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Un'altra settimana era passata. Felix l'aveva passata a piangere e chiedersi se quell'incubo sarebbe mai finito.

Vero, non erano ancora una coppia ufficiale ma quella lontananza lo stava uccidendo. Aveva la necessità di sapere che Hyunjin stava bene, di sentire la sua calda e rassicurante voce e d'illudersi almeno un po' che prima o poi quella situazione orribile sarebbe finita e avrebbe finalmente avuto l'opportunità di tornare tra le braccia di quel dolce e misterioso ragazzo che gli aveva rubato il cuore. 

Più volte aveva chiesto al padre di fargli fare una sola chiamata per fargli sapere che stava bene, che era vivo e che avrebbe aspettato e lottato per riaverlo nella sua vita ma era stato tutto inutile. L'uomo lo aveva deriso e con una disprezzante frase lo aveva zittito giurando sul suo stesso nome che mai avrebbe permesso loro di rivedersi. 

Inutile dire che Felix era rimasto particolarmente ferito dalle sue parole e per due notti consecutive si era interrogato sul perché suo padre lo odiasse tanto. Chiedendosi cosa avesse fatto di sbagliato per meritare tutto quello che gli stava accadendo. 

Mai avrebbe immaginato che amare una persona sarebbe stato così sbagliato come gli faceva credere l'uomo. 

Anche quella mattina si svegliò di malavoglia. Aveva le guance rosse e gli occhi gonfi bruciavano per le lacrime che aveva versato la notte prima, quando aveva avuto quel bellissimo sogno su lui e il maggiore.

Vivevano in un'accogliente casa tutta loro, erano felici, spensierati e circondati dai loro amici più cari. 

Si mise seduto e un sorriso malinconico si formò sulle sue labbra mentre un peso si creava nel suo petto, all'altezza del cuore. Faceva male, tremendamente male, ma da un lato sentiva una strana sensazione espandersi nel suo stomaco, come se stesse per accadere qualcosa, qualcosa di positivo. 

Come sempre la colazione lo aspettava sulla scrivania accanto alla finestra. Diede un rapido sguardo a ciò che era stato posato sul vassoio e sentì lo stomaco chiudersi. Non aveva appetito ma doveva sforzarsi di mangiare, doveva farlo per Hyunjin. 

Così, con un buon libro in una mano e la tazza di latte e miele nell'altra si andò a sedere sulla poltroncina posta sul balcone. Quella mattina il cielo era azzurro, nemmeno una nuvola, il sole splendeva e il leggero venticello autunnale rendeva l'atmosfera piacevole. 

Non fece in tempo a finire di leggere le prime quattro pagine che un incessante bussare alla porta lo distrasse dalla lettura. Sbuffando si alzò, aspettandosi come sempre di trovare suo padre pronto a rinfacciargli quanto fosse deluso da lui e tutto il resto. Ma quando aprì la porta rimase piacevolmente sorpreso nel vedere la sua sorellina che gli stava mostrando uno dei suoi luminosi sorrisi. 

"Olivia!" La tirò a sé per abbracciarla, "che ci fai qui? Pensavo odiassi questo posto."

La ragazza ricambiò il dolce abbraccio. "Lo odio ancora ma dopo aver saputo cosa nostro padre ti ha fatto ho pensato di venire a farti vista. Volevo assicurarmi che stessi bene, che non saltassi i pasti e per dirti che mi manchi." Sorrise sinceramente. 

Sorrise di rimando. "Adesso che ci penso, come hai fatto a convincere Dongsun ha farti entrare? Mi permette a malapena di uscire per andare al bagno" chiese mentre si faceva da parte per farla passare. 

"Ho inventato una bugia dicendo che nostro padre lo aspettava da dieci minuti nel café infondo alla strada e che se non si fosse presentato subito lo avrebbe licenziato," sorrise furba accomodandosi sul letto del fratello. 

"Sei maestra nel dire bugie tu," risero. 

"Sono sempre ha fin di bene!"

"Giusto, giusto" sorrise. "Comunque sono felice di vederti. Mi mancavi e vedere il tuo visino mi mette di buon umore."

escape - hyunlix -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora