Una figura si abbassò, indossava un mantello nero e le ombre lo circondavano. La figura sembrava passare molto tempo nell'ombra, spariva al loro interno come se fosse invisibile. Per quelli intorno a lui, era solo un'ombra, un mistero. Il suo passato era stato seppellito così a fondo che nessuno aveva idea di chi fosse. Il silenzio lo seguiva, nessun suono veniva emesso da lui fino a che non apriva la bocca. Anche quell'evento era raro, normalmente usava la telepatia per comunicare.
La figura di oscurità si mise a sedere lì, abbassandosi tra i cespugli, guardando le folle di persone passare e ascoltando attentamente l'arrivo di suoni di inseguimento. Ci voleva talento, le strade di New York non erano mai silenziose.
Improvvisamente, la figura partì. Corse lungo la strada ed entrò a Central Park, sempre rimanendo nell'ombra. In ogni caso, non era necessario, perché anche quando si muoveva era a malapena visibile. I motivi della notte si incorporavano con i suoi movimenti. Chiunque guardasse avrebbe dovuto guardare attentamente e anche in quel caso sarebbe stato difficile vederlo.
Attraversò gli alberi più fitti e salì tra i rami. La luce e le ombre si piegavano al suo volere. Alla fine, raggiunse un piccolo spiazzo e finalmente uscì dall'ombra e si mosse di nuovo normalmente.
Al centro dello spiazzo c'era un gruppo di tre figure con simili abiti scuri. Una ragazza era seduta, legata con un bavaglio sulla bocca e vestita con una felpa bianca e dei jeans. La felpa era sporca e i jeans avevano dei tagli, alcuni originali e alcuni appena fatti da quello che sembrava un coltello. I suoi capelli neri erano annodati e mischiati con del sangue secco, sembrava essere stata picchiata.
"Phoenix, pensavo di essere stato chiaro sul fatto che abbiamo una politica contro i rapimenti," disse la figura che era appena arrivata a voce alta per non spaventare la ragazzina. La sua voce era roca e graffiante per il poco uso.
"Non stava cooperando, cosa ti aspettavi che facessi?" Disse uno di loro con una voce che sembrava divertita, ma non si poteva capire guardandolo in faccia perché era coperta da un cappuccio molto grande.
"Oh, non lo so, forse aspettare che arrivassi?" Disse il primo con tono neutro. "O almeno fare usare a Dove la lingua ammaliatrice per non spaventarla."
"Oops."
"Idiota," mormorò la prima figura mentre andava verso la ragazza.
Mentre si muoveva, la ragazza iniziò a indietreggiare con gli occhi spalancati.
"Va tutto bene, io mi chiamo Ariston," disse la prima figura con tono rassicurante. "Questi idioti semplicemente non sanno come seguire gli ordini. Ti porterò da un gruppo di donne che odiano gli uomini, va bene? Ti aiuteranno più di quanto possiamo fare noi." Tolse il bavaglio dalla sua bocca, lentamente, per non spaventarla più di quanto non fosse già.
"Sicuro che non vuoi che lo faccia io?" Chiese un'altra figura sconosciuta apparendo dietro ad Ariston.
"Sì, Phoenix, sono sicuro," disse Ariston, parlando ancora con voce gentile. "Mi hanno già visto. Quando mi rivedono, penseranno che lavoro da solo."
"Che mi dici di lei?" Chiese Phoenix.
"Non dirai niente, vero? Niente su di noi?" Chiese Ariston, questa volta parlando con la ragazza. "Vedi, questo gruppo è una specie di segreto e se Zeus lo scoprisse saremmo tutti morti," continuò. "Di nuovo."
"Zeus?"
Ariston si girò verso Phoenix. "Non glielo hai detto?" Chiese.
Phoenix alzò le mani in segno di resa. "Doveva farlo Shooter questa volta," protestò.
Ariston sospirò. "Avrei dovuto sapere di non fidarmi di quell'idiota per occuparsene," si girò di nuovo verso la ragazza. "Sì, Zeus, il dio greco dei cieli. Gli dèi greci sono veri, semplicemente non sono più in Grecia. Un sacco di cose sono cambiate dall'ultima volta che sono stati visti in Grecia. Vanno ancora in giro ad avere figli con i mortali però. Quello non è cambiato."
"Niente di loro è cambiato," mormorò Phoenix mentre si metteva comodo sotto un albero vicino.
"Sta zitto," disse Ariston. "Tu sei una di quei figli, di quale dio, non ne ho idea. Non molti degli dèi sono cambiati e tu non sei figlia di quelli che lo hanno fatto."
"Perché? E come sai che sono una semidea?" Chiese la ragazza, curiosa. Stava iniziando ad affezionarsi a lui, poteva essere per il tono colloquiale che stava usando o il fatto che le stese spiegando qualcosa della sua vita.
"Hai l'aura di una semidea, hai l'ADHD e sei dislessica, giuso?" Chiese, poi continuò senza aspettare una risposta, "Quelli sono i normali tratti di un semidio." Ariston inclinò la testa incappucciata. "Quanti anni hai? Quindici, quasi sedici?" Chiese. Quando lei annuì, continuò. "Dovevi essere portata in un campeggio intorno ai dodici o tredici anni ed essere reclamata dal tuo genitore una volta arrivata. Solo alcuni degli dèi lo stanno facendo con consistenza."
"Perché?" Chiese di nuovo.
"Perché il signor Salvatore dell'Olimpo qui presente ha fatto un patto con loro perché iniziassero a reclamare i propri figli," disse un'altra figura dall'altra parte dello spiazzo.
"Shooter," ringhiò in avvertimento Ariston, spaventando la ragazza.
"Salvatore dell'Olimpo?" Chiese la ragazza con gli occhi spalancati.
"Non è importante," disse seccamente Ariston. "Non sono stato io, comunque, è stato Phoenix."
"Non provare neanche a pensare di essere modesto ora, Ariston, non sono dell'umore," disse Phoenix allungando le braccia a lato e dietro la testa.
"Comunque," disse Ariston, slegando il resto delle corde, "Ho bisogno che non dici a nessuno di noi, va bene? Vorrei non morire di nuovo molto presto."
"Vi uccideranno se sentono di voi?" Chiese la ragazza. "Di nuovo?"
Ariston annuì, ma quando si rese conto che non avrebbe dovuto essere in grado di vederlo, disse, "Sì."
"Come fai a essere vivo? Di nuovo?" Pretese la ragazza.
"Ade e Chaos," fu tutto ciò che disse per rispondere alla sua domanda.
"Ti rivedrò di nuovo?"
"Io ti porterò dalle Cacciatrici di Artemide, ho la sensazione che non vorrai andare a Campo Mezzosangue," disse Ariston. "Non so se mi rivedrai dopo."
"Grazie," disse a bassa voce.
"Come ti chiami?" Chiese Ariston, la sua voce ancora era priva di emozioni.
"Perché lo vuoi sapere?" Chiese, i suoi occhi stretti per il sospetto.
Ariston alzò le spalle, tirando fuori un quadernino. "Voglio il tuo autografo, mi piace tenere un registro di tutti i semidei che ho salvato negli anni."
La ragazza guardò da Ariston a Phoenix, leggermente sorpresa dalla risposta.
Phoenix alzò le spalle. "Non chiedere a me, ho rinunciato a cercare di capire i suoi atteggiamenti molto tempo fa," le disse.
La ragazza lentamente accettò il libro e la penna che le offrì, ancora incerta. "Liliana Walker," disse mentre scriveva nel quaderno.
"Grazie," disse Ariston, riprendendo il libro.
STAI LEGGENDO
I Cacciatori di Apollo (Percy Jackson fanfiction) [traduzione di Apollo's Hunt]
FanfictionAvete mai sentito parlare dell'unico gruppo che Artemide e le sue cacciatrici approvano? Ecco, è questo. E Percy né è dritto al centro. Apollo lo ha salvato e reclutato, Percy non aveva altro posto dove andare...