Si dice che le persone guariscono se si dà loro abbastanza tempo. Il lunghi anni come dio dei cacciatori stava facendo proprio questo per Ariston, ora sorrideva e a volte addirittura rideva. Ovviamente per guarire del tutto, si deve affrontare ciò che ti ha spezzato in primo luogo.
La prima volta che aveva riso, Ariston sapeva che gli altri sarebbero stati troppo sorpresi per funzionare; quindi, finì per guidare lui il carro. Quando tornò, vide Apollo seduto nel soggiorno, aspettando il suo ritorno. Ariston era entrato nella stanza silenziosamente, assicurandosi di non fare alcun rumore, come sempre. Vide Apollo seduto sul divano, che fissava il vuoto e sorseggiava da una tazza d'oro fumante.
"Sarà meglio che non sia caffè," commentò tranquillo Ariston. "Ti farà stare sveglio così tanto che ti sveglierai tardi domani."
Apollo salto un metro in aria alle parole di Ariston. "Ma che Ade, Ariston!" Esclamò, rovesciando un po' della sua bevanda sulla maglietta. "Non farlo!"
Ariston rise e si tolse il mantello oro che indossava. Era lo stesso che aveva quando aveva portato Lilian dalle Cacciatrici di Artemide. Il mantello cambiava colore al suo comando, per esempio, quando era nella foresta a guidare la ragazza, era nero per permettergli di fondersi con le ombre. Lo portava oro perché era l'unico colore che poteva diventare, con il disappunto di Ariston. Preferiva di gran lunga il blu.
Una volta che Apollo sii fu calmato, semplicemente prese un altro sorso e disse, "No, non è caffè, è cioccolata calda, che è molto meglio di quella bevanda amara."
Ariston accettò annuendo. "Allora, cosa ci fai in piedi?" Chiese.
Improvvisamente, Apollo sembrò nervoso. "Ti aspettavo," rispose tremante. "Dobbiamo parlare."
Ariston ora si stava preoccupando, non erano molte le cose che potevano rendere Apollo così nervoso. Stava giocherellando con il lacci del suo cappuccio giallo e si mordeva il labbro. "Di cosa si tratta?" Chiese Ariston.
Apollo prese un secondo per rispondere, ma quando lo fece, la sua voce era bassa e Ariston notò un leggero tremolio. "Tartaro sta risorgendo."
Eccole.
Quelle tre parole.
Quelle tre parole erano pesanti. Portavano un peso che Ariston non sentiva dalla Seconda Guerra dei Giganti. Quasi distrussero il progresso che aveva fatto come dio dei cacciatori. Immediatamente, Ariston si irrigidì. Ci sarebbe stata un'altra guerra, ma questa volta le cose erano diverse. Questa volta Percy Jackson non sarebbe stato un componente principale; questa volta la maggior parte degli dèi e di Campo Mezzosangue non sapevano di avere ancora il loro eroe migliore.
"Non ho intenzione di andare a Campo Mezzosangue se è questo che stai chiedendo," disse fermamente. Phoenix e gli altri probabilmente avrebbero sato altre parole, ma Ariston non era più così immaturo.
"No, lo so," sospirò Apollo, sfregandosi il viso stancamente. "Ma siccome sei il dio della caccia, farai molta più caccia. Dovrai cercare campi di mostri insieme alle cacciatrici di Artemide - senza che lo sappiano, ovviamente. Lavorerete insieme come sempre. Non entrate in contatto con loro, evitatelo ad ogni costo. Non ci provate e tutto il resto."
Ariston si rilassò leggermente. "Partiremo domani," disse, attivando quella che Leo chiamava 'modalità commando'. "Divideremo i cacciatori in quattro gruppo. Uno a ogni campo e gli altri due al centro. Il mio gruppo d'élite e io andremo da soli."
Apollo annuì. "Ti lascerò a occuparti di questo, ho un altro incontro sull'Olimpo," disse mentre si alzava, stiracchiandosi. "Zeus ci fa finalmente partecipare all'organizzazione della guerra con i campi."
Ariston si raddrizzò per l'interesse. "Davvero? Dimmi come va," disse, sorpreso. "Conoscendolo, cercherà di prendere lui ogni decisione. Era ha già provato a fare qualcosa?"
"No, ma non scommetterei contro questa eventualità," disse Apollo con un sorriso ironico.
"Ci sto."
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Il giorno successivo, Ariston raccolse i suoi cacciatori nel cortile del palazzo di Apollo. Chiese a Phoenix di dividerli in quattro gruppi, considerando chi sapeva avrebbe lavorato meglio insieme.
I cacciatori erano un gruppo molto informale. Nessuno stava sull'attenti, fatta eccezione forse per Eric e Max, che avevano passato l'ultima metà delle loro vite nell'esercito prima di morire. Sì, la maggior parte dei cacciatori erano morti. La maggior parte dei ragazzi più giovani, quelli intorno ai dodici e i sedici anni, si erano uniti negli ultimi anni mentre Ariston era al comando. Ariston li aveva trovati mentre svolgeva una missione in solitaria durante il suo primo anno da dio.
"Va bene ragazzi, ascoltate!" Disse Ariston, battendo le mani. "Le squadre Alpha e Beta resteranno intorno ai due campi di semidei. Decidete tra di voi come volete fare. Delta e Theta si divideranno al centro dello stato come volete. Parlate tra di voi e ditemi come avete deciso di dividervi quando avete finito." Aristo poi si girò verso la sua squadra d'élite alle sue spalle. "Il nostro lavoro è arrivare da tutte le altre parti," gli disse. "Per quanto gli altri lo vogliano chiedere, non possono essere ovunque."
Ci furono delle risate.
Prima che Ariston potesse dire altro, sentì chiamare il suo nome. Guardandosi intorno, vide Apollo su un balcone al secondo piano. Stava facendo dei segni ad Apollo per dirgli di salire velocemente.
Curioso, Ariston aprì le ali e volò verso di lui. "Che succede?" Chiese. Nella sua mente notò che Apollo si sfregava le mani nervosamente. Per una volta, sembrava serio, come la notte prima. Ariston, però, ignorò il fatto, perché era impegnato a pensare al percorso per il giorno dopo. "Pensavo che avessi una riunione?" Chiese.
"Ero lì," lo rassicurò Apollo, "Solo che gli dèi stanno diventando ansiosi, Ariston, e gli ho detto di un'arma segreta... qualcuno che ci potrebbe aiutare a vincere questa guerra. Sono preoccupati che i semidei nei campi non hanno abbastanza addestramento."
"Adesso si preoccupano dell'addestramento dei loro figli?" Ariston rise prima che il significato delle parole di Apollo attaccasse. Si bloccò. "Cosa gli hai detto esattamente?" Chiese, la sua voce mentale divenne pericolosamente profonda.
Ora Ariston capì il comportamento di Apollo. Stava sudando a secchiate ora e si rifiutava di incrociare gli occhi di Ariston; guardava ovunque tranne che lui. "Um, volevano... um..." Apollo fece un respiro profondo, poi un altro. "Devi tornare con me alla riunione." Chiuse gli occhi, aspettando con il fiato sospeso. Ci fu il silenzio per un po', mentre Ariston chiudeva gli occhi per calmarsi.
Nel cortile, l'istinto di Luke si accese e si fermò. Non un secondo più tardi, Apollo atterrò di faccia dove si trovava.
"L'ha presa meglio di quanto pensassi," disse Apollo mentre si alzava tremante. Un fischio dal cielo attirò l'attenzione di Luke. Alzò lo sguardo e si tolse velocemente di mezzo. Un pianoforte a coda cadde direttamente sopra al dio del sole. Tre secondi più tardi, il posto in cui Ariston e Apollo stavano parlando esplose. "Oppure no," mormorò Apollo da sotto al pianoforte.
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I Cacciatori di Apollo (Percy Jackson fanfiction) [traduzione di Apollo's Hunt]
Hayran KurguAvete mai sentito parlare dell'unico gruppo che Artemide e le sue cacciatrici approvano? Ecco, è questo. E Percy né è dritto al centro. Apollo lo ha salvato e reclutato, Percy non aveva altro posto dove andare...