ethan era così,chiamava almeno una volta al giorno per sapere se fosse tutto apposto e a volte,si limitava ad un messaggio.
Oggi gli era toccata la chiamata.

- Nulla,tranquillo,volevo sapere solo come stavi... che dice Bea?- Damiano pensò subito al tempismo perfetto di Ethan,lo ringraziò mentalmente.

-Io e Bea abbiamo litigato,lei è a casa,io in un bar- non gli rimaneva che dire la verità,nonostante sapesse quanto fosse sbagliato berci su,ma sapeva che nonostante il rimprovero che stava per ricevere dall'amico, lui lo avrebbe capito e ascoltato.

Ethan è sempre stato un ragazzo dolce,gentile e disponibile.
Portava le sue tisane a Victoria quando lei due inverni fa,si prese un terribile raffreddore e lui corse subito in suo soccorso.
Quando Thomas si era lasciato rimaneva giorno e notte con lui,a consolarlo dopo la fine di una storia durate tre anni.
E con Damiano, Ethan era sempre a tenergli la testa quando lui si ubriacava giorno e notte, lo riportava a casa dopo una serata devastante, gli preparava da mangiare e con l'aiuto dei ragazzi sistemava la casa,pulendola e mettendola in ordine.
Un ragazzo così puro che nascondeva tante ferite come gli altri,ma che amava aiutare i suoi amici e stava meglio con se stesso quando lo faceva.
Lo faceva sentire bene,vederli felici,sorridere ed era così grato di averli,nonostante le attenzioni non fossero sempre ricambiate, li amava lo stesso, incondizionatamente.

- Quanto hai bevuto,Damiano?- chiese il ragazzo dai capelli lunghi e neri,sentì Damiano sbuffare dall'altra parte del telefono

-Tre,tre bicchieri- lo disse velocemente,come per non farsi sentire dall'amico,ma chiaramente non fu così.

- Non stai facendo la cosa giusta,bevendo non risolverai i problemi con la tua ragazza- Damiano sapeva che qualsiasi cosa dicesse Ethan era così e basta,che aveva quasi sempre ragione e anche sta volta non voleva ammetterlo,soprattutto a se stesso.

- Ne avevo bisogno, Ethan- si giustificò,ma fu inutile
- Damiano non dire cazzate,non hai bisogno di bere,cosa direbbe Bea se ti vedesse in quello stato?- gli chiese e Damiano "involontariamente" iniziò a provare rabbia,nei confronti di se stesso,di Beatrice,di Ethan,dell'alcool e anche di quella cameriera,Tiffany,che continuava a fissarlo.

- Tiffany,scusa cara,potresti farti un paio di cazzi tuoi? - sbottò alzandosi dal tavolo,stampando 20€ sul bancone e lasciando il bar.

- Tiffany? Damiano ti prego,non dirmi che sei - prima che finisse la frase venne interrotto dal cantante.

- Cazzo Ethan,ma ti pare? Stavo parlando con la barista,una cinquantenne che continuava a fissarmi,mi ero stancato e sono andato via - continuò ancora arrabbiato,camminando per le strade popolate di Milano.

- Va bene,scusa,ma almeno sei uscito da quel bar,torna a casa adesso- rispose

-Si come no,stai tranquillo,io me la cavo- era l'unica cosa che riuscì a dirgli,ma non sarebbe tornato proprio adesso a casa di Bea.

-Non bere più,fai attenzione Damiano- raccomandò Ethan,con tono serio

-Si si,ciao Ethan- lo salutò velocemente,così da chiudere quella chiamata che gli sembrò non finire mai.

Era tardi,vide tanti ragazzi e ragazze uscire da un locale che emanava luci colorate e musica a tutto volume.
Ancora stordito dai tre bicchieri di vodka decise di entrare in quel locale,che era così pieno di gente.

Mentre si dirigeva verso il centro della pista da ballo,ragazze si strusciavano su di lui, aspettando una qualche reazione,uno sguardo,una pacca,ma lui non si preoccupava neanche di scollarsele di dosso,non ci faceva caso.
Cercava da bere e quando trovò il barista,un ragazzo molto giovane,capelli neri e occhi color ghiaccio,aveva anche un cerchietto sul naso color oro.
Sorrise al pensiero della barista incontrata qualche ora fa,Tiffany,
"Mamma mia,che scassacazzi! " pensò.

A quel ragazzo chiese altro da bere,una,due,tre volte,fino a quando non si alzò da quello sgabello di pelle nera, ringraziandolo e posando i soldi sul bancone.
Doveva tornate a casa, i pensieri lo assillavano.
" Cosa starà facendo adesso Bea? Avrà saltato la cena? Si sarà fatta un bagno caldo? È rimasta tutta la sera sul suo letto? Come sta?"

Aveva la copia delle chiavi di casa di Beatrice,così chiamò un taxi e si fece portare a casa sua,non ci volle molto.
Puzzava di alcool e di sudore,era orribile.
La matita sotto gli occhi era completamente scivolata sulla occhiaie pronunciate, i capelli spettinati, i vestiti maltrattati .
Aprì la porta e vide subito che Bea era seduta sul divano,con la TV accesa,ad aspettarlo.
Bea si voltò immediatamente quando sentì la porta aprirsi e si alzò per poi avvicinarsi a lui.
Era scioccata e aveva capito che aveva bevuto per tutta la sera.

"Ha pianto" pensò Damiano guardandola,aveva gli occhi rossi,il naso rosso.

-Mi dispiace Damiano- disse Beatrice con voce spezzata,con il suo tono che la rendeva sempre più piccola,che si rimpiccioliva ancora di più fino a farla scomparire.
Damiano non si aspettava delle scuse,sapeva che era stato lui a sbagliare,ma si sentí per un attimo sollevato.

Ogni Dolore - Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora