Il circolo di Nene - Cap. VIII

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Catherine si tolse gli occhiali e si stropicciò il volto con i palmi delle mani.

Stava andando tutto storto.

Sbruffò ripensando alla lunghissima giornata appena trascorsa.

Si era alzata presto per raggiungere Nathan e passare con lui quello che doveva essere il suo weekend più bello degli ultimi due anni e invece era di nuovo riuscita a mandare tutto a puttane: prima quell'arpia di sua madre le aveva detto che non poteva andare da Nate perché doveva presenziare al saggio di danza di Suzanne, sai cosa gliene importava di vedere dieci piccole pesti saltellare su un palco vestite da insaccati. Poi la telefonata di Rachel per ricordarle l'incontro di domenica del quale si era totalmente dimenticata ed al quale non avrebbe di certo potuto portare il suo vecchio amico.

Un tuono risuonò potente fuori dalla finestra e il monitor del suo computer sfarfallò leggermente.

"E' meglio salvare prima che salti la luce" pensò.

Cliccò con il cursore del mouse l'icona a forma di dischetto ed attese che la barra si colorasse di blu. Se avesse perso quel lavoro non avrebbe potuto consegnare la ricerca per martedì! Un'altra bella gatta da pelare.

Appoggiò la testa sul palmo della mano ed osservò le carte sparse sul tavolo. Aveva fatto lei tutto quel casino? Era ora di fare una pausa.

Lentamente si alzò senza fare rumore e si incamminò lungo la stanza illuminata a giorno. Non sapeva nemmeno perché si trovasse lì, in quel salone silenzioso circondata da un branco di sfigati intenti a preparare gli esami che non erano riusciti a passare durante l'anno. Arrivò alla macchinetta e fece correre la sua tessera nella fessura. Indugiò un istante indecisa tra caffè lungo e cioccolata e poi premette con forza il pulsante relativo alla prima bevanda. Con alcuni scatti meccanici la macchinetta iniziò a prepararle l'intruglio che le avrebbe permesso di stare sveglia ancora per un po'.

Un colpo di tosse arrivò da lontano risuonando tra le scrivanie in legno. Certo che era stata una grande idea quella del sindaco di tenere aperte le biblioteche ventiquattro ore al giorno durante il periodo di esami universitari. L'occhio le cadde sulla segretaria che svogliatamente giocava a solitario sul computer della reception. Sicuramente lei non la pensava al suo stesso modo.

Uno scatto secco la avvertì che la bevanda era pronta. Lei raccolse il bicchiere dalla macchinetta ed andò a sedersi su una poltroncina lì accanto facendosi coccolare dall'aroma del succo scuro nel bicchiere.

Forse aveva sbagliato lei a prendersela così tanto... Forse se avesse provato a ragionare con sua madre alla fine sarebbe riuscita a farla cedere e ad accordarle il permesso.

Fece una smorfia sovrappensiero.

No, non sua madre. Non era mai riuscita a farle cambiare idea su niente e sicuramente non sarebbe stata in grado di farlo quella volta. Probabilmente era per quello che il loro rapporto era una costante guerra fredda fatta di frecciatine velenose a cena e sfuriate tremende nei weekend. Chissà se un giorno sarebbe stata anche lei così?! Chissà se in futuro avrebbe mai vietato a sua figlia di andare da un amico?! Una cosa era certa: aveva capito le sue vere intenzioni prima ancora che lei le chiedesse il permesso di andare. Magari le era successo lo stesso quando era giovane. La nonna non le aveva permesso di trovarsi con un ragazzo ed ora lei stava solamente rigirando le sue frustrazioni giovanili per desiderio di emulazione nei confronti della figura materna autoritaria...

Fece un sorriso e soffiò sulla bevanda ustionante.

Ormai pensava perfino come una psicologa. C'era da dire che, conoscendo sua madre, non sarebbe mai scappata di casa come aveva fatto lei... Per fortuna che si era portata la roba per studiare ed un cambio pulito. Se non l'avesse fatto adesso sarebbe dovuta tornare con la coda tra le gambe e subirsi probabilmente la più grande scenata dai tempi di Adamo ed Eva. Ma in fondo, chi avrebbe mai creduto che si sarebbe messo a diluviare? Col sole che c'era quel pomeriggio nessuno ci avrebbe scommesso.

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