Il circolo di Nene - Cap. X

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Ora si sentiva spossata, stanca dalla troppa eccitazione. Continuava a pensare a quel ragazzo che faceva scorrere la mano sul suo pene eretto che le aveva provocato piacere una sola volta mentre annusava la bomboniera ancora impregnata di lei.

Non poteva andare avanti così. Aveva bisogno di un maschio. Di un vero pene che abusasse della sua serietà come avevano fatto i cinesi.

Iniziò a muovere l'oggetto del piacere dentro di lei in maniera sempre più violenta. Se avesse potuto avrebbe volentieri infranto i limiti fisici del suo corpo inghiottendo totalmente la bomboniera. Iniziò a prendere in considerazione l'idea di uscire di casa coperta solamente della coperta grigia e passeggiare presso qui vicoli malfamati dove gli ubriaconi le fischiavano mentre andava al night club, per vedere se davvero avevano il coraggio di prenderla e possederla come le avances le facevano credere. Voleva mettere alla prova se stessa e gli altri, ma soprattutto voleva venire e venire fino a sfinirsi di piacere. Estrasse l'oggetto dal suo corpo e lo appoggiò a terra sul piedestallo. Stava diritto immobile riflettendo la flebile luce del lampadario tutto attorno attraverso il vetro colorato grondante dei suoi umori. Si alzò in punta piedi e si abbassò sull'oggetto piegando le ginocchia come faceva quando doveva fare pipì nei bagni pubblici senza water. La bomboniera scomparve in lei in un istante riempiendola nuovamente con suo sommo piacere. Riprese a toccarsi con una mano il clitoride e fece passare l'altra dietro fino ad andare a stuzzicare con il dito medio il suo buco del sedere. Riprese anche a muoversi andando su e giù sulle ginocchia e ansimando rumorosamente per esteriorizzare il suo piacere e cercare di rendere partecipi anche i vicini tra cui, secondo le sue fantasie, c'era anche un maschione dal cazzo enorme che ora se ne stava zitto ad ascoltarla, pronto a bussare alla sua porta per entrare a darle piacere. Si passò la lingua sul labbro superiore pensando alla cosa. Iniziò a fare piccoli gridolini ogni volta che si fletteva del tutto sulle ginocchia e il suo clitoride sfiorava la base fredda della bomboniera in vetro. Iniziò a contrarre i muscoli delle natiche mentre si rialzava in modo da riuscire a sentire con la carne calda del suo sesso, ogni piccolo anfratto dell'oggetto del suo piacere. Era la regina della lussuria. Riprese a fantasticare sull'eventuale vicino... "Magari è un nero" pensò "Di quelli che si vedono nei film porno che prendono le ragazze asciutte come me e le sventrano con il loro organo mostruoso". L'idea la allettava parecchio. Se lo immaginò oltre il muro in cartongesso con il volto schiacciato alla parete cercando di ascoltare il rumore del suo respiro affannoso mentre si accarezzava i pantaloni. Pensò alla tela del cavallo che si tendeva per conformarsi all'erezione. Vedeva nella sua fantasia la piccola macchia scura sui pantaloni, sulla punta dell'asta, che si allargava inumidendo tutto. Le sembrava quasi di sentire l'odore di sudore e di sperma sulla mano scura che l'uomo usava per toccarsi.

Infilò il dito indice ed il dito medio nel suo corpo assieme al dildo vitreo. Era così bagnata che si sentì in grado di infilarsi in quell'anfratto qualunque cosa.

Le sembrava quasi di sentire il desiderio di quell'uomo immaginario che cresceva come le dimensioni del suo fallo scuro.

Voleva farlo eccitare anche se era solo nella sua mente. Si mise a gridare, dapprima sottovoce e poi sempre più forte. " Si, prendimi e sbattimi. Voglio che me la sfondi!".

Si muoveva sempre più veloce sulle ginocchia, infilando nel suo corpo le dita e la bomboniera fino a farsi quasi male. L'indice dell'altra mano, che fino ad allora era rimasto quieto sull'orlo del suo sedere, scivolò improvvisamente in lei fino alla seconda falange e mancò poco che questo la facesse venire. Si dimenava come un ossessa urlando sempre più forte frasi sempre più spinte.

Ormai l'uomo della sua mente non riusciva a resistere, usciva di casa ed a grandi falcate si avvicinava alla sua porta.

Lei si alzò un po' di più sulle ginocchia finchè i crampi dovuti alla scomoda posizione che stava tenendo per eccitarsi non la fecero crollare. Cadde di lato cercando di aggrapparsi al centrino sullo stipite accanto e facendo scivolare a terra il telefono con un gran baccano. Fu questione di un secondo. Lei era a terra, supina, con le gambe piegate aperte e la bomboniera infilata nel suo corpo. Si sentiva così porca. Chiuse gli occhi e si immaginò il negro prendere una piccola rincorsa e sfondargli la porta con una spallata.

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