𝟣 𝖥𝗂𝗀𝗁𝗍𝗂𝗇𝗀 !

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Durante la notte non faccio altro che osservare i led della sveglia cambiare posizione , assumendo di minuto in minuto la forma di numeri dal valore sempre più alto finchè , segnando le sette del mattino , non entra in funzione ad un volume decisamente troppo alto , precedendo l'arrivo di mia madre la quale  silenziosamente raggiunge l'interno della camera , invogliandomi a seguirla verso la cucina cosicché possa mangiare insieme ad ella ed il resto della famiglia il primo e più importante pasto della giornata nel momento in cui si rende conto io sia già sveglio.
' Buongiorno , tesoro. '
Sorride dolcemente dopo aver preso posto accanto a me sul letto , carezzandomi la tempia dalla quale trascina lentamente via i neri ciuffi di capelli appiccicatisi.
' Giorno , mamma. '
' Come mai già in piedi ? '
Mentendo in risposta al suo quesito , semplicemente indico con un dito il dispositivo poggiato al di sopra del comodino , attribuendo ad esso la responsabilità.
' Dovevi dirmi qualcosa ? '
' Tuo padre ha preparato la colazione , voleva ti chiedessi di unirti a noi non appena sarai pronto. '
' Certo , sarò rapido. '
Le comunico per poi guardarla uscire chiudendosi alle spalle la porta , lasciandomi nuovamente solo e perso in un labrinto di pensieri.
Riposare stanotte è parso impossibile anche se soltanto per un secondo.
Per la terza volta nell'arco di un singolo anno sono stato costretto a causa del lavoro dei miei genitori a trasferirmi ed abituarmi ad una nuova città , una nuova casa , una nuova scuola ed all'ennesimo materasso scomodo sul quale dormire.
A risentirne sono ovviamente la mia media scolastica , la mia salute mentale e le mie amicizie , eppure non ho mai avuto il coraggio di farmi avanti e confessare loro ogni cosa , troppo spaventato dall'idea di poter scaturire in entrambi delusione o gravi sensi di colpa nei miei riguardi.
So che infondo anche loro sono stanchi dei continui cambiamenti , che anche loro sono esausti e che , per quanto possano desiderarlo , non potranno permettersi di lasciare i loro incarichi per uno stupido mio capriccio.
Dovrei essermici abituato ma non riesco a smettere di pensare ai diciotto mesi di liceo trascorsi a Busan , la mia città natale , senza ombra di dubbio i migliori della mia vita.
Ero in pochissimo tempo riuscito a stringere parecchie amicizie , approdare al primo posto nella classifica degli studenti più diligenti dell'istituto e addirittura ad ottenere il ruolo di rappresentante d'istituto.
Ricordo di aver enormemente faticato nel trattenere le lacrime il pomeriggio in cui mi fu
comunicato il primo dei tanti imminenti traslochi , di aver provato a nascondere i miei reali e feriti sentimenti , di aver in tutti i modi tentato di modificare la mia espressione trasformandola in uno sguardo all'apparenza per nulla colpito dalla notzia.
Ma  la mia lacerata maschera era finalmente caduta non appena stesomi tra le lenzuola quella stessa sera , dando ad un incontrollabile pianto e ad un'irreversibile rabbia il via libera nel distruggere qualsiasi malcapitato oggetto mi ritrovassi sotto tiro.
Ciò che più di ogni altra cosa riuscì a scalfire il mio povero cuore fu però il momento durante il quale fui costretto a dire addio ai miei fidati ed adorati compagni d'avventure ,
gli ultimi ai quali abbia da quel giorno permesso a me stesso di affezionarsi.
Di fronte a quel tramonto piangemmo insieme , il sole a farci da sfondo mentre i suoi raggi , un pò come la mia gioia , pian piano scomparivano nel punto in cui verdi e rocciose montagne si incontravano e , nonostante non sia tra i più felici , questo è ancora gelosamente conservato nella mia memoria tra i più bei ricordi di noi , di San , Wooyoung , Min-gi e Hong Joong.
La struttura nella quale venni poi iscritto fu invece un totale disastro , un susseguirsi di sventure che parevano non aver mai fine e dalle quali sono in realtà più che contento di esser stato allontanato.
Nessuno nei corridoi faceva altro che puntarmi contro il dito , parlando di me e non con me quasi fossi assente , invisibile , non avevo un compagno di banco , qualcuno che mi aggiornasse a proposito delle lezioni inevitabilmente perse , che mi prestasse di esse degli appunti o che mi facesse compagnia in mensa , ero perennemente solo.
Persino il professore di educazione fisica sembrava odiarmi a morte poiché , durante le sue ore , preferivo praticare danza insieme alle ragazze anziché giocare a calcio sul suolo del vecchio e piccolo campetto ancora in funzione al piano terra del malconcio edificio con i suoi muscolosi prediletti.
Conclusosi il primo quadrimestre , qualcuno aveva scritto sulle pareti del bagno il mio numero di cellulare con un pennarello indelebile di colore rosso vivo e quando ne venni a conoscenza fu troppo tardi.
Molti studenti , parecchi dei quale neanche sapevano chi fossi , lo avevano già memorizzato in rubrica , iniziando immediatamente a prendermi in giro e tormentarmi , chi per il mio modo forse troppo comodo e poco curato di vestire , chi per il mio amore per il canto ed il ballo , chi per i miei voti a detta loro troppo alti rispetto alla media.
Ero diventato lo zimbello di tutti.
La soglia del mio limite di sopportazione fu infine superata da una studentessa del quarto anno e di età perciò superiore , una certa Jennie Kim con la quale rifiutai di uscire e che pensò bene , aiutata dal proprio gruppo di amiche , di mettere in giro voci riguardanti la mia presunta omosessualità.
In altre parole quell'anno fui costretto a fare coming-out sebbene avessi da pochissime settimane realizzato di esser maggiormente attratto da individui di sesso maschile anziché da quelli di sesso femminile.
A dirla tutta , sebbene possa con certezza affermare di non essere eterosessuale , ammetto di essere ancora ad oggi confuso riguardo l'argomento.
Vorrei poter narrare di non aver dato a tutto questo un peso , di esser riuscito a superare velocemente ogni cosa , che la situazione non mi abbia affatto toccato , che me la sia fatta scivolare addosso come olio , ma ciò che dovetti affrontare non fu un periodo semplice nè tantomeno breve.
Ero distrutto.
Iniziai a far visita allo psicologo della scuola sempre più frequentemente , ai miei genitori raccontai di aver iniziato a frequentare corsi extracurricolari di aritmetica.
Gli episodi divennero man mano sempre più violenti , non mancarono le percosse , il dolore e le cicatrici , una delle quali mi ha permanentemente ed abbastanza evidentemente rovinato lo zigomo.
In svariate occasioni fui vittima di calci , pugni , sputi , schiaffi , secchiate di vernice o acqua gelida e mai , neanche una volta , ebbi il coraggio o la forza di difendermi , ribellarmi.
Ero solito restare inerme lì sul pavimento dell'aula vuota in seguito al termine della giornata scolastica tentando di farmi scudo contro i loro colpi con le braccia e ripulire il sangue versato mentre sussurravo a me stesso parole di incoraggiamento
che , in fondo al cuore , speravo qualcun'altro mi avrebbe un giorno rivolto.

                                                  
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Uscito dalla doccia , spazzolo i denti e pettino i capelli per poi spostarmi davanti l'armadio dal quale estraggo ed indosso vestiti che non rientrano in quello che definirei il mio solito stile al fine di mimetizzarmi tra gli altri ed apparire , così
facendo , quanto più noioso e normale possibile : dei cargo scuri , una t-shirt monocolore e delle vans rigorosamente nere.
Spruzzo successivamente sul collo del profumo , afferrando lo zaino e mettendomelo in spalla prima di recarmi verso il tavolo intorno al quale mia madre , mio padre e mio fratello si sono riuniti , aspettandomi per consumare del semplice riso accompagnato da vari contorni.
' Tutto bene , piccoletto ?
Non ti svegli mai così presto , solitamente devo saltarti sulla schiena prima che tu dia segni di vita. '
Il minore tra i tre mi chiede , guardandomi comprensivo in quanto unico a conoscenza delle mie ansie e paure legate al contesto scolastico e dovute a determinate esperienze.
' Sono solo un pò nervoso , Jung-hyun. '
Confesso passando nel frattempo a Bam un pezzo di carota.
' Sta tranquillo , jeonggukie , non hai mai avuto problemi ad ambientarti , sono certa che anche stavolta andrà tutto bene , ti farai nuovi amici ed otterrai ottimi voti. '
Tenta di rassicurarmi la donna non accorgendosi del colpevole e complice sguardo che io ed il primogenito fulmineamente ci scambiamo.
' Si , hai ragione. '
Spudoratamente le mento ancora , sorridendole in modo apparentemente sincero.
Ripulita la mia ciotola la aiuto poi a sparecchiare , lasciando al cucciolo le ultime coccole mattutine ed afferrando degli auricolari prima di dirigermi verso la porta.
' Jeongguk ? '
Sento l'uomo , rimasto fino a quel momento in silenzio , pronunciare il mio nome arrivandomi alle spalle.
' Cosa c'è ? '
' Posso accompagnarti in auto , se vuoi. '
' Non preoccuparti , papà , preferisco andare a piedi. '
Gli sorrido mostrandogli due cavetti collegati alle casse del cellulare e saldamente stretti tra le mie dita in modo capisca saranno loro a tenermi compagnia durante il tragitto.
' Come vuoi.
Buona fortuna , allora , fighting ! '
Ricambia con la medesima espressione , poi la tenera scena viene interrotta dalla moglie la quale , tuffandosi tra le mie braccia , per miracolo riesce a non farmi cadere.
' Perdonami , tesoro , volevo augurarti anche io buona fortuna. '
Ammette in imbarazzo giocando con una ribelle ciocca dei miei capelli la quale rimette al proprio posto tra i suoi simili.
' Grazie , ne avrò bisogno. '

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