Il circolo di Nene - Cap. XVII

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Jane parcheggiò lungo la strada sterrata in un ampia ansa dove le sarebbe stato facile ripartire.

Non era molto tranquilla.

Le parole dell'agente Fernandez (o meglio "Rachel") l'avevano rassicurata un po' il pomeriggio precedente ma ora era tutta un'altra storia. Guardò l'orologio: le nove spaccate.

Quando un'ora prima la poliziotta l'aveva chiamata per comunicarle il luogo e l'ora dell'incontro aveva cominciato a tremare di paura e a sudare freddo.

Si portò una mano sugli occhi come a cercare di estraniarsi da quel luogo.

Qualcuno bussò al finestrino.

Rachel aveva visto l'auto rallentare e fermarsi e si era avvicinata nella semioscurità del tramonto. Doveva agire in fretta. Trovare una scusa per coprire tutte le palle che le aveva raccontato il giorno prima e poi convincerla ad andare ugualmente incontro al suo destino. Ma come avrebbe fatto?

Jane si sporse per aprire la portiera del lato passeggeri e permettere alla ragazza di entrare.

"Ciao" disse cordialmente l'agente lasciandosi scivolare nell'abitacolo.

"Ciao Rachel, quasi non ti riconoscevo in borghese"

La ragazza sorrise: "spero sia un complimento" disse per cercare di stemperare la tensione che aleggiava palpabile nella macchina.

Jane non rispose e il silenzio ricadde per un lunghissimo istante tra loro.

"Se può farti piacere questa volta l'hai scampata." Esordì Rachel improvvisando "Stanotte non ci sarà nessuna operazione di polizia."

Jane si illuminò in volto scaricata improvvisamente dal peso che aveva sul cuore.

"Ma... ma come..." balbettò in preda ad un misto di euforia e terrore.

"Oh no, non ti preoccupare. La tua disponibilità sarà comunque totalmente ripagata"

Jane era così sconvolta da tutta quella storia che il problema delle sue imputazioni non l'aveva nemmeno sfiorata.

"Non mi hanno dato le pattuglie di supporto" proseguì con tono sconsolato l'altra appoggiando con fare fintamente esausto il capo al poggiatesta "e non posso rischiare di bruciarmi questa occasione perché sono sola.".

Jane la guardava silenziosamente cercando di tirare le fila di tutto ciò che le era successo... Era come se qualcosa non tornasse ma non capiva cosa.

Il silenzio ricadde nuovamente.

"Posso fumare?" chiese Rachel senza voltarsi verso l'altra ragazza

Jane fu riportata rapidamente alla dimensione reale.

"Ma certo, ci mancherebbe" disse con tono flebile e gentile.

Rachel estrasse un pacchetto di sigarette morbido dal taschino della camicia e con un rapido movimento della mano ne fece sporgere alcune per tutta la lunghezza del filtro. Si portò il pacchetto alla bocca e ne estrasse una trattenendola con le labbra.

"Vuoi?" chiese porgendo il pacchetto a Jane.

Immersa com'era nei suoi pensieri quasi non si rese conto della domanda ed accettò. E dire che si era ripromessa di smettere anche di fumare se fosse uscita sana e salva da quella storia.

Rachel prese l'accendino e avvicinò la fiamma alla punta bianca tirando per accenderla.

Una spessa voluta di fumo riempì l'angusto abitacolo. Jane l'accese con l'accendino che teneva appoggiato sopra il volante della macchina e abbassò il finestrino per far fuoriuscire la nebbia pestilenziale.

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